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La vergogna di Palazzo San Gervasio ‎

Gli africani che lavorano nei campi dormono nelle grotte, ma in dieci anni stanziati 770mila euro

di Maurizio Regosa

Il tabù l’aveva infranto, nella canicola di fine luglio, l’associazione Michele Mancino di Palazzo San Gervasio (in provincia di Potenza), presentando una «deduzione-denuncia», in cui si ipotizza a carico del sindaco della città l’accusa di riduzione in schiavitù degli africani costretti a vivere alla macchia.

La denuncia
Da alcuni anni nutrite schiere di africani raggiungono – a tempo debito – questa terra dell’oro rosso, e cioè dei pomodori. Gran lavoro, poco guadagno, ma soprattutto poco riposo: non esiste infatti più il campo di accoglienza di Contrada Piani, chiuso dal sindaco con una ordinanza. Motivata, a suo dire, da «invasione aggravata di pubblici edifici». Quanto basta, secondo l’amministrazione comunale, a smettersi di occuparsi di lavoratori necessari (i pomodori, da soli, non salgono sul camion, va da sé) e del loro diritto di vivere in una situazione «umana». Una posizione che aveva scatenato le ire dell’associazione, che – richiamandosi alla Costituzione repubblicana (e in particolare agli articoli 2, 32 e 36) – ha appunto presentato il suo esposto. Gli extracomunitari, argomenta la denuncia, «non sono extraterrestri e quindi fanno parte della “famiglia umana”». Incontrovertibile. «Se dovessero essere condannati “in nome del popolo italiano”», prosegue, «l’inconsapevole popolo italiano, le istituzioni e gli enti locali dovrebbero essere condannati per “riduzione in schiavitù” proprio di quelle persone e di tante altre costrette a “campare” nelle stesse condizioni».

Eppure i soldi c’erano
Mentre l’esposto denuncia fa il suo corso, giunge un’altra notizia, doppiamente paradossale. Ivano Strizzolo (vicepresidente Pd del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen) ha infatti presentato, nel mese di agosto, una interrogazione parlamentare (rivolta a Fazio, Sacconi e Tremonti, titolari rispettivamente della Salute, del Lavoro e dell’Economia), dalla quale emergono ulteriori dettagli. Ad esempio che il centro chiuso dal sindaco (voluto da un gruppo di cittadini e creato nel 1999) ha avuto negli anni una dotazione finanziaria che però non ha in pratica prodotto nulla. L’onorevole Strizzolo fa l’elenco degli stanziamenti e soprattutto la somma: «il totale delle risorse finanziarie regionali per le politiche a favore dei migranti assegnate e trasferite al comune di Palazzo San Gervasio dal 2000 al 2009 è pari a euro 770.266,10 per la sistemazione dell’area accoglienza», ma, conclude, «la situazione è peggiore di quella del 1999, anno in cui il campo è stato ufficialmente aperto».

Amara conclusione, non c’è dubbio. E ancor più amara, scrive Strizzolo dal momento che da parte delle associazioni e delle realtà di Terzo settore non sono mancati interventi. La Caritas di Acerenza ha finanziato il presidio medico quotidiano della Cri. Le parrocchie della diocesi hanno raccolto vestiti e coperte. Insomma la società si è data da fare. Non resta, sottolinea il deputato, «visti tutti i fondi stanziati e le condizioni dell’area» che «guardare con attenzione le rendicontazioni, cominciando a far luce sulle effettive modalità di spesa applicate». L’interrogazione si conclude con la formula di rito: «quali iniziative di competenza intendono assumere i ministri per assicurare un’accoglienza dignitosa ai lavoratori e per effettuare tutti i necessari controlli e verifiche per garantire la sicurezza e il rispetto delle norme igienico-sanitarie, della legislazione in materia di lavoro e previdenza sociale e delle normative di ordine fiscale e tributario?».


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