Mondo
Allarme per 8,5 mln di minori
A lanciarlo Unicef e Save the Children. «Dal cibo che non c'è alle malattie, la situazione qui è drammatica»
L’allarme più accorato è per loro. Per i circa 8,5 milioni di minori, 2,4 milioni dei quali al di sotto dei cinque anni. Non a caso a lanciarlo sono le ong che da anni sono presenti in Pakistan: Unicef e Save the Children.
Una denuncia più che motivata, del resto. In un paese in cui milione di persone hanno dovuto lasciare la loro casa per via delle alluvioni, fatalmente la situazione dei bambini è quella più a rischio. Un rischio che riguarda direttamente 3,5 milioni di minori e che purtroppo si declina in molti modi. Dal cibo che non c’è alle malattie che potrebbero dilagare. Altrove non sarebbero preoccupanti. Qui possono essere fatali. Una semplice dissenteria, ad esempio. «Patologie che se non trattate possono essere letali, in particolare per bambini male o poco nutriti», sottolinea Save the Children (che, con cliniche fisse e unità mobili, da Swat e dal Punjab e da Sindh sta portando soccorsi sanitari in diverse zone del paese, distribuendo anche cibo, kit sanitari e pasticche per la potabilizzazione dell’acqua). Nelle prime settimane sono già state visitate oltre 50mila persone e in molti casi sono state riscontrate malattie respiratorie.
«Siamo presenti», precisa Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia, «con più di 500 persone di staff e altre si aggiungeranno nei giorni a venire, oltre ai nostri partner locali». Lo stesso sta facendo l’Unicef: «tutti coloro che lavoravano ai programmi già in corso si stanno dedicando all’emergenza; inoltre sta arrivando nuovo personale internazionale», spiega Stefano Savi, responsabile dell’ufficio Unicef a Balochistan, «ma prevedere il sostegno a circa 17 milioni di persone è un’impresa ciclopica». Che comunque va portata avanti. «Oltre a occuparci dell’acqua potabile e dell’igiene ambientale, informiamo la popolazione per ridurre i rischi di malattie, monitoriamo il problema gravissimo della malnutrizione, facciamo campagne di vaccinazione e attiviamo programmi di child protection», aggiunge Savi. Giacché oltre ai problemi sanitari (fra i quali, l’impennata della malaria), ci sono i traumi (per superare i quali nei campi Unicef sono stati allestiti child friendly spaces, cioè ambienti in cui l’accoglienza e il gioco si alleano per far ritrovare un po’ di serenità). «E poi c’è il problema dell’istruzione», conclude, Savi, «molte scuole sono state distrutte o sono diventate strutture di accoglienza per gli sfollati. Unicef ha predisposto delle tende per aiutare questi bambini a vivere e studiare in una condizione il più normale possibile».
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