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Il “divo” Vallanzasca

Polemiche sul film di Michele Placido: «Non lo assolvo». E tu cosa ne pensi?

di Redazione

“Il mio non è certo un film assolutorio. Quello che fa Vallanzasca è fin troppo chiaro: ammazza poliziotti, scanna il suo amico più caro in carcere. Se uno vede una glorificazione non ha capito. E’ un criminale fino in fondo ma un criminale con una sua etica del male”. Con il ‘Vallanzasca’ di Michele Placido alla Mostra del Cinema di Venezia sbarca fuori concorso anche la prima vera polemica di questa edizione.

Il regista porta al Lido una pellicola che racconta la vita, i crimini, gli arresti, le fughe rocambolesche del bandito più famoso del dopoguerra italiano, in un racconto che è anche un affresco della Milano degli anni ’70 con efferati scontri tra le bande della mala. E che VITA ha intervistato lo scorso novembre in occasione del differimento pena per ragioni di salute.

Il film stamattina ha ricevuto dalle colonne del ‘Corriere della Sera’ l’accusa dai parenti delle vittime del bandito di aver trasformato un criminale in eroe, ma Placido non ci sta. “Non abbiamo affatto raccontato un eroe. Abbiamo raccontato un criminale senza se e senza ma”, dice il regista che però riconosce a Vallanzasca una sua “etica criminale”: “Lui non ha mai tradito i suoi principi: non ammazzava a sangue freddo, non faceva saltare in aria innocenti come hanno fatto la mafia o i terroristi. Il criminale è quello che affronta le sue responsabilità. Lui ha mantenuto una sua etica comportamentale, una sua coerenza nel male fino alla fine. E infatti sta scontando il suo ergastolo mentre tanti terroristi e mafiosi che si sono macchiati di stragi di gente inerme sono in libertà. Vallanzasca invece è ancora in carcere e in un certo senso ha pagato per tutti”.

Quanto al fascino del personaggio, Placido sottolinea che “è innegabile”: “Ma forse – aggiunge – una certa critica non ama gli attori belli. L’emblema di Vallanzasca è che era bello ed era allo stesso tempo un angelo del male. E questo spiazza molti. Il suo fascino e la sua notorietà si devono proprio a questo. Forse l’Italia ama il cliché del cattivo brutto, la visione lombrosiana del male. Grazie a Dio questo è un film prodotto dagli americani, non l’hanno voluto produrre né la Rai né Medusa. E’ un film che andrà all’estero, con buona pace di chi non ama questo personaggio, che è scomodo fino in fondo. In questo senso, Renato fa il suo dovere”.

Nel ruolo del bel Renè c’è Kim Rossi Stuart, che non vuole entrare nel merito della polemica anche perché ammette che vedrà il finito solo qui Venezia: “Io ho visto solo un premontato quindi non azzardo giudizi. Posso dire però quello che c’era nelle intenzioni del film: pensavamo fosse giusto mettere il protagonista sulla graticola e far emergere il bene e il male. E speriamo di esserci riusciti”.

Nella lettera delle associazioni dei familiari delle vittime di Vallanzasca, pubblicata dal ‘Corriere della Sera’, si legge: “Bisogna chiedersi se i diritti di espressione e di libero mercato non collidano con un altrettanto diritto: quello di onorare la memoria delle vittime, di servitori dello Stato che hanno pagato con la vita il loro attaccamento alle Istituzioni. Inoltre dovrebbe essere tenuto ben presente  il rispetto per i sentimenti dei familiari di coloro che sono stati uccisi per mano criminali”.

I familiari, peraltro, si mostrano anche contrari ad una ricostruzione della ‘memoria collettiva’ attingendo soltanto alle verità dei colpevoli. “Riteniamo – spiegano infatti – non sia ammissibile riscrivere la storia, costruire una memoria collettiva dei fatti che riguardano spietati assassini attraverso i loro stessi occhi e secondo le loro logiche irrazionali e inaccettabili prescindendo dalla verità”.

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