Non profit
Scuola, una ripartenza precaria
Le novità della Gelmini, le proteste degli insegnanti
Fra novità, tagli e ritardi, il pachiderma della scuola italiana si rimette in cammino e i giornali di oggi dedicano ampio spazio al tema, puntando sia sulle novità dei programmi che sulle proteste dei precari. Mentre sullo sfondo resta l’inquietudine per i simboli celtici in una scuola di Adro, voluti dal sindaco leghista.
- In rassegna stampa anche:
- EDITORIA
- DONAZIONI
- BANCHE
- GREEN ECONOMY
- ALIMENTAZIONE
- PAKISTAN
Scuola, parte un anno con molte novità (e polemiche) è il titolo che il CORRIERE DELLA SERA dedica in prima pagina all’avvio dell’anno scolastico, con tanto di tabellina con i numeri (studenti e docenti). Il pezzo di Lorenzo Salvia a pagina 2 riassume i temi in campo: «Le nuove superiori, con il liceo scientifico senza il latino e il classico con meno geografia e più matematica. Il tetto del 30% per gli stranieri che alla fine ha partorito un topolino, fatto di pochi spostamenti e un migliaio di classi in deroga. E poi la riduzione dell’orario scolastico, il badge per gli studenti, la bocciatura automatica con più di 50 assenze. In questo primo giorno di scuola ci sono tante novità, ma anche tanti vecchi problemi: non solo i precari che aspettano in lista da anni ma anche le classi sovraffollate, i presidi che mancano, gli edifici fuori norma». Due i commenti legati al tema che partono dalla prima. Cesare Segre scrive una lettera “Cari studenti e professori, più dialogo e coraggio”: « A voi, cari colleghi, devo esprimere tutta l’ammirazione con cui seguo la vostra opera, che è fondamentalmente trasmissione del sapere e della conoscenza, ma anche magistero civile e morale, che oggi, spesso, si fa comunicazione interculturale, intervento psicologico, realizzazione di una difficile disciplina. Per di più con mezzi vetusti e insufficienti, e con compensi di cui c’è davvero da vergognarsi. E taccio sui problemi di maggior risonanza sociale, come quelli dei precari. È ovvio l’auspicio che nei governi nasca finalmente la consapevolezza del fatto che i docenti hanno in mano la capacità di lavoro delle prossime generazioni, insomma il futuro del Paese. Mortificati e delusi, è quasi naturale che alcuni di voi si abbandonino alla routine. Vi prego di non farlo. L’importanza della vostra funzione vi dà un prestigio che non è appannato dallo spregio degli ignoranti (i quali magari guadagnano cento o mille volte più di voi). Ogni giorno potete pensare con soddisfazione all’efficacia di una lezione, ai barlumi d’interessamento strappati anche agli studenti più ottusi, ai problemi di convivenza risolti. Tenete duro!”. Gian Antonio Stella si occupa di Adro, dove il sindaco ha voluto e inaugurato una scuola con il simbolo celtico stampato sui banchi, sulle vetrate, sui cestini della carta e persino sullo zerbino: “L’uso politico dei bambini e la nuova dottrina di Adro”: «Dice la Padania: coinvolgere nella politica «innocenti e disinformati bambini» è «meschino e spregevole». Dice Berlusconi: «È inaccettabile strumentalizzare i bambini». Dice la Gelmini: «È vergognoso che si strumentalizzino i bambini». Ma se la pensano così (a ragione) per i piccoli portati nelle piazze «rosse», come possono tacere su quella scuola di Adro marchiata di simboli leghisti? (…) Per carità, ogni paragone tra la scuola di Adro e quelle in cui gli scolari intonavano «Heil Hitler! Sia lodato Gesù Cristo in eterno, amen», sarebbe una forzatura esagerata. La tragedia, è noto, si ripete spesso in farsa. Ma certo l’iniziativa di Oscar Lancini, il sindaco bossiano che ha tappezzato col marchio leghista del sole delle Alpi tutta la nuova scuola elementare, dai tavoli ai banchi, dai cestini dell’immondizia alle finestre, è una cosa sgradevolmente nuova perfino nel tormentone dell’uso e dell’ abuso dei bambini nelle faccende della politica nostrana. Non c’è mai stato molto rispetto per i minori, dalle nostre parti».
LA REPUBBLICA sceglie la politica e dedica alla scuola il taglio centrale: “Proteste dei precari, a rischio l’apertura dell’anno scolastico”. Le pagine 2 e 3 riferiscono della manifestazione di Messina e Reggio Calabria: contro il ponte, per investimenti reali… Molta rabbia, tanta tensione fischietti e bandiere ma nessun incidente. La rete degli studenti si è mobilitata in 100 città: casco giallo per ripararsi dalle «macerie causate da Gelmini e Tremonti». Qualche problema per chi doveva traghettare (per 25 manifestanti è scattata la denuncia per reati contro l’ordine pubblico). Nel frattempo alcuni docenti hanno avviato uno sciopero della fame. Dal canto suo, la ministra difende la riforma definendola «storica»: «viene completamente ridisegnata la struttura della superiore, all’insegna della chiarezza e della modernità», sottolinea mentre annuncia indagini per capire come mai a Roma ci sia una classe delle elementari composta da soli alunni stranieri (sono 19). Cresce intanto la polemica relativa all’istituto di Adro, cui si dedica Michele Serra in un commento intitolato “L’intolleranza leghista”: nella scuola del bresciano dedicata a Gianfranco Miglio, teorico della Lega, l’unico simbolo accanto al crocifisso è quello del partito del Senatur. «L’episodio, quasi incredibile nei suoi termini di cronaca, e decisamente spaventoso in termini di democrazia, è inedito nella storia della Repubblica. Scuole di stato con lo scudo crociato, o la falce e martello, o altri simboli di partito, ovviamente non se ne erano mai viste».
IL GIORNALE si occupa di scuola a pagina 15 con la cronaca della protesta dei precari a Messina. «I prof disoccupati fermano treni e traghetti» è il titolo, sotto l’occhiello «Giornata nera nello stretto», nel catenaccio: «Migliaia di manifestanti hanno assediato i moli di Messina e Villa San Giovanni e la stazione del capoluogo siciliano. Momenti di tensione e 25 denunciati. Il governo: “saranno riassorbiti, ma gradualmente”». In un box sotto il titolo «Caos» si sottolineano i disagi creati dalla manifestazione «fino a pomeriggio inoltrato». «Eppure i precari sono di gran moda in tv: non c’è show che non ne esibisca uno», scrive il quotidiano. Così nel taglio basso della pagina si affronta la «tendenza» de «I precari come i panda: specie protetta (in tv)». Di spalla ci si occupa del «caso di Brescia», o meglio di Adro. Il titolo è «Il ministro Gelmini boccia i simboli leghisti nella scuola».
Doppia pagina e lancio in prima, taglio basso, per il primo giorno di scuola in Italia anche su Il SOLE 24 ORE, che, tuttavia, sceglie un taglio particolare che ruota interamente intorno alle recenti disposizioni del Garante della privacy in merito alla diffusione di immagini e video fatti a scuola e diffusi online. Francesco Pizzetti, intervistato per altro dal quotidiano diretto da Gianni Riotta, è chiaro: diffondere immagini su internet senza il consenso delle persone che vi possono essere è reato. Sullo sfondo centinaia di abusi denunciati in Italia da un lato, ma dall’altro una prassi incontestata per milioni di utenti. Dall’altra parte sarà invece possibile pubblicare online, sulle apposite piattaforme didattiche delle scuole, i voti degli esami. Cade quindi il divieto del ministro Gelmini che, in assenza di una chiara presa di posizione del Garante, ne aveva vietato la pubblicazione.
Tra la cronaca della protesa di ieri sullo stretto di Messina, un dossier sulla riforma delle scuole superiori e un approfondimento sul nuovo concorso per diventare presidi, LA STAMPA dedica ben due pagine ai temi legati alla scuola superiore italiana. Per quanto riguarda la cronaca su quello che è accaduti ieri, emerge che la situazione è andata fuori controllo. Secondo il pezzo “L’ira dei precari al Sud, stretto bloccato per ore“ «nelle intenzioni degli organizzatori la protesta di ieri doveva svolgersi solamente con cortei e slogan contro la riforma Gelmini e i drastici tagli che lasceranno a casa miglia di persone. Ma alcune frange di manifestanti hanno deciso di rendere la protesta più visibile, andando a bloccare seppure in maniera quasi simbolica, navi traghetto e treni, con momenti di tensione e un quasi scontro con le forse dell’ordine». Le novità che entrano in vigore sono ben descritte nel box che correda il dossier “Riforma Gelmini alla prova nelle superiori”. Interessante notare che nonostante le tante novità «storiche» proclamate dal ministro, alla fine, fa notare il pezzo, non ci sono i soldi per i corsi di recupero. A questo proposito, il quotidiano di Torino ricorda che «lo scorso anno, i corsi, che sono obbligatori per gli studenti in difficoltà alla fine del primo quadrimestre, sono stati garantiti ma soltanto dietro il pagamento di una cifra di 50 o 60 euro in molte scuole per la mancanza di fondi». Secondo il pezzo, quest’anno i corsi di recupero saranno gratuiti «e gli studenti-professori daranno il loro aiuto in forma volontaria». Novità anche per i presidi. Secondo il pezzo “Un test per diventare preside” sarà bandito entro l’anno un nuovo concorso per diventare preside. La novità principale è che «la prima selezione non sarà fatta più per titoli ma attraverso un test attitudinale». Lo scopo è quello di consentire ai giovani di avere la possibilità di accedere a quel ruolo. «In passato» fa notare l’articolo «l’anzianità di servizio era un elemento che scoraggiava i giovani docenti». Il nuovo concorso prevede 3 mila nuovi presidi.
E inoltre sui giornali di oggi:
EDITORIA
CORRIERE DELLA SERA – “Borsa e non profit, la buona alleanza”. Intervento nella pagina dei commenti di Marco Vitale sulla quotazione in borsa di Vita. «Eppure anche in un quadro così depresso, si possono verificare novità interessanti. Senza dubbio molto interessante è la prossima quotazione della Società Editoriale Vita, ll gruppo del settimanale di riferimento del Terzo settore e del portale Vita.it. Vita è una storia editoriale, iniziata nel 1994, che nasce dai gruppi sociali intermedi e da libere aggregazioni di cittadini, ma anche da una idea e visione imprenditoriale corretta: dar voce a questo mondo. E una storia positiva che ha permesso a Vita di configurarsi come infrastruttura di innovazione multimediale e insieme come fattore di innovazione per la coscienza pubblica del Paese. ll suo capitale è molto distribuito tra fondazioni e associazioni del Terzo settore e alcune imprese e investitori personali. Il suo focus sul Terzo settore e sulla necessità di dar voce alle attività sociali di base, la sua riconosciuta indipendenza, le sue battaglie condotte sempre in chiave di liberazione di energie dal basso, che sono state determinanti per alcune buone leggi (come la legge +Dai -Versi del 2005), coniugate con una seria e rigorosa gestione aziendale, ne fanno un soggetto significativo, “un settimanale unico al mondo”», come ha scritto Le Monde. Sul piano finanziario l’aspetto nuovo e, sotto un certo profilo, sorprendente è che Vita, statutariamente non distribuisce dividendi. Poiché l’operazione verrà eseguita con un aumento di capitale, in pratica Vita chiede ai vecchi soci e ai nuovi sottoscrittori del capitale, dichiarando, al contempo, agli stessi che tale capitale non verrà rimunerato con dividendi. La cosa non è nuova. Alcuni nostri grandi e storici istituti bancari non hanno distribuito dividendi per oltre cinquecento anni e anche grazie a ciò sono diventati ricchi e potenti. li fatto nuovo è che la società che dichiara di non distribuire dividendi sia quotata in Borsa. Il titolo “non profit in Borsa” è giornalisticamente accattivante, ma non è corretto. Vita è espressione del mondo “non profit”, ma è un’impresa editoriale. Quindi, se gestita con rigore e competenza, genera “profit” come tutte le buone imprese, ma non lo distribuirà. Lo reinvestirà per rafforzare il suo patrimonio, il che le permetterà di realizzare ancora meglio la sua missione a favore del Terzo settore. Il presidente Riccardo Bonacina, il giornalista-imprenditore che ha concepito l’idea di Vita e l’ha realizzata, è limpido nello spiegare le ragioni tecniche dell’operazione: “Avevamo bisogno di mezzi freschi in fretta. Abbiamo preferito andare sul mercato piuttosto che rivolgerci a una banca”. Ma non gli sfuggono certo le implicazioni più ampie di questa sfida culturale. “O i circuiti autoreferenziali si aprono per scambiare sapere ed esperienza oppure ci rassegniamo al fatto che la finanza continuerà a vivere delle sue distorsioni e sopra la testa delle persone senza più agganci con l’economia reale e dall’altra parte il non profit si rassegna a essere usato al bisogno quando lo Stato e il mercato non ce la fanno”. Il progetto è coraggioso e apre una via nuova; perciò mi rallegro che Borsa Italiana l’abbia capito dando il via a un’operazione che è prima al mondo. La Borsa unisce risparmio e attività creatrici di valore. Il Terzo settore può essere creatore di valori importanti e il suo peso è destinato a crescere. Perché, allora, meravigliarsi che anche queste attività, creatrici di valori, possano attingere al risparmio, a quel tipo di risparmio che non è interessato a un dividendo monetario ma è più interessato a contribuire allo sviluppo di una attività giudicata positiva e quindi al dividendo sociale che ciò comporta, oltre che all’accrescimento patrimoniale? La storia italiana è molto più ricca di quanto si pensi di vicende simili. La novità è che questa volta si passa attraverso la Borsa. Questa via potrà applicarsi a numerose altre attività. Perciò i pionieri di Vita devono essere consapevoli che, come tutti gli innovatori, si assumono una importante responsabilità che va oltre i limiti della loro impresa. Per questo gli amministratori di questa sfida (tra i quali mi fa piacere vedere il giovane Andrea Agnelli, figlio di Umberto e presidente della Juventus) devono essere più bravi, più rigorosi, più affidabili, più trasparenti di tutti gli altri».
DONAZIONI
IL SOLE 24 ORE – Due ricerche, che verranno presentate domani a Roma, disegnano quadri diversi, ma non incompatibili, della disponibilità degli italiani a sostenere economicamente il mondo della solidarietà. «La generosità batte la crisi? Le fonti di finanziamento al Terzo settore: le donazioni da privati», quarta indagine dell’Istituto italiano della donazione (Iid), sarà presentata al Cnel (ore 10,30), mentre del «Barometro della solidarietà» si discuterà alle 10 all’Hotel Nazionale. Nel primo caso si parla del 36% di calo dei fondi raccolti dai privati (rispetto all’anno precedente solo il 23% aveva dovuto affrontare questo problema). Il calo è dovuto soprattutto ai donatori privati e alle aziende. Più contenuta la diminuzione dei contributi da parte delle pubbliche amministrazioni e delle fondazioni bancarie. Migliori sono i dati di Eurobarometro, l’indagine – ormai arrivata alla quarta edizione – realizzata dalla Doxa per conto della Focsiv, che periodicamente misura la disponibilità degli italiani a offrire denaro od oggetti per la solidarietà internazionale. Nonostante la crisi economica, infatti, nell’ultimo anno il 44% della popolazione ha effettuato una donazione. E ben un italiano su tre (il 33%) lo ha fatto più di una volta. Tutto questo a pagina 34.
BANCHE
LA REPUBBLICA – Più capitali e meno rischi: con Basilea 3 arrivano le nuove regole per la finanza. Sono imposti più stringenti requisiti patrimoniali, vengono stabiliti criteri operativi più rigidi e sperabilmente più sicuri. Per adeguarsi le banche avranno tempo fino al 2019. Una intesa che assicurerà stabilità finanziaria, certifica Trichet. Luca Pagni però in un pezzo sottolinea che per le imprese i prestiti saranno più difficili (alle riserve attuali si aggiungeranno nuovi fondi per prevenire altre crisi) mentre per Federico Rampini con ogni probabilità salirà il costo del denaro.
GREEN ECONOMY
ITALIA OGGI – “La Green Economy si tinge di rosa”. Un interessante approfondimento sulle prospettive occupazionali al femminile nel settore delle energie rinnovabili e settori bio. Come spiega Emilio Luongo, responsabile della divisone di Gi Group «in questo campo è superata la distinzione tra uomini e donne sul piano occupazione, grazie ai moderni processi lavorativi, sostenuti da sofisticate tecnologie, che li rendono accessibili a donne sempre più evolute professionalmente e culturalmente».
ALIMENTAZIONE
IL GIORNALE – A pagina 17 si occupa della «mania del cibo bio alternativo». Il titolo è «Il miglior ristorante d’italia? All’ospedale». Si parla de «i fanatici dell’alimentazione slow food» che «eleggono il menu di una casa di cura piemontese numero uno della gastronomia tanto cara ai radical chic». Non sarebbero d’accordo i degenti: «Ma noi preferiamo la cucina di casa nostra…». L’ospedale in questione è il Cardinal Massaia di Asti, segnalato da Slow Food e Coldiretti. Il giornale deve anche ammettere che il «modello viene ora studiato da tantissime aziende ospedaliere nazionali e straniere».
PAKISTAN
LA STAMPA – “Gli alluvionati non hanno più acqua». Un reportage che mette in evidenza lo status del sistema dei pozzi: «le acque stagnanti sono e i fiumi sono infatti ingombri dei cadaveri di milioni di animali di allevamento»; le difficoltà della distribuzione di cibo: « si stima che quasi la metà della consegne sia bloccata a casa delle ripetute interruzioni della rete stradale. Spesso i cargo vengono assaliti lungo il percorso, quando si bloccano nel pantano, dalla gente che muore di fame»; e il rischio instabilità politica: «sono sempre più insistenti le voci di un golpe militare per uscire dalla crisi».
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