Welfare
L’uomo al centro della giustizia
Il ministro Angiolino Alfano al Meeting di Rimini si è confrontato con Luciano Violante sui temi della riforma della giustizia
da Rimini
Oggi la giustizia è stata protagonista al Meeting con l’incontro dal titolo Giustizia sarà fatta? Le ragioni di questo incontro: «Ci interessa parlare di giustizia perché è un’esigenza del cuore dell’uomo», pur ammettendo che si tratta di una materia complicata, ma sono necessari punti di incontro per proseguire nella stagione delle riforme su una materia fondamentale per la democrazia, le ha espresse Paolo Tosoni, presidente della Libera associazione forense che ha moderato l’incontro, durante la conferenza stampa lampo del ministro della Giustizia, Angiolino Alfano.
Un confronto reale è stato quello che si è svolto tra il ministro Alfano e Luciano Violante, presidente del Forum Riforma dello Stato del Partito democratico. Violante ha osservato che è «essenziale, per un esito positivo dei propositi di riforma, che via sia rispetto reciproco tra gli stessi pezzi del sistema istituzionale: non si faranno passi in avanti se non cambia il clima dei rapporti tra la politica e la magistratura (e viceversa)». Sul cosiddetto “processo breve” Violante ha espresso le sue obiezioni «verso disposizioni transitorie che abbiano estesi effetti estintivi anche di processi in corso, cambiandone le regole» e non ha nascosto la sua perplessità su una modalità che agisca solo sulla tempistica.
È partito dalle provocazioni di Violante e da una riflessione sulla necessità per un ministro di rispondere alle istanze di giustizia dei cittadini Alfano che ha ricordato come «a tali istanze si può cercare di rispondere solo se si mette al centro l’uomo». Di fronte a diciotto milioni di cittadini, con un’attesa di giustizia che dura da anni e che desiderano risposte efficaci, il processo breve «intende rispondere a tali istanze, prevedendo un processo più veloce e di ragionevole durata». Per quanto riguarda il tema della magistratura ha sottolineato che chi amministra la giustizia non solo deve “essere”, ma anche “apparire” imparziale, evitando comportamenti politicizzati che poi screditano l’operato della stessa. Sui rapporti tra i poteri dello Stato, il ministro ha auspicato una dialettica corretta tra gli stessi, «che però richiede una grande riforma della seconda parte della Costituzione, nella parte inerente la Magistratura» e questo in vista di una maggiore efficienza e credibilità di questa e senza alcuna finalità ritorsiva verso la stessa. «Non è però possibile che, in attesa di trovare il consenso su tali riforme, non si intervenga nel campo della giustizia e non si risponda alle istanze pressanti di giustizia dei cittadini», ha aggiunto Alfano.
Riprendendo la parola, Luciano Violante ha replicato al ministro dicendo che pur apprezzando espressamente i risultati del governo sul fronte giudiziario nella lotta alla mafia e alla camorra, ha tuttavia aggiunto «la necessità di intervenire anche sull’assetto socio economico del territorio, ove i fenomeni criminali sono altrimenti destinati a ripetersi». Per Violante, inoltre la riforma della giustizia, va inquadrata nella riforma costituzionale anche degli altri poteri, poiché solo così si può passare «dall’attuale democrazia conflittuale a una democrazia comunicativa, fondata sul confronto e sulla costruttiva collaborazione tra le forze politiche». Infine per l’esponente del Pd occorre una riforma del Parlamento in senso federale, con la riduzione del numero dei parlamentari e l’attribuzione a quest’organo del compito dell’approvazione delle leggi entro tempi certi, oltre che di controllo del sistema istituzionale.
Riprendendo la parola Alfano ha elencato le linee di riforma del processo, in parte già attuate e in parte da attuare, «finalizzate a velocizzare i giudizi e quindi dare una più sollecita risposta al bisogno di giustizia della gente»: processo telematico, riduzione dei casi di ricorso in Cassazione, ampliamento delle ipotesi di estinzione del processo per inattività delle parti, istituto della mediazione, riduzione dei riti processuali, stringatezza delle motivazioni delle sentenze. Ha poi preannunciato un piano di smaltimento dell’arretrato civile, oggi pari a 5,4 milioni di processi.
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