Non profit

Pomigliano fra debiti e jacuzzi

Viaggio fra gli operai della Fiat dopo il referendum di giugno e la nascita della newco

di Maurizio Regosa

I riflettori si sono davvero accesi, sugli operai di Pomigliano d’Arco, il giorno del referendum. Quando i risultati erano definitivi, le cineprese si sono spostate altrove. A Roma per la politica. A Milano per la finanza. A Torino per la Fiat. Da queste città hanno cominciato a far rimbalzare parole che forse dicono troppo poco. NewCo. Cultura del lavoro. Garanzia di produttività. Ma come si viva in cassa integrazione con 750 euro, quali siano le strategia di “sopravvivenza” e quale lo stato d’animo dei lavoratori non è rilevabile da una consultazione, svoltasi nell’incertezza di un «dopo Cristo», come l’ad Fiat, Sergio Marchionne definisce l’era prossima ventura di nuove e, secondo lui, più corrette relazioni tra sindacati e impresa. Anche per conseguire questo obiettivo, però, i conti – più che con le associazioni di rappresentanza – è forse meglio farli con gli operai. Che non sono più quelli. Per rendersene conto, basta andare a Pomigliano e incontrarli. E capire che il granitico Cipputi non abita più qui: ha lasciato il posto a un operaio che non ti aspetti, che ha differenti pensieri e desideri, contraddizioni ed ansie (quelle che hanno spinto gli intervistati a chiedere di non essere citati con il loro vero nome).

La fabbrica è moltissimo
Anche l’aziendalista è cambiato. Questo tipo di operaio, che c’è sempre stato, oggi parla un linguaggio nuovo e i suoi argomenti hanno un sapore per dir così «macroeconomico». Roberto, ad esempio, richiama la globalizzazione e sottolinea «la responsabilità degli operai. Mentre tutti investono altrove, la Fiat sceglie di impegnare 700 milioni. A noi non deluderla».
Sposato, una moglie impiegata e una figlia di pochi mesi, Roberto è un team leader. Oggi coordina il lavoro di altri, ma non si è dimenticato della lunga gavetta e del tempo in cui non riceveva risposte dai capi: «Cerco di essere presente, di creare un rapporto non solo professionale, ma anche umano. In modo che insieme si trovino le soluzioni ai problemi che si presentano». Mentre scandisce queste parole, da una parete del suo salotto i 42 pollici di una piattissima tv rilanciano: «Italia Unoooo»; in bagno fa bella mostra una Jacuzzi. Quanto al futuro, «non vedo l’ora di tornare in fabbrica e di costruire la Panda», dice dopo aver ammesso che è «molto felice di potersi occupare della bambina». Si capisce che è sincero, ma pure che per lui «faticare» è importante. La fabbrica se non è tutto, è moltissimo. E con la Cig, una figlia e un mutuo da 930 euro al mese, è dura.

L’operaio «multi-tasking»
Lo chiamiamo così per sottolineare il dinamismo di chi non si lascia annichilire dalla Cig. Certo può aver problemi ad arrivare a fine mese. Ma…PER CONTINUARE A LEGGERE IL REPORTAGE ACQUISTA VITA IN EDICOLA


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