Economia

La strada del buon sviluppo passa da Bertinoro

di Redazione

Le Giornate dell’economia civile sono giunte alla decima edizione. Franco Marzocchi anticipa i contenuti di quest’anno. E spiega quanto contino i legami con il territorioCi vuole coraggio oggi in Italia per parlare di benessere, fiducia, fraternità. Sono le parole chiave del programma delle Giornate di Bertinoro in programma l’8 e 9 ottobre prossimi. In un’edizione, la decima, di bilancio e di rilancio, la “Cernobbio del sociale” guarda avanti. Consapevole che l’economia civile rappresenta il volano di un modello di sviluppo che può far uscire il Paese dalla sua crisi. Di valori, più che di risorse finanziarie. Vita ne ha parlato con Franco Marzocchi, presidente di Aiccon, soggetto promotore dell’evento.
Vita: Una decima edizione con parole chiave a dir poco “controcorrente”. Cosa vi ha mossi in questa scelta di temi?
Franco Marzocchi: Non è stata casuale, naturalmente. Volevamo che questa edizione delle Giornate di Bertinoro potesse dare un contributo e uno stimolo nella ricerca di una strada che consenta di guardare allo sviluppo non soltanto in termini di crescita economica, ma anche di qualità della vita delle persone. È una domanda ricorrente in tutto il mondo occidentale e credo che il non profit abbia la responsabilità di dare risposte.
Vita: Quanto la crisi si è “infiltrata” nel settore?
Marzocchi: Il non profit ha risentito e sicuramente risentirà ancora di questa fase. In particolar modo, quella parte delle realtà sociali maggiormente legate alla finanza pubblica. E in questo senso è possibile leggere le due facce della crisi: quella economica, conseguenza di un modello statalista nella gestione del welfare, e quella culturale, in cui il non profit dovrebbe chiedersi se davvero si è scelto la sua strada o se è andato al seguito delle occasioni e delle opportunità.
Vita: Qui ritorna la riflessione sul “modello” ideale per il welfare italiano…
Marzocchi: Certamente. La responsabilità di uno Stato è quella di garantire ai cittadini diritti e servizi soltanto attraverso l’erogazione diretta, oppure sostenendo la domanda dei cittadini stessi, la loro capacità di scelta? È uno snodo fondamentale, in cui è necessario decidere se mantenere politiche fiscali in cui semplicemente si incassa e si redistribuisce, oppure, come è avvenuto nel caso del 5 per mille, si offre ai cittadini di scegliere cosa sviluppare e sostenere. Non è un caso, direi, che questa misura sia ancora tanto contrastata: significa che l’impostazione statalista è difficile da cambiare.
Vita: L’Emilia Romagna, che le Giornate, è una regione-modello sotto molti punti di vista nell’ambito delle scelte di welfare. Cosa insegna al non profit italiano?
Marzocchi: L’Emilia Romagna è una regione in cui la presenza della società civile è così caratterizzante che si esprime in tutti i settori. Le reti di protezione sociale sono oggi parte integrante del modello di sviluppo di questo territorio. Urbanisticamente diffuso, economicamente caratterizzato da piccole e medie imprese, con una fitta trama di relazioni sociali e di partecipazione attiva: tutto questo ha sviluppato e sviluppa benessere.
Vita: Relazioni sociali, fraternità. Valori di cui è depositario prima di tutto il volontariato. Ritiene che riesca ancora a “tenere”?
Marzocchi: È il presidio, il cuore pulsante della cultura della gratuità, indispensabile per la sopravvivenza di una società. Ritengo che in Italia siano state fatte scelte sbagliate, a cominciare dalla norma che dieci anni fa ha atrofizzato il Servizio civile. Assurdo pensare che, con la sospensione della leva militare, i giovani non dovessero più vivere esperienze di gratuità verso il loro Paese. La gratuità del volontariato deve ritornare ad essere un modello di riferimento: un rapporto disinteressato, una relazione tra individui che genera, di per se stessa, nuovo valore.
Benedetta Verrini


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