Welfare

Studenti stranieri, l’Italia viaggia a passo di gambero

di Redazione

di Rufaida Sufi Hamid
Dall’indagine «La mobilità della conoscenza», condotta dal Coordinamento degli enti di ricerca Friuli Venezia Giulia, che ha monitorato i flussi di mobilità in entrata di ricercatori e alla quale hanno partecipato 25 istituzioni scientifiche e accademiche, emerge che il numero totale di ricercatori e studenti stranieri in Italia è pari a 8.411, il 57% dei quali costituito da studenti iscritti a corsi di laurea di primo livello e il restante da suddividersi tra visiting professor (15%), ricercatori (12%) e studenti di laurea di secondo livello, dottorandi, docenti, post doc e studenti di master (16%). L’indagine mostra negli anni un aumento progressivo di presenze dall’estero nelle istituzioni del sistema scientifico e accademico, con 1.500 ingressi in più registrati rispetto al 2005.
I problemi a cui vanno incontro i ricercatori stranieri però sono davvero tanti e per questo la Sissa (la Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste, che è uno dei maggiori centri di ricerca e formazione avanzata in Italia) ha aperto il «Welcome Office Trieste». La struttura fornisce informazioni precise e aggiornate su procedure e adempimenti burocratici, agevolando la soluzione di problemi prima e durante il soggiorno. Le voci riguardano soprattutto l’alloggio e le opportunità di lavoro, oltre a informazioni su assicurazione sanitaria, condizioni di ingresso e soggiorno in Italia.
«Purtroppo, nonostante la buona volontà dei responsabili locali, i problemi burocratici non dipendono da loro», spiega il portavoce degli studenti del Sissa, Nicola Bassan. «Basterebbe attuare una procedura agevolata per il rilascio dei permessi di soggiorno per i dottorandi prevedendo, ad esempio, che lo stesso abbia una durata per l’intero programma di studi. Insomma, l’idea è che sono, sostanzialmente, intrappolati e non possono partecipare a convegni e conferenze internazionali per presentare i propri risultati, oltre a trovarsi in difficoltà nel gestire le altre collaborazioni in giro per il mondo».
L’assurdità sta però nel fatto che spesso la formazione di uno studente straniero ammesso al dottorato attraverso borse di studio costa molto all’Italia in termini economici. Eppure è l’Italia che li forma e nello stesso tempo li ostacola invece di trarre vantaggi dalla loro formazione.

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