«E poi voglio i bambini». Ha concluso così il suo intervento appassionato, il filosofo-contadino Walter Massa, chiamato sul palco per la festa del salame nobile del Giarolo che si è svolta a Borghetto Borbera in estate. L’applauso della folla che quella sera si era stretta attorno ai 54 produttori di queste valli è stato fragoroso: i bambini sono la speranza, perché un luogo non vada a morire. Walter Massa è un giovane vignaiolo di Monleale, salito agli onori delle cronache del vino per il suo bianco da uve Timorasso che oggi svetta nei migliori ristoranti. Vent’anni fa questo vino non c’era più. Lui, con altri colleghi ci ha creduto e col Timorasso s’è ricominciato a parlare delle Valli Curone, Ossona, Borbera e Spinti oggi riunite in un’unica comunità montana. Sono le valli dove si allenava Fausto Coppi e da cui traeva ispirazione il pittore Pellizza da Volpedo (che era del paese delle pesche più buone del mondo). Qui anche il formaggio Montebore, a forma di torta nuziale, fatto con il latte ovino, non esisteva più. Lo ha recuperato dopo 500 anni Roberto Grattone, che a Mongiardino Ligure ha iniziato a produrre questa perla casearia oggi simbolo di queste valli insieme al salame nobile del Giarolo (superlativo), alle fagiolane, alle ciliegie di Garbagna, al miele, alla carne da animali allevati all’erba, alle patate quarantine. Una miniera che ha ricominciato a dare linfa al turismo, un’operazione spontanea che andrebbe studiata sui libri di scuola. Se andate al ristorante Il Fiorile di Borghetto Borbera, potete cogliere l’essenza dell’operazione culturale che Walter Massa ha sintetizzato molto bene, dicendo che vorrebbe inviare una fattura al ministero del Turismo. Sì, perché il territorio che viene reso ordinato dall’attività dei contadini è l’essenza del turismo stesso. Basta uscire dall’autostrada a Tortona o Arquata Scrivia per rimanere stupiti, come lo sono stato io la prima volta che ho visto le “strette” di Pertuso e pensavo di trovarmi nel Grand Canyon. Bella l’Italia!
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