Una variopinta striscia di spazzatura si staglia minacciosa all’orizzonte di una assolata giornata estiva mentre i primi bagnanti, i più fortunati, già sguazzano a pochi metri dalla riva. È incredibile la velocità con la quale la marea di rifiuti, in poche ore, raggiunge la costa, costringendo i vacanzieri a mugugnare sull’ennesima stagione rovinata dall’arrivo puntuale di buste, assorbenti, resti di frutta e tutto il variegato campionario della società dei consumi. «È la discarica di Messina, o forse i campeggi della costa». «Ma no, che dite, sono i fiumi che, insieme alle acque di fogna, scaricano tutta questa porcheria, anche se non si può escludere che vengano direttamente dalle Eolie, insieme alla pietra pomice». Si sprecano dunque le ipotesi di una geografia dell’inciviltà che abbraccia praticamente il Tirreno Meridionale ed esclude, per una questione di lontananza e di correnti, Ustica e Palma di Maiorca. Correva l’anno del pattume marino 1982 e la trentina di buste raccolte nel tratto iniziale della famosa “Costa degli Dei” indicavano una strana provenienza da supermercati siculo-campani.
Rileggendo le cronache balneari di questi giorni, rivivo un déjà vu, come ogni anno, da almeno trent’anni a questa parte, che è quello dello scarico di fogna abusivo, della pompa che si è guastata, del Mesima che è inquinato, dei paesi che non hanno depuratori o, se ce li hanno, non funzionano e, ciliegina sulla torta, dell’arrivo della spazzatura, con le immancabili discettazioni ecofilosofiche sulla differenza tra mare semplicemente sporco o luridamente inquinato.
Noto però che le proteste dei turisti, di anno in anno, sono sempre di meno, ma non perché la situazione sia migliorata, ma perché ci sono meno turisti. In una visione ottimistica della realtà, possiamo sperare che il calo di presenze, alla fine, imponga un blocco della cementificazione selvaggia. E chissà che i depuratori, vista la progressiva diminuzione del carico organico da smaltire, non riescano un giorno a restituire acqua limpida. Non è da escludere a quel punto che i turisti tornino di nuovo alla scoperta di quel che è rimasto della costa vibonese. Quanto agli Dei, già da tempo li segnalano in Sardegna.
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