Non profit
I nostri campioni stanno in periferia
I cinque anni della Fondazione Laureus Italia
di Redazione

Mille ragazzi coinvolti, 1,7 milioni di investimento
in progetti, una cinquantina di sportivi vip coinvolti.
Il segreto? «Far sognare i ragazzi» Quanto valgono cinquanta sportivi vip al mercato dei testimonial? Solo in Italia, 1,7 milioni di euro. Tanto quanto la Fondazione Laureus Italia ha raccolto e investito in progetti sociali in Italia e nello specifico nelle periferie di Milano e Napoli. L’occasione per fare i conti è stato il quinto compleanno della fondazione guidata da un manager di rilievo internazionale quale è Ruggero Magnoni. L’anniversario, fra l’altro, cade proprio in contemporanea con quello della casa madre sudafricana, che in dieci anni di vita ha raggiunto oltre un milione di ragazzi.
Vita: Quanti sono i ragazzi che invece avete coinvolto in Italia con le vostre iniziative?
Ruggero Magnoni: Circa mille. E ognuno di loro ha avuto la possibilità non solo di venire a contatto con un grande campione, di conoscerlo da vicino, di parlarci, di farsi raccontare dal vivo la sua esperienza, ma è stato inserito anche in una rete di relazione con i nostri educatori e i nostri psicologi. È questo il segreto di Laureus. Ed è questo il tasto su cui batteremo anche in futuro.
Vita: In che senso?
Magnoni: Abbiamo di fronte due ipotesi di sviluppo. Una de minimis e l’altra de maximis. La prima prevede una crescita passo dopo passo fino a raggiungere 10 location in Italia e un panel di 5mila ragazzi. Ma io punto a numeri più corposi. Nei prossimi dieci anni mi aspetto di raggiungere almeno 10mila ragazzi. Ma per tagliare il traguardo occorre che gli enti pubblici si facciano due conti in tasca.
Vita: Ovvero?
Magnoni: La questione è chiara, e presto grazie ad uno studio che divulgherà la Bocconi lo sarà ancora di più. I costi da sostenere per recuperare alla vita sociale dei ragazzi cosidetti problematici sono immensamente più elevati di quelli che si impegnerebbero sostenendo progetti come il nostro che assicura “protezione” a migliaia di giovani delle periferie.
Vita: Perché puntare sui grandi nomi dello sport?
Magnoni: Perché sono fra i pochi in grado di far sognare i ragazzi. Specie quando – è questo è un vincolo che sottoscrivono al momento di diventare nostri ambasciatori – si impegnano in carne ed ossa a presenziare alle nostre iniziative.
Vita: Quali sono i campioni che più l’hanno colpita per il loro impegno?
Magnoni: Emerson Fittipaldi, Mark Spitz, Miguel Indurain. Ma anche gli italiani Giacomo Agostini e Alberto Tomba meritano sicuramente un plauso per il loro entusiasmo. Ma se devo fare un nome solo, dico Marvin Hagler, uno che quando è venuto con noi al Beccarla, il carcere minorile di Milano, ci ha fatto commuovere.
Vita: Un nome invece che le piacerebbe annoverare nella sua scuderia?
Magnoni: Paolo Maldini è certamente uno che fa per noi.
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