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Milano, il sociale alle primarie

Boeri, Pisapia, Onida: che cosa accomuna i tre candidati del centrosinistra

di Silvano Rubino

La corsa a tre per le primarie del centrosinistra per la poltrona di sindaco di Milano si tinge di sociale. Lo dimostra il fatto che i tre candidati, Stefano Boeri, Giuliano Pisapia e Valerio Onida, hanno incrociato, varie volte, il loro cammino con quello di Vita. E quindi con il mondo del’associazionismo e del terzo settore.

Stefano Boeri , architetto, urbanista, direttore della rivista Abitare, è un “amico” storico di Vita. Interlocutore in molti dialoghi e approfondimenti sui temi dell’urbanistica sociale, dell’abitare, delle periferie, ma anche partner in un progetto importante, come il Comitato Cascine Milano 2015, di cui Vita fa parte e di cui Boeri è stato presidente sino all’annuncio della candidatura a sindaco.

L’ultima intervista a Boeri rilasciata a Vita è di qualche giorno prima la sua discesa in campo ufficiale come candidato del Partito Democratico. Riguardava Roma e il dibattito su Tor Bella Monaca e in essa Boeri ribadiva la sua visione “sociale” dell’urbanistica: « L’idea di una demolizione totale è non solo sbagliata, ma figlia di un autoritarismo determinista e ideologico molto pericoloso. Se questo, però, significa intervenire demolendo anche, ma parzialmente, introducendo elementi di socialità, forme abitative diverse, coinvolgendo realtà sociale che possano offrire soluzioni di affitto o vendita particolari, allora, come è successo ad esempio ad Amsterdam, non solo è necessario, ma urgente».

Anche Giuliano Pisapia, avvocato penalista, ex parlamentare di Rifondazione Comunista, è da anni una delle voci più presenti sul nostro magazine. A lui ci siamo rivolti in più occasioni per riflettere sui temi del carcere, delle strade alternative alla pena detentiva, per lanciare idee per uscire dall’eterna emergenza in cui vivono i detenuti in Italia. Idee che lui ha cercato di mettere in pratica, in qualità di presidente della commissione per la Riforma del Codice penale, riforma mai approdata alle conclusioni. L’ultima volta aveva, in un’intervista, dato il suo via libera al braccialetto elettronico per i detenuti, purché visto come volàno per il lavoro dei detenuti. Qualche tempo prima aveva delineato per noi la sua visione del codice penale del futuro: «I tempi sono maturi perché finalmente si esca dalla logica per cui il carcere può essere l’unica sanzione penale: molti hanno ormai compreso che questa logica è stata fallimentare sotto ogni profilo. I dati ufficiali dimostrano che chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva molto superiore di chi viene ammesso a misure alternative alla detenzione. Fra dieci anni vi saranno diverse sanzioni che consentiranno di limitare la pena detentiva».

 E sempre sul fronte carcere Vita si è imbattuta con l’esperienza di Valerio Onida, il costituzionalista che per ultimo ha deciso di correre per la candidatura. È successo nel 2005, quando Onida decise di raccontarci la sua esperienza di volontario dietro le sbarre. Nel carcere milanese di Bollate Onida si occupa della gestione dello sportello giuridico per conto dell’associazione intitolata a Mario Cuminetti: «Ritengo», ci raccontava in quell’occasione, «che per un giurista sia fondamentale conoscere questa realtà. È sorprendente quanto il disagio dei detenuti sia legato alla loro inconsapevolezza. Questa è una riflessione che chi scrive le norme dovrebbe fare sua».

Insomma, tre storie, tre percorsi molto differenti. Accomunati da una spiccata sensibilità per i temi del sociale. Un buon segnale per la politica milanese. E forse anche per quella nazionale.

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