Famiglia
G8: donne chiedono di rivedere i criteri per Pil
E' questo il senso del documento elaborato dalle Donne del Mediterraneo
di Paul Ricard
La globalizzazione dei mercati “è un processo irreversibile che rappresenta l’evoluzione storica dell’intera umanità”, ma “solidarietà, condivisione e giustizia sono la base della convivenza e condizioni necessarie per mantenere la pace”. E’ questo il senso del documento elaborato dalle Donne del Mediterraneo – associazione internazionale che riunisce rappresentanti delle istituzioni e della societa’ civile di numerosi Paesi – per intervenire nel pubblico dibattito legato al G8, ma soprattutto ”per rispondere alle esigenze manifestate dal potere pubblico nei riguardi delle Ong”. La richiesta principale – che sara’ presentata a tutti Capi di Stato del mondo e ai Grandi del G8 – e’ quella di una ”rivisitazione” degli indici di ricchezza dei singoli Paesi, dell’assunzione di nuovi criteri per il calcolo del PIL, che tengano conto anche degli investimenti fatti in
materia di tutela dell’ambiente, diritti umani, qualità della vita, norme sociali, pari opportunita’. ”E’un volto umano della globalizzazione quello che cerchiamo – ha detto oggi il segretario generale dell’associazione, Anna Torraco – tenendo conto di tutte le istanze che i movimenti
antiglobalizzazione stanno portando avanti in questi giorni al G8”.
E la proposta è anche quella di realizzare una sorta di ”certificazione etica” per quei Paesi che dimostrino di avere a cuore l’essere umano. Quanto alla globalizzazione, le Donne del Mediterraneo la accettano, senza pregiudizi, ma chiedono ai Governi di ”intervenire sia sui meccanismi che sugli effetti che questa puo’ comportare”, perché “trovare un equilibrio fra pubblico e privato si può: la solidarieta’ – si legge nel documento – puo’ essere compatibile con l’interesse economico”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.