Economia

Coldiretti: “Sveglia alle 5 per 60 centesimi”

"Mungere una pecora vale molto meno di una tazzina di caffè", denuncia l'associazione di coltivatori che oggi manifesta in Sardegna

di Redazione

“Sveglia alle 5 del mattino per la prima mungitura che sarà ripetuta nel pomeriggio per ottenere con ogni pecora circa un litro di latte al giorno che viene pagato circa 60 centesimi al litro mentre solo i costi di allevamento si avvicinano all’euro”. Sta in questa contraddizione con la mungitura di una pecora che vale molto meno di una tazzina di caffe la ragione della mobilitazione promossa dalla Coldiretti che sottolinea come in queste condizioni la maggioranza dei 70mila allevamenti di pastori saranno costretti a chiudere. “E non va meglio per la lana con i costi di tosatura e di smaltimento che superano notevolmente i ricavi o per la carne quando solo a Pasqua”, riferisce la Coldiretti, “quella venduta dall’allevatore a circa 4 euro al chilo viene rivenduta dal negoziante a 10-12 euro al chilo”.

Nell’ultimo quinquennio la produzione nazionale di latte ovicaprino ha evidenziato una tendenza al calo a causa di una progressiva perdita di redditività degli allevamenti con la remunerazione del latte che ha seguito un trend negativo negli ultimi cinque anni. “L’allevamento ovicaprino”, sottolinea la Coldiretti, “è un’attività che, concentrata nelle zone svantaggiate, è ad alta intensità di manodopera. Il settore ha registrato un incremento dei costi, in particolare per il combustibile, l’elettricità e i mangimi, determinando una ulteriore pressione sul settore che già versa in una situazione critica sul piano della competitività”. Preoccupante è la flessione costante dei consumi nazionali dei prodotti ovicaprini . Anche nel mercato estero, le scarse strategie di difesa dell’immagine dei prodotti tipici italiani porta a sostituire l’acquisto del Pecorino Romano (95 per cento dell’export di formaggi ovicaprini) con prodotti simili provenienti da altri concorrenti stranieri. “Inoltre, l’eccessiva dipendenza dall’export di un singolo prodotto (Pecorino Romano) su un unico mercato (Stati Uniti) rende estremamente vulnerabile tutta la filiera, come dimostra l’andamento negativo delle vendite durante l’ultimo quinquennio”. Da evidenziare, infine, “la crescente importazione nell’Unione Europea di carne ovina che esercitano una pressione al ribasso sul prodotto nazionale per la mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta”, conclude la Coldiretti, “che consente di spacciare come nazionale la carne importata”.


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