Politica

G8: chi sono gli “sherpa”, le ombre dei grandi

Così The Economist definì i diplomatici che preparano i documenti ufficiali per i capi di Stato. Il loro lavoro ricomincia subito dopo la fine del vertice

di Gabriella Meroni

Nei programmi ufficiali si chiamano semplicemente rappresentanti personali, ma l’Economist li ha ormai marchiati a vita con il nomignolo piu’ efficace che si potesse immaginare: sono gli ”sherpa”, proprio come le famose guide dell’Himalaya che accompagnano gli scalatori in cima all’Everest e il K2. Senza di loro, non si arriverebbe in cima, ovvero al ”vertice”: da qui la fortunata definizione del settimanale britannico ormai entrata nella storia. Con contatti addirittura quotidiani, per mesi e mesi, attraverso quell’anno-vertice che per loro non corrisponde all’anno solare ma va da fine giugno a fine giugno, tessono lentamente le fila dell’arazzo da mettere in mostra a beneficio dei loro capi di Stato e di governo. Uno degli sherpa piu’ bravi e con maggiore anzianita’ di servizio, votato uomo dell’anno in occasione del vertice di Venezia del 1987, e’ stato l’attuale ministro degli Esteri Renato Ruggiero, all’epoca segretario generale della Farnesina, ”rappresentante personale” dell’allora presidente del consiglio Amintore Fanfani. Un altro tipico esempio di sherpa che ha fatto carriera e’ quello dell’ex governatore della Bundesbank, Hans Tietmayer. La preparazione del vertice comincia quando non si e’ ancora concluso quello precedente: la prima volta in cui gli sherpa si riuniscono intorno ad un tavolo si parte dal documento finale del vertice precedente. Il primo compito e’ quello di trovare le aree di consenso: e a questo punto scatta la personalita’ dello sherpa capo, per tacito consenso quello del paese ospite, il cosiddetto ”Tensing”, che punta alla vetta come l’omonimo eroe della conquista dell’Everest il 30 maggio del 1953, tanto per restare in similitudine. In questo caso e’ l’ambasciatore Francesco Olivieri, gia’ consigliere diplomatico di Palazzo Chigi con Massimo D’Alema e Giuliano Amato Grazie al lavoro di preparazione, il documento finale del vertice e’ composto all’80% nel momento in cui i capi di Stato e di governo posano per la rituale fotografia di gruppo all’inaugurazione del summit. I primi ritocchi decisivi, i tasselli mancanti per riempire il 20% restante prima della dichiarazione finale, gli sherpa li fanno sempre dopo cena. All’uscita della prima cena formale, durante la quale si discutono i primi grandi temi politici e ognuno dei leader prende la parola a turno secondo la disposizione intorno alla tavola. I rappresentanti personali, che cenano poco distante, sono gia’ pronti a passare dieci minuti con i loro rispettivi ”boss” e in quei dieci minuti dopo cena avranno le indicazioni di massima. Mentre i leader vanno a dormire, loro si siedono intorno a un tavolo per cominciare a limare la parte del documento sui temi discussi a cena e varare cosi’ la dichiarazione finale del vertice.


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