Questo numero di Vita vi ha accolto subito con una sorpresa: alle prime pagine del giornale, invece delle solite rubriche avete trovato la prima uscita di una campagna, pensata dal grande Gavino Sanna, per rendere stabile il 5 per mille. Lanciare nel cuore delle vacanze estive questa sfida è un annuncio di come ci piacerebbe affrontare l’autunno: senza timori e senza tergiversazioni. Il 5 per mille è una delle vicende più paradossali che ci siamo trovati a raccontare in questi anni. Un punto di libertà a favore del cittadino contribuente, che ha riscosso un successo al di là di ogni previsione e che quindi oggi riscuote un consenso politico praticamente senza eccezioni. Eppure il 5 per mille a cinque anni di distanza dal suo varo, non è ancora legge. Ogni anno viene agganciato a qualche provvedimento economico del governo di turno, ma sempre con un’incertezza sui termini e sui tempi. Farlo diventare legge stabile a questo punto è un obiettivo minimo sul quale dare battaglia con franchezza: per questo il messaggio è rivolto proprio a colui che ha avuto il grande merito di pensare e di varare il 5 per mille. Ci auguriamo che sia proprio Giulio Tremonti a completare l’opera. Certamente non gli daremo tregua.
E speriamo che tutto il mondo del non profit colga l’importanza di questo obiettivo: continuare a navigare a vista non è solo un danno oggettivo e concreto per le rispettive mission, ma costringe anche a una prospettiva riduttiva e quasi rinunciataria. Invece, questo nostro Paese ha un bisogno assoluto di un non profit consapevole del ruolo decisivo che gli spetta, per disegnare una società futura vivibile e in grado di dare opportunità a tutti. Ecco quindi il senso della sfida lanciata: a Tremonti perché completi l’opera iniziata. E a noi, perché portare a casa questo risultato non è solo un legittimo calcolo egoistico ma una prova di responsabilità.
Questo numero che resterà in mano ai lettori per due settimane (Vita torna in edicola il 21 agosto), come tradizione è un numero costruito con una chiave unitaria. Abbiamo pensato infatti di tornare su alcuni luoghi che sono stati teatro di fatti di cronaca importanti durante l’anno appena trascorso. Fatti che ci hanno scosso, indignato, commosso. Gli inviati di Vita sono tornati in quei luoghi per parlare con i protagonisti, per toccare con mano come la realtà sia cambiata in questi mesi. La realtà infatti non si è fermata quando i riflettori dei media si sono spenti o sono stati puntati su altri target. È uno dei grandi limiti del giornalismo di oggi quello di aggredire fatti di cronaca, spolpando la realtà e poi battendo in ritirata quando sembra che non ci sia più nulla da documentare. L’informazione così assume l’aspetto di un tornado che esaspera le cose, travolgendo tutto e lasciando dietro di sé macerie e rancori. Ci piace credere che si possa invece mettere in campo un modo di fare informazione diverso, il cui ruolo non finisce nel momento in cui il picco mediatico cala. Un giornalismo che non usi la realtà, ma si appassioni alla realtà. E che quindi continui il suo lavoro anche quando la realtà sembra non fare più notizia. Questo numero vuole dunque essere un laboratorio. Spetterà naturalmente ai lettori giudicare e darci una conferma che questa è una strada giusta su cui investire.
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