Non profit

Quei diamanti al Mandela Fund

Naomi parla, un responsabile si dimette

di Emanuela Citterio

Lo scandalo dei diamanti insanguinati arriva fino alla fondazione non profit creata da Mandela, icona della lotta contro l’apartheid in Sudafrica. Il responsabile del “Nelson Mandela Children’s Fund”, Jeremy Ractliffe, si è dimesso dopo la deposizione di Naomi Campbell, ammettendo di aver ricevuto diamanti dalla top-model, che a sua volta li aveva avuti in regalo durante una festa a casa di Mandela.

Durante la sua testimonianza al tribunale per i crimini di guerra dell’Aia in un processo contro l’ex presidente della Liberia Charles Taylor, la Campbell ha detto di aver ricevuto in regalo tre diamanti grezzi nel 1997 durante una cena di beneficienza tenuta dall’ex presidente Mandela dove anche Taylor era presente. E di aver poi deciso di darli in beneficienza alla fondazione di Mandela.

In una lettera resa nota oggi, Ractliffe, ha dato le dimissioni dal board della Fondazione. Il responsabile della charity, che nel ’97 ne era il direttore esecutivo, ha ammesso di aver tenuto per tredici anni quelle pietre, e di non aver informato della cosa i colleghi e gli altri membri del consiglio della fondazione. «Naomi mi disse che potevano andare a beneficio della charity» ha detto Ractiliffe, «ma io le dissi che non potevo coinvolgere la fondazione in qualcosa che poteva essere illegale». Alla fine, ha spiegato Ractliffe, la sue decisione è stata quella di conservare i diamanti, sapendo che Naomi avrebbe commesso un atto illegale portandoli fuori dal Sudafrica.

Le tre pietre preziose sono ora nella mani della polizia sudafricana e Ractliffe rischia l’accusa di possesso di diamanti grezzi senza licenza, un crimine in Sud Africa.

L’ex presidente Taylor è sotto processo dal gennaio 2008 per il ruolo avuto nella guerra civile combattuta in Sierra Leone dal 1991 al 2001, che causò 120.000 morti e migliaia di mutilati. Secondo l’accusa, l’ex presidente diresse la guerra dal suo palazzo presidenziale di Monrovia, armando i ribelli del Fronte rivoluzionario unito (Ruf) per ottenere in cambio il controllo delle risorse della Sierra Leone, in particolare diamanti e legno pregiato. Il processo è stato spostato da Freetown in Liberia all’Aia per motivi di sicurezza. L’ex presidente si è dichiarato non colpevole degli 11 capi di imputazione che gli sono stati contestati, tra cui omicidi, stupri, torture e arruolamento di bambini soldato.


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