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Boeri: «Una città senza non è sicura»

Stefano Boeri incontra Chiamparino: «Lo scandalo è una comunità priva di un luogo di culto»

di Antonio Sgobba

«E’ uno scandalo che la comunità islamica milanese non abbia un luogo dignitoso, visibile, aperto, pubblico in cui pregare». Stefano Boeri insiste, e torna a parlare della costruzione di una moschea a Milano. Dopo le polemiche tra il cardinale Tettamanzi e la Lega Nord. Lo fa in un incontro con Sergio Chiamparino, in una delle sue prime uscite per la campagna delle primarie, nello storico circolo milanese Arci Bellezza. L’aspirante sindaco a confronto con il presidente dell’Anci, ormai alla conclusione del secondo mandato come primo cittadino del capoluogo piemontese.

Boeri aveva fatto le sue prime dichiarazioni da candidato proprio a proposito della moschea. Perché scegliere quel tema? «Mi ha mosso l’impeto, la convinzione che Milano non può disprezzare la dimensione del sacro, non può negare il rapporto tra l’intimità e il cosmo», risponde l’architetto. In città sono residenti oltre 50mila musulmani. Per Boeri l’assenza di un luogo di culto è anche un danno per «l’immagine a livello internazionale. Che cosa penseranno gli uomini d’affari islamici che verrano qui per l’Expo, ad esempio, quando saranno costretti a pregare nei garage?».

Ma sotto il Duomo le decisioni dell’amministrazione sono dettate soprattutto dall’attenzione alla sicurezza, gli si fa notare. «E’ una presa in giro – risponde – Se sono costretti a pregare nei sottoscala, in luoghi nascosti allo sguardo della società, allora possono generare insicurezza». Il candidato parla di esempi precisi per una moschea milanese: «Dovrebbe essere come quella di Parigi o di Londra, luoghi in cui il sacro si declina nelle pratiche culturali. Se i milanesi avranno a disposizione un luogo in cui ci si può scambiare idee sulla tradizione islamica, questo arrichirà tutta la città».

A confortare la visione dell’archistar ci pensa il sindaco di Torino. «Ora noi abbiamo sei o sette centri islamici autorizzati, erano un problema per la sicurezza prima, quando erano clandestini, nascosti nei condomini», dice Chiamparino. E cita un recente caso virtuoso: «Abbiamo fatto un accordo con il governo del Marocco, loro finanzieranno la costruzione di una nuova moschea, in più hanno avuto la sensibilità di non costruire un minareto». Per Stefano Boeri «il problema della nostra giunta è che ha perso il polso dei quartieri. Dicono che la comunità islamica non è rilevante, ma perché non vanno al Palasharp, in viale Jenner,in via Quaranta? Lì vedrebbero persone che pregano senza avere lo spazio, in edifici non a norma di sicurezza. Per fortuna ci sono gli interventi autorevoli come quelli del cardinale Tettamanzi, che ci aiutano a prendere coscienza». Su questo punto l’intesa tra i due è totale: «Bisogna capire la pancia dei cittadini, ma non dobbiamo dare risposte che alimentino la pancia», conclude Chiamparino.

Ma che idea di città ha in mente Stefano Boeri per Milano? «Torino è un modello», risponde, e non per piaggeria verso l’ospite. «E’ un esempio di come si può utilizzare un grande evento come le olimpiadi invernali – continua Boeri – Non è stato solo un successo organizzativo, ma un passo importante per tutta la città, si vede che è stata lasciata un eredità». Chiamparino incassa i complimenti e conferma: «E’ stato un evento che ha mutato la percezione che i torinesi hanno della propria città». Il sindaco elenca i cambiamenti che sembravano impossibili: «la pedonalizzazione del centro storico, con la trasformazione delle sue piazze e la riqualificazione delle vie, l’arrivo della nuova metropolitana». Boeri vorrebbe fosse così ì anche per l’Expo del 2015 che ha contribuito a progettare. Nel discorso di Boeri ha un ruolo centrale il «rapporto con le periferie e il territorio agricolo, più o meno abbandonato, che le circonda». Per questo «ruralità e ambito urbano» devono avvicinarsi, bisogna «dare valore a questa terra che circonda Milano».


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