Politica

Federalismo Vedo, pago, voto

La grande riforma spiegata da Luca Antonini, uno dei suoi artefici

di Maurizio Regosa

Il nuovo sistema renderà trasparenti la spesa e l’eventuale spreco. Per un Comune non sarà più possibile erogare servizi a costi gonfiati senza aumentare le tasse. E quindi venir punito dal cittadino/elettore «Non ci sarà più l’alibi generico dei costi della sanità. A quegli amministratori che faranno spendere più del dovuto si potrà dire: “è il tuo spreco”». Luca Antonini, presidente della Commissione tecnica paritetica e consigliere dell’Agenzia per le onlus, spiega anche così le ricadute che la riforma del federalismo fiscale avrà sul welfare. «Ragionare per costi standard mette in evidenza che non si può continuare a tenere l’ospedale al centro del sistema sanitario. Non è più possibile mantenere 20 posti letto a caro prezzo, registrare magari una mortalità altissima, dare complessivamente meno risposte e in più pagare le migrazioni sanitarie».

Vita: Partiamo dunque dai costi standard…
Luca Antonini: È fondamentale definire i fabbisogni e i costi standard in particolare per quelle funzioni che interessano il welfare locale. Un meccanismo che permetterà di distinguere i servizi efficienti e gli sprechi. Con la riforma sarà garantito un finanziamento pari al fabbisogno standard, e cioè a un livello in cui un servizio si può ritenere erogato in condizione di efficienza. E i dati saranno pubblicati sul sito del Comune: in questo modo, dal 2013, il cittadino saprà a quali condizioni viene erogato un servizio.
Vita: E se dovesse costare troppo?
Antonini: Se pretendi di mantenere un servizio in condizioni di spreco, dovrai aumentare la pressione fiscale locale. Oggi l’amministrato non è in condizione di rendersene conto: io ad esempio non so quanto costano gli asili nido nel mio Comune. Pago le tasse ma non ho l’evidenza del costo specifico. Non so se, rispetto ad altre, la mia amministrazione sta sprecando risorse.
Vita: Ha piuttosto la percezione della mancata risposta alle esigenze…
Antonini: Oppure quella di una imposizione in gran parte statale di cui non so molto. Federalismo fiscale vuol dire invece introdurre una tracciabilità dei tributi: il cittadino vede la spesa e l’imposizione. Il meccanismo sarà: vedo, pago, voto.
Vita: Con quali conseguenze?
Antonini: Ad esempio che un’amministrazione sarà più spinta a valorizzare quelle realtà che garantiscono in modo efficiente il welfare. Ad esempio le cooperative sociali, il non profit. Un Comune oggi potrebbe dire: gestisco io la borsa di un servizio erogato anche in modo efficiente da una realtà non profit accreditata, perché in questo modo soddisfo le mie clientele politiche… tanto il costo non si vede. Domani non sarà più così.
Vita: Ci sarà anche un salto di qualità nel modo di affrontare il welfare?
Antonini: Sicuramente. È prevista la possibilità di detrarre direttamente dall’Irpef regionale il buono per la scuola o per altri servizi. Un cittadino non dovrà più pagare, compilare un modulo, aspettare i controlli ed essere rimborsato, dopo esser stato trasformato in assistito. Le Regioni potranno rendere detraibile il voucher. È una forte attuazione della sussidiarietà e consentirà più libertà di scelta. Lo stesso avverrà per le detrazioni per i figli a carico. Oggi le Regioni non possono introdurre detrazioni. Con la riforma sì.
Vita: A proposito di imposte, oggi in alcune regioni le cooperative sociali pagano l’Irap, in altre no. Sarà uniformato il trattamento?
Antonini: Il potere di modulare l’Irap è lasciato alla singola Regione. Non può decidere lo Stato. Dunque ciascuna Regione sceglierà. Non escludo che, se sarà possibile, alcune possano decidere di azzerare questa imposta per determinati soggetti.
Vita: Si prevede di promuovere i fondi sanitari integrativi?
Antonini: Attualmente la possibilità di detrazioni Irpef è limitata ai casi che ho detto: voucher, famiglia e altre forme di cure sociali. Dunque i fondi integrativi non rientrano. Bisogna comunque stare attenti a non allargare troppo il campo delle agevolazioni.
Vita: Però i fondi integrativi possono ulteriormente contribuire a ridurre la spesa sanitaria.
Antonini: Il federalismo rende trasparenti la spesa e l’eventuale spreco. Questo può attivare un sistema virtuoso e avere ripercussioni importanti sui modelli sanitari. Che è poi il nostro problema attuale: abbiamo modelli che non funzionano, non garantiscono qualità e costano moltissimo.
Vita: È la territorializzazione del socio-sanitario di cui parla il ministro Sacconi?
Antonini: Assolutamente sì. È uno degli obiettivi fondamentali. Alcuni governatori meridionali stanno già muovendosi. Caldoro intende chiudere gli ospedali con pochi posti letto. E avrà i cittadini dalla sua parte perché saranno consapevoli dei costi. Oggi se dici «chiudo un ospedale», vanno in piazza.
Vita: E i fondi nazionali, ad esempio delle politiche sociali, che fine faranno?
Antonini: Non ci saranno più trasferimenti statali. Tendenzialmente i fondi statali su materie di competenza regionale vanno a scomparire, tranne il caso di interventi speciali.
Vita: E i livelli essenziali dell’assistenza?
Antonini: Alcune forme di coordinamento rimarranno. I Lea saranno stabiliti dallo Stato per assicurare un analogo livello per tutti. Spetterà poi alle Regioni garantire tali livelli.
Vita: Diceva del ruolo del non profit…
Antonini: È chiamato a concorrere ancora di più al bene comune. E quindi probabilmente ci sarà una evoluzione verso l’impresa sociale. La sfida maggiore è in termini di professionalità, efficacia e qualità delle prestazioni erogate. Il non profit non deve avere paura di sottoporsi a un controllo di qualità. A quel punto sarà parificato come dignità e a tutti i livelli a un servizio pubblico: questo implica un passaggio a una risposta secondo criteri sempre più professionali.
Vita: Deve professionalizzarsi o anche cambiare mentalità?
Antonini: Nel non profit ci sono punte di eccellenza. È chiaro che favorire la detraibilità, sostenere i voucher vuol dire incrementare la libertà di scelta. Una cooperativa deve essere in grado di essere selezionata dal cittadino convinto che il servizio che offre sia migliore. In questo senso il non profit deve accettare la sfida dei quasi mercati. Ma ha energie straordinarie e sicuramente saprà affrontarla.


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