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Maggioranza, è l’ora del Campari

Accordo Berlusconi-Bossi nella villa sul lago, niente elezioni

di Franco Bomprezzi

L’ora del Campari: accordo nella nuova villa di Berlusconi, fra il premier e Bossi, per scongiurare le elezioni e rilanciare la maggioranza, alla vigilia della ripresa dei lavori parlamentari. E questo ovviamente è il tema di apertura dei quotidiani oggi in edicola.

“Berlusconi convince Bossi: no al voto”. E’ questo il titolo di apertura in prima pagina che il CORRIERE DELLA SERA dedica al summit di governo. «Si va avanti così senza Casini e senza l’Udc per realizzare il programma» quindi, come ha detto lo stesso Umberto Bossi, lasciando Villa Campari. Ma come ha fatto Silvio a convincere Umberto? Secondo il Corsera (pagina 2 e 3) sono bastate poche osservazioni. La prima: se andiamo ad elezioni rischiamo di perdere (Puglia, Sicilia e Lazio potrebbero far perdere la maggioranza al Senato). La seconda: semmai si andasse ad elezioni deve essere chiaro che la colpa non deve sembrare del Pdl, ma dei finiani, e ora come ora sarebbe impossibile convincere l’opinione pubblica della cosa. E terza: non è possibile vietare al Pdl di cercare un accordo con l’Udc e nel frattempo minare la ricucitura con i finiani così come sta facendo la Lega. Delle due l’una – sembra aver detto Berlusconi a Bossi – o la Lega si impegna a ricompattare i finiani, o cade il veto del Senatur su una possibile alleanza con l’Udc. Non fa una grinza. Tanto che all’uscita dal summit lo stesso Calderoli ha invitato Fini a incontrarlo. Potere della suggestione berlusconiana. Intanto, sempre a pagina 3, la colomba finiana, Adolfo Urso, plaude alle conclusioni del vertice Berlusconi-Bossi. Resta però, a suo avviso, la questione dei probiviri, i quali prima o poi dovrebbero processare i finiani “per alto tradimento” o qualcosa di simile: «Dopo il vertice è ancora più forte e fondata la nostra richiesta di annullare la riunione dei probiviri – afferma Urso – quella sarebbe la prova del nove che una volontà di ricomposizione sta crescendo anche dall`altra parte del nostro comune condominio, che è il Popolo della Libertà». E mentre Tremonti, dal Meeting di Rimini, descrive le prossime mosse del governo confezionando il tutto in salsa situazionista (elogiando per altro alcuni scritti di Enrico Berlinguer sull’austerity), Confindustria – Marcegaglia in testa, seguita dal patron Cesare Geronzi – invita il governo a procedere, ma avverte contro il rischio di “vivacchiare” (pagina 5).

“Berlusconi e Bossi: no al voto”: così apre LA REPUBBLICA che al vertice di ieri dedica molto spazio. Niente elezioni anticipate e niente Udc al governo: è la «quadra» per dirla con il Senatur trovata ieri. Tutti soddisfatti, almeno in apparenza. «Le elezioni anticipate noi le avremmo subite, abbiamo solo segnalato un pericolo, perché vale la pena mettere a fuoco le conseguenze di certi comportamenti: facciamoci tutti un bell’esame di coscienza», filosofeggia Calderoli. Di potenziali «convergenze» con l’Udc parla Cicchitto ma «su alcuni temi significativi». Tra le reazioni da segnalare quelle dei finiani che come suggerisce Mauro Favale «cantano vittoria» (sarebbe stato «velleitario», a loro dire, sostituire Fini con Casini). Critico Bersani: «non saranno due chiacchiere sul lago Maggiore a risolvere il disfacimento di questa maggioranza». Per Benedetto Della Vedova, il «Pdl è una stella morta, ma l’esecutivo va». «Fli è sì un nuovo gruppo ma di maggioranza. Alla ripresa va bene un voto di fiducia sulle priorità dei prossimi semestri, ma cerchiamo di essere responsabili fino in fondo: i titoli dei temi politici sono nel programma, lo svolgimento lo dobbiamo scrivere insieme». Quanto alla competizione all’interno del centrodestra, c’è ammette Della Vedova, «ma è sul futuro». Nel retroscena di Francesco Bei, emerge l’immagine di un leader nel labirinto: tenta e ritenta ma si ritrova sempre di fronte alla stessa siepe. L’obiettivo ora, dopo aver scongiurato il rischio di «fare come la Grecia», secondo le parole dello stesso premier, è approvare un qualche scudo giudiziario per Berlusconi. Qualche pagina dopo LA REPUBBLICA ospita una lunga lettera di Bersani: “Addio Unione, ora Nuovo Ulivo e un’Alleanza democratica per sconfiggere Berlusconi”. Di fatto una risposta a Veltroni che aveva però scritto al Corriere. Bersani si dichiara disponibile a un governo di transizione (non «per cercare scorciatoie né ribaltoni», scrive, ma per fare la legge elettorale e andare al voto) e pensa a una «alleanza democratica per una legislatura costituente. Un’alleanza capace finalmente di sconfiggere una interpretazione populista e distruttiva del bipolarismo e promuovere un federalismo concepito per unire e non per dividere». Potrebbero essere coinvolte forze contrarie al berlusconismo che in un contesto normale sarebbero collocate altrove. Per il futuro insomma Bersani pensa a «un Nuovo Ulivo».

In prima pagina de IL GIORNALE il titolo è “Berlusconi e Bossi stanano Fini” per introdurre il pezzo di Vittorio Macioce che mette Fini in un angolo: «il fondatore del Fli non può più giocare a nascondino, ma deve assumersi le proprie responsabilità. Se quello che vuole è far cadere l’esecutivo, prenda la mira e spari. Poi decideranno gli elettori».  E commenta: «Ormai neppure il Capo dello Stato sembra credere più a un governo ponte». Giorgia Meloni e Roberto Formigoni (questo in una foto imbarazzante: lo sfondo fa da aureola- pag. 6) non erano a Villa Campari, ma intervistati rappresentano la maggioranza e le relative mosse. La Meloni dice: «Dalla lotta alla mafia, all’economia stiamo realizzando le idee di An. Io resto coerente con la mia storia», poi «Nonostante il clima politico ci sono ancora tantissimi giovani disposti all’impegno nel senso più puro. Non deve passare il concetto che il problema oggi è la politica, altrimenti nessuno vorrà più impegnarsi». Formigoni dice: «ben venga la collaborazione in Aula sui singoli temi. Alle amministrative spero in una corsa comune». « se non ci fosse la maggioranza sui punti del documento per portare avanti la legislatura meglio la strada delle elezioni». IL GIORNALE dedica una pagina all’intervento di Geronzi, presidente del Gruppo Generali, al meeting di Rimini. «Per Geronzi questo esecutivo ha il dovere di guidare il Paese: deve andar avanti finchè avrà la maggioranza. Solo se questa verrà meno si vedrà perché andare a votare e di chi sarà stata la responsabilità». 

Pezzo di cronaca politica a pagina 15 sul SOLE 24 ORE sul patto tra Berlusconi e Bossi: “Niente voto, avanti senza Udc”, è il titolo del pezzo di Barbara Fiammeri. Luca Ostellino, nel suo pezzo di appoggio, sottolinea “Con i centristi convergenze sui singoli temi”: «Il partito di Pier Ferdinando Casini ha scelto di stare all’opposizione, consapevole delle distanze che su diversi punti lo separano dalla coalizione di governo Pdl-Lega, e nessun pressing da parte di Berlusconi può fare cambiare questa posizione. Certo, come spiegano il segretario Lorenzo Cesa e il presidente Rocco Buttiglione, si tratta di un’opposizione responsabile, pronta ad appoggiare in Parlamento tutti i provvedimenti “utili al paese e ai cittadini”. (…)  Su disegni di legge realmente utili al paese, dalla riforma della giustizia alla politica economica e fiscale, i centristi sono “certamente” disponibili a dare il proprio voto in parlamento, sottolinea Buttiglione. “Sulla giustizia ci sono molti punti su cui concordiamo con il Pdl, a partire dal lodo Alfano costituzionale, che siamo prontissimi a sostenere”. Su uno dei disegni di legge più controversi in discussione in parlamento, il cosiddetto processo breve, anche l’Udc, come del resto i finiani, non sembra invece disponibile».

Al vertice sul lago Maggiore ITALIA OGGI dedica un pezzo di analisi dal titolo “Bossi ha alzato la posta in gioco”. La Lega, si legge nel pezzo, sarebbe pronta a rinunciare al voto anticipato in cambio di posti in Rai e «per tutte le poltrone in scadenza nelle aziende pubbliche e partecipate». Ma ci sarebbe altro sul piatto. «Intanto» fa notare il giornale dei professionisti «si voterà a Torino, Milano e Bologna: la Lega si accontenterà di un candidati-sindaco o ne vorrà due? Per Bologna, per esempio, ricorre il nome di Massimo Ponzellini che già sta assistendo il Carroccio nella sua strategia bancaria».

IL MANIFESTO mette in prima pagina una foto emblematica (Berlusconi che china il capo e si deterge la fronte dal sudore mentre Bossi in camicia verde sullo sfondo fuma il sigaro) sotto il titolo “Roulette Italia” e scrive: «Contrordine: non si vota. Mentre il paese galleggia nel pantano della crisi  politica ed economica, Berlusconi strappa a Bossi una tregua promettendo al senatur poltrone ministeriali (Agricoltura) e candidature comunali (Milano). La Confindustria brinda all’accordo e la platea di Comunione e Liberazione applaude l’affondo della presidente Marcegaglia contro gli operai: “Basta con la lotta di classe”». A pagina 4 e 5 i servizi di approfondimento sulla “Lotteria Italia”. Nel pezzo di Alessandro Braga intitolato “Pdl e Lega non votano” si legge: «La quadra alla fine l’hanno trovata. O almeno fingono. A dire il vero il Senatur non sembrava troppo contento del risultato dell’incontro, almeno a guardarlo in faccia. Non è un caso che, appena partito Bossi, due membri dello staff di Berlusconi si siano affrettati a chiedere cosa avesse detto ai microfoni. Spaventati dal fatto che una sparata dell’imprevedibile capo leghista potesse mandare all’aria il frutto di una lunga giornata». A sinistra invece si discute l’ipotesi di un fronte democratico per battere Berlusconi e IL MANIFESTO, dopo il no alle sante alleanze che Walter Veltroni “ha consegnato con solenne articolesse alle colonne del Corriere della Sera“ riporta  il parere del segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero che propone «un fronte democratico non solo con il Pd ma con chi ci sta, leggasi Udc. Un fronte delle opposizioni che abbia un programma comune fatto di alcuni punti di ripristino della democrazia».

AVVENIRE apre con il vertice Pdl-Lega (“Governo, si va avanti”) e con una serie di servizi a pagina 9. Nel nuovo buen retiro di Villa Campari sul Lago Maggiore Berlusconi convince Bossi ad andare avanti: sostenendo che «sarebbe stato imperdonabile buttare al vento due al vento due anni di governo». Il Senatur conferma il no all’Udc. E avverte: «con Fini sul programma tratteremo noi». Tra i commenti, in evidenza quelli di Lorenzo Cesa (“Finisce il teatrino estivo”) che conferma la disponibilità a votare “quello che fa bene al Paese e di Carlo Giovanardi che avvisa il premier di chiarire se conferma la volontà di organizzare democraticamente il partito. E i finiani, visto che dopo il vertice sul lago Maggiore sembra chiusa fino a primavera la porta alle urne anticipate e la finestra all’Udc, stemperano il clima rovente confermando l’intenzione di restare nel Pdl. Afferma infatti Italo Bocchino: «Le parole di Bossi sul voto anticipato sono più che condivisibili, non c’è ragione di andare alle elezioni. La maggioranza ha gli stessi voti della prima fiducia, solo che ora i soggetti che la formano sono quattro: Pdl, Fli, Lega e Mpa. È velleitaria l’idea di voler sostituire Fini con Casini e va contro la volontà dell’elettorato; comunque non interessa né a Casini né alla Lega».

“No al voto, avanti senza l’Udc” apre così LA STAMPA riassumendo l’esito dell’incontro tra Berlusconi e Bossi a Villa Campari sul Lago Maggiore. I servizi occupano ben 4 pagine da pagina 2 a pagina 5. A Fabio Poletti è affidata la cronaca della giornata da Lesa che raccoglie le parole di Calderoli all’uscita del vertice: “Se cade questo governo non ce ne sono altri all’orizzonte.”Un articolo raccoglie la soddisfazione dei finiani, Bocchino commenta “Bene, la maggioranza è sempre la stessa solo che oggi i soggetti che la formano non sono più tre ma quattro: Pdl, Fli, Lega e Mapa”.  Un pezzo illustra i risultati di un sondaggio dell’Istituto Piepoli secondo cui 2 italiani su 3 non vogliono le elezioni. Ugo Magri, in un pezzo retroscena spiega come la ragione della virata sulle elezioni sia da ricercarsi nella paura di Berlusconi di perdere collegi al Sud, in Sicilia, Puglia e Campania, dove Fli potrebbe arrivare anche all’8%. Commenta Magri “Il cavaliere si sbarazza del cerino acceso

, lo cede a Fini e a Bossi, vedano loro se vogliono prendersi la responsabilità di portare l’Italia alle urne, riservando per se stesso l’immagine dello statista pensoso del bene comune”.

E inoltre sui giornali di oggi:

CASO MELFI
LA STAMPA – Anticipazione sulla Stampa della lettera personale di Marchionne a Napolitano in cui l’Ad della Fiat rassicura il Capo dello Stato circa il fatto che la Fiat non ha intenzione né interesse al permanere di uno stato di tensione in fabbrica. Nelle pagine dedicate al caso dei tre operai di Melfi grande spazio alla presa di posizione della presidente di Confindustria al Meeting di Rimini a favore dell’azienda di Torino: “A Melfi la Fiat ha rispettato le legge e la prassi”.

MADRE TERESA
IL CORRIERE DELLA SERA – Ricordo di Navarro-Vals a tutta pagina (21) a 100 anni dalla nascita della Beata Madre Teresa di Calcutta. Titolo emblematico: “Madre Teresa?  Sempre di buonumore ecco la sua santità”.

MIGRANTI
IL MANIFESTO – “Dormitorio nell’inferno”si intitola il reportage di Carlo Lania e Maria Luisa Mastrogiovanni a pagina 2 dal Centro di identificazione ed espulsione di Restino in provincia di Brindisi. Storie di “ordinari rimpatri” di immigrati.

ACQUA
AVVENIRE –  “Oro Blu, che sprechi. Un terzo si disperde” è il titolo dell’inchiesta che AVVENIRE dedica a pagina 7 all’emergenza acqua. L’Italia è un colabrodo. Malfunzionamento di acquedotti, reti logore e cattiva gestione delle risorse idriche (anche da parte dei privati) mettono in ginocchio il Paese e soprattutto le regioni del Sud.

OGM
CORRIERE DELLA SERA – Lettera del Ministro, Giancarlo Galan, sugli Ogm: «Caro direttore, se la nostra «tavola alimentare» continuerà ad essere condita da un eccesso di ideologia, falsità ed ipocrisie di varia collocazione politica e consistenza scientifica possono rendere velleitaria, e quindi debole, la spinta del nostro sistema agricolo a favore della ripresa economica dell`Italia». La battaglia del neo ministro pro-ogm continua…

SCENARI
LA REPUBBLICA – R2 ospita un intervento di Alessandro Baricco: “Il nostro futuro salvato dai barbari”. A distanza di 4 anni dal suo saggio I barbari, lo scrittore torna sul tema e conclude: la mutazione antropologica è finita ma non c’è stata nessuna apocalissi. Abbiamo solo perso una delle dimensioni cui tendevamo, la profondità. Oggi letteralmente migrata sulla superficie: il tesoro del senso che un tempo si immaginava nella profondità si è distribuito «sulla superficie del mondo».

FAMIGLIA
CORRIERE DELLA SERA – Il numero uno di Downing Street ha dichiarato di voler stare qualche settimana in famiglia. Rivoluzione nell’agenda politica (e nel costume) inglese.

FRANCIA
IL SOLE 24 ORE – Spazio a una lettera di George Soros: “Caro Sarkozy, tu discrimini il popolo rom”: «L’espulsione dei rom in corso in Francia rischia di violare le leggi del paese ed europee. In Europa, infatti, nessun uomo, donna o bambino può essere espulso da uno stato per la propria origine etnica senza che un procedimento legale abbia determinato che ha commesso qualche reato. È la pubblica denuncia di George Soros indirizzata al presidente francese Sarkozy. I rom – scrive Soros – sono costretti a emigrare di continuo in Europa perché nei loro paesi devono subire un’impressionante discriminazione e il governo francese aveva fatto bene a caldeggiare l’adozione di provvedimenti per migliorare l’occupazione e le opportunità di sviluppo dei rom negli stati d’origine, Bulgaria e Romania. (…) Nel 2009, la Ue avallò la proposta di utilizzare i fondi strutturali gestiti dalla Commissione europea per finanziare l’edilizia destinata alle comunità discriminate, in particolare i rom. Le linee guida – continua Soros – dovrebbero contemplare finanziamenti destinati all’istruzione, quanto mai necessaria per integrare i bambini rom nelle scuole e non soltanto la formazione per il lavoro. Un terzo di coloro che entreranno nel mercato del lavoro entro il 2015 in paesi quali l’Ungheria saranno rom: gli europei non possono permettere che vada perduta un’altra generazione rom. L’Open Society Foundations di Soros ha distribuito circa 150 milioni di dollari per rendere migliore la vita dei rom e rimuovere gli ostacoli che impediscono loro di istruirsi, di avere un’assistenza sanitaria e di accedere all’occupazione

CINA
ITALIA OGGI – In Cina si può essere condannati a morte anche per la falsificazione di ricevute e contrabbando.  Infatti, secondo il “A morte in Cina per le false fatture“ , sono 68 i reati per i quali è prevista la pena capitale. Ma qualcosa sta cambiando. Il governo, in seguito a un dibattito sulla pena di morte in atto in questi giorni in Cina, ha derubricato 13 crimini. 

CILE
AVVENIRE – A pagina 3 il racconto di come il Cile sta curando le ferite del terremoto di sei mesi fa. Il bilancio appare positivo: rimosse le macerie, scatta la “fase 2” della ricostruzione con 60mila casette di legno costruite per gli sfollati. La solidarietà interna è forte e anche l’economia torna a crescere: più 6,5% il Pil e oltre 100mila i nuovi posti di lavoro.

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