Non profit

L’Anci chiede verifica

Secondo il responsabile finanza locale, molte le questioni aperte

di Maurizio Regosa

«La discussione del decreto legislativo sul federalismo municipale entra nel vivo con l’esame in Conferenza unificata e in Parlamento, che lo valuterà insieme con quello relativo ai fabbisogni standard. Ribadito il giudizio positivo sul processo avviato e sull’indirizzo generale, è utile fare il punto sulle rilevanti questioni aperte, perché ancora indefinite o perchè insoddisfacenti o addirittura fonte di conflitto». Lo dichiara in una nota Salvatore Cherchi, sindaco di Carbonia, presidente Anci Sardegna e responsabile finanza locale Anci.«Cominciamo dall’entità delle risorse: è il punto più critico» – sostiene Cherci – «La relazione tecnica del decreto conferma il taglio di 2,5 miliardi di euro dei trasferimenti fiscalizzati (quelli permanenti), che, nel 2012, da 14467 milioni di euro si riducono a 11967 milioni di euro: un taglio di oltre un sesto. Dal 2012 l’impatto del taglio sul bilancio aggregato dei Comuni, dovrebbe essere attenuato dalla crescita del gettito della fiscalità immobiliare devoluta. Potrebbe trattarsi di una crescita significativa, poichè si parte da anni tutt’altro che brillanti del mercato immobiliare. Nel testo del decreto deve, però, essere reso esplicito che l’incremento del gettito è dei Comuni». «Per contro, nel decreto è esplicito che grava sui Comuni, l’alea della emersione di base imponibile in quantità adeguata a mitigare la perdita del gettito derivante dall’applicazione della cedolare secca sugli affitti. È un rischio rilevante, alla luce della relazione tecnica che quantifica, al 2013, un incremento della base imponibile del 35%. A processo completato, è verosimile che l’applicazione dei fabbisogni standard determini un nuovo livello di spesa locale. Nel caso in cui si verifichi un risparmio è ragionevole, ma non scontato, che debba restare nella disponibilità dei Comuni, innanzitutto per finanziare il divario infrastrutturale».

«Un secondo, serio, interrogativo riguarda gli effetti della riforma sui singoli Comuni, soprattutto nella fase transitoria» – continua Cherci – «È intuitivamente evidente che il gettito della fiscalità immobiliare devoluto ai Comuni nella fase transitoria e, a regime, quello dell’imposta municipale propria, sono legati alla dinamica economico-sociale territoriale. Ma al riguardo, non disponiamo di informazioni sufficienti per apprezzare la distribuzione degli effetti sul territorio». «A regime, la contestuale determinazione del fabbisogno standard per le funzioni fondamentali (premessa indispensabile per uscire dalla spesa storica) e la perequazione delle entrate, prefigurano un assetto equilibrato per tutti, che costituisce l’obiettivo di un graduale processo attuativo» – aggiunge – «Il transitorio è una fase molto delicata: occorre prudenza per prevenire il rischio che la coperta, già notevolmente rimpicciolita dai tagli, lasci scoperti molti Comuni. Ecco perché è necessario che, nella fase transitoria, operi una clausola di salvaguardia che assicuri a tutti risorse, per devoluzione di gettito, non inferiori a quelle dei soppressi trasferimenti». «Un terzo gruppo di questioni, attiene a punti essenziali tuttora imprecisati. Il decreto rinvia al 30 novembre la determinazione dell’aliquota di equilibrio dell’imposta municipale propria. Il Governo deve indicare subito quanto vale l’aliquota, per trasparenza dei conti e anche di responsabilità. Prima del varo conclusivo del decreto, è, inoltre, opportuno stabilire come si applichi la riforma ai piccoli Comuni. Assunto che la forfetizzazione inserita tra i criteri del testo attuale significherà verosimilmente devoluzione del gettito pari ai trasferimenti soppressi, in una situazione di regime e con la formazione delle Unioni, dovrebbero applicarsi le regole generali che valgono per gli altri Comuni, sia pure opportunamente calibrate». 

«L’accelerazione della formazione delle Unioni dovrebbe essere incentivata da meccanismi di premialità / penalità» – continua Cherci – «Accenno ad un ulteriore punto, tralasciandone altri, comunque sensibili: l’ultima parola sulle deliberazione dei fabbisogni standard non può essere lasciata alle pur autorevoli Commissioni. Le simulazioni dell’Ifel dicono che non esiste un solo approccio possibile per analizzare e valutare la spesa per i servizi. Il decreto, voluto dall’Anci, impone una approfondita analisi di tutti i dati utili a individuare i fabbisogni standard per i comuni, i cui elementi fondamentali devono essere messi a disposizione del parlamento affinché possa esercitare la propria funzione di ultimo decisore politico ed istituzionale». «È possibile in Conferenza unificata e in Parlamento risolvere alcuni dei problemi accennati – sostiene – Quello delle risorse a disposizione, oggi e in prospettiva, è il problema centrale. Il Governo si è impegnato con Anci, a verificare in autunno l’andamento dei conti pubblici per riconsiderare l’entità della manovra. Si è anche impegnato a rivedere la regola del Patto di stabilità interno, che lo stesso ministro Tremonti ha definito “una regola stupida”». «L’Anci ha proposto che per tutti valga la regola del saldo finanziario in pareggio» – conclude – «che si salvaguardino gli investimenti e che si svincoli una quota dei residui passivi, in modo da attenuare gli effetti di una manovra insostenibile. Siamo ora ad un punto di verifica che non può non influenzare il giudizio di insieme sulle riforma avviata»


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