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«Il Bel Renè? Matto affascinante»

Parla Paolo Mazzarelli, l'unico attore di Placido che frequenta davvero casa Vallanzasca

di Redazione

Non accennano a placarsi le polemiche seguite alla presentazione del film  su Renato Vallanzasca al festival di Venezia. L’ultimo scambio di fendenti si è registrato questa mattina sulle pagine del Corriere della Sera. Che prima registra le dichiarazioni del ministro dell’Interno Roberto Maroni: «I veri eroi sono le vittime» annunciando l’intenzione di introdurre una regolamentazione «come quella che c’è negli Stati Uniti o nel Regno Unito, in modo cge i proventi di libri, film o memorie che in qualche modo rappresentano le gesta di criminali confluiscano  in un fondo per le vittime». E poi ha pubblicato la lettera del produttore del film Elide Melli (“Quelli che danno giudizi senza vedere la pellicola”) che in un passaggio si augura  «che i parenti delle vittime prendano atto che il film non è un elogio a Vallanzasca, ma descrive in mondo delinquenziale privo di qualsiasi speranza».

 

La filosofia che ha animato Michele Placido e la produzione è sicuramente ben nota a uno dei protagonisti degli “Angeli del male” Paolo Mazzarelli (nel film Beppe, l’autista della banda), l’unico, fra gli attori, ad aver frequentato l’ex boss della Comasina e sua moglie Antonella anche fuori dal set.

 

Vita: Quante volto vi siete visti in formula “privata”?

Paolo Mazzarelli: Una volta sono stato a cena a casa loro, a Milano. Mentre il secondo incontro lo abbiamo avuto presso la cooperativa dove lavora Vallanzasca.

 

Vita: Perché avete deciso di vedervi anche fuori dal set?

Mazzarelli: Antonella è sempre stata presente durante le riprese. Credo mi abbia preso in simpatia, così mi ha invitato a cena. Io ho semplicemente accettato.

 

Vita: Che idea si è fatto delle polemiche di questi giorni?

Mazzarelli: Non so. Mi sembrano pretestuose. Non mi sembra che lo scopo del cinema sia quello di fare dei monumenti. Questo film mette in scena un personaggio negativo e lo rappresenta in quanto tale. Dopo di che anche i personaggi del padrino erano affascinanti. Così come lo è stato Vallanzasca. Questo è innegabile.

 

Vita: Che impressione  le ha fatto il vero Vallanzasca?

Mazzarelli: Come dire…Mi sembra abbastanza matto. Ma comunque una persona molto intelligente, molto viva, molto vanitosa, molto egocentrica, sicuramente intelligente. Lucida, colta.

 

Vita: Colta?

Mazzarelli: Con lui si può parlare di tutto. Di cinema, di politica, di letteratura. Di donne.

 

Vita: Anche di letteratura?

 Mazzarelli: Mi ha chiesto che cosa sto facendo io a teatro. Così abbiamo incominciato a ragionare sui Demoni di Dostoevskij. Un autore di cui lui ha letto veramente di tutto. Dopo di che è un mezzo matto. Ogni tanto gli aprte l’occhio in modo un po’ eccentrico. Ha reazione dirette, senza filtri. Magari vede uno sconosciuto e lo abbraccia, così senza pensarci.

 

Vita: C’è chi ha accusato il film di essere troppo indulgente con un assassino. Cosa risponde?

Mazzarelli: Ogni volta che giri una scena, inevitabilmente prendi una direzione. O fai del tuo personaggio un’eroe affascinante o ne fai uno stronzo. Abbiamo davvero camminato sul rasoio. Per esempio la scena della sparatoria di Dal mine. Dovevamo decidere chi sparava per primo, se Vallanzasca o i poliziotti. È stato davvero un bivio.

 

Vita: E alla fine nel film chi spara per primo?

Mazzarelli: Non si capisce. Si sente solo partire il colpo. Non si comprende da dove venga.

 

Vita: Consideri Vallanzasca un tuo amico?

Mazzarelli: Assolutamente no. È una persona che mi è capitato di conoscere.  Per puro caso.

 

Vita: È d’accordo con Placido che ha sostenuto che in Parlamento c’è gente peggiore di Vallanzasca?

Mazzarelli: Non lo direi. Non penso che in Parlamento ci siano pluriomicidi. Se invece la mettiamo dal punto di vista dell’intelligenza e della personalità può anche essere che Placido abbia ragione. 

 

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