Formazione

La scuola non ricomincia per i bambini ‘vidomegons’

Sono figli di famiglie povere, vengono comprati dai ricchi che li fanno lavorare duro anziché mandarli a lezione. Almeno 150mila casi ogni anno

di Redazione

Nell’antica tradizione dell’anazione africana del Benin i ‘vidomegons’ erano i ragazzi mandati a studiare in città presso i parenti più benestanti, che provvedevano al loro sostentamento e li mantenevano agli studi. Oggi l’antica pratica si è però trasformata in un mercato: i bambini vengono rapiti o comprati da intermediari senza scrupoli per 10-15 euro, spesso raggirando i genitori con false promesse.

Sono 150mila ogni anno i minori che finiscono a lavorare nelle abitazioni dei ricchi, nei mercati, nelle cave di pietra o nelle piantagioni di Nigeria, Togo e Costa d’Avorio venendo strappati alla scuola e alle famiglie, spesso maltrattati e abusati. I piccoli non sono registrati all’anagrafe e una volta venduti è impossibile ritrovarli. Spesso inoltre le bambine subiscono matrimoni forzati combinati dalle famiglie a loro insaputa, costrette a essere spose bambine e a lavorare a casa di chi le ha acquistate.

Per loro l’ong Cisv di Torino ha creato in Benin un Centro d’accoglienza e aiuto psicologico che fornisce cibo, vestiario, assistenza medica e istruzione. Nel 2009 si sono accolti 75 bambini, di cui un terzo sono bambine vittima di matrimoni forzati  (leggi qui). Cisv svolge inoltre un lavoro di sostegno a favore dei gruppi di donne, mamme e mogli, e fa prevenzione e informazione sui diritti dei minori, fornendo appoggio legale alle vittime e alle loro famiglie, in collaborazione con le autorità locali e con la società civile. Di recente ha anche realizzato un manuale per far conoscere ai bambini i loro diritti, in lingua locale e francese.

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