Non profit

Guzzetti: le Fondazioni impiegheranno il patrimonio

Il presidente di Acri e Fondazione Cariplo ha anche annunciato che il fondo iummobiliare per l'housing sociale ha raggiunto la quota prevista e che sarà a disposizione a breve

di Antonietta Nembri

A parlare di microcredito, questa mattina al Meeting, durante l’incontro Il microcredito mi ha salvato la vita al tavolo dei relatori c’erano Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo e dell’Acri, Luca Remmert, vicepresidente della Compagnia di San Paolo e responsabile della commissione per il microcredito dell’Acri, Maria Ida Germontani e Savino Pezzotta, membri della Commissione attività produttiva, commercio e turismo della Camera dei deputati, monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, e Luigi Casero, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze.

Giuseppe Guzzetti ha ricordato che il microcredito è stato il tentativo di risposta a bisogni che non trovavano risposta all’interno del panorama finanziario tradizionale. Dagli anni Settanta poi è cresciuto, diventando un’attività economica di grande interesse e impatto sociale. «Le fondazioni si sono mosse su questo terreno incrementando le dotazioni finanziarie dei soggetti che fanno microcredito e sviluppando le iniziative nel settore anche verso i paesi sottosviluppati, per aiutarli a diventare artefici del loro sviluppo». La nuova frontiera del microcredito sarà, secondo Guzzetti, l’utilizzo dei patrimoni delle da parte delle fondazioni e ha portato ad esempio quanto fatto da Fondazione Cariplo con il fondo Microfinanza 1 che mette a disposizione una cifra di 70 milioni di euro «una cifra considerevole se confrontata con i livelli di portafoglio del microcredito attuale in Italia».

A margine dell’incontro, poi, Guzzetti ha detto che il fondo immobiliare per l’housing sociale, lanciato dal governo, ha raggiunto al quota prevista e che quindi «nel giro di poche settimane si potrà disporre degli investimenti», intanto ci sono già alcune iniziative mature a Torino e Parma.

Dal suo osservatorio sulle attività produttive, Maria Ida Germontani ha affermato che «il microcredito ha permesso che la crisi finanziaria non peggiorasse ulteriormente le situazioni di molti poveri e attuato un processo di ‘rendere bancabile il non bancabile’: una funzione produttiva e di accompagnamento alla crescita e all’inclusione sociale. Va ricordato che l’Italia ha uno dei maggiori tassi di esclusione finanziaria dell’Occidente e, a oggi, il microcredito raggiunge appena ottomila nostri connazionali. Il 14,1 per cento delle famiglie italiane non è titolare di nessuna attività finanziaria (compreso il conto corrente postale o bancario) e 18 milioni di cittadini risultano esclusi dal credito bancario».

Di “struttura triangolare del microcredito” ha parlato Luca Remmert, con protagonisti gli enti intermedi (non profit), le banche e le fondazioni; queste ultime intervengono con fondi di garanzia per aumentare la dotazione al microcredito e svolgono un’opera di tutoraggio degli enti intermedi. C’è una frase della presentazione del Meeting 2010 che spiega in perfetta sintesi le ragioni di quest’opera di sostegno: «Nella realtà di oggi è innanzitutto necessario partire dall’umanità di ogni persona, facendo dei bisogni e dei desideri degli uomini l’anima delle scelte grandi e di quelle quotidiane».

Monsignor Nozza ha parlato del motivo per cui la Caritas si è impegnata molto sul microcredito. Spiegando l’impegno delle Caritas diocesane nel microcredito ha sottolineato come questo «risponde a un diritto elementare dell’uomo, certamente correlato ad un dovere, che è quello di ottenere credito. È uno strumento che responsabilizza la persona. In questo settore il gioco di squadra di tutti i diversi soggetti (fondazioni, banche, non profit) aumenta l’efficacia rispetto a quello che ciascuno può far da solo», ma non solo, il microcredito aiuta anche le persone a costruire delle relazioni di socialità e soprattutto in alcune aree del mondo è uno strumento che favorisce il protagonismo femminile.

Prima di dare la parola agli ultimi relatori Aida Benamara, commerciante tunisina di 35 anni che ha ottenuto 20mila euro grazie al microcredito e alla Fondazione Risorsa Donna ha portato la sua testimonianza.

Prendendo la parola Savino Pezzotta ha affermato di trovarsi finalmente in un posto, il Meeting, dove si parla di cose concrete. «Questa crisi non ci lascerà come prima, ha modificato la struttura del lavoro del nostro paese. Non basta solo un patto sociale, occorre un patto istituzionale per superare la crisi e fare le riforme che necessitano».

Casero chiudendo il giro degli interventi ha osservato che «la crisi ci ha fatto capire che il microcredito è importante per lo sviluppo complessivo del Paese, dobbiamo migliorare gli strumenti finanziari a disposizione anche per le piccole e medie imprese». E ha concluso dicendo: «In un paese come il nostro in cui la famiglia rimane la struttura dello sviluppo economico e sociale, dobbiamo ridurre la presenza dello stato a favore del terzo settore».


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