Non profit

Cosa ci fa Paolo Rossi in catena di montaggio?

Il docu-film

di Redazione

«Camminare in bilico tra tragico e comico è la soluzione migliore per far arrivare il messaggio da un punto di vista diverso: il comico che entra a schiaffo nella cosa drammatica esalta la gravità del problema». Così Paolo Rossi sul cortocircuito volutamente paradossale di Ridotte Capacità Lavorative, il docu-film che ha realizzato a Pomigliano, assieme agli operai della Fiat, e che è stato prodotto da Agenzia Multimediale Italiana. Per cinque giorni l’attore, la sua spalla Emanuele Dell’Aquila, il regista Massimiliano Carboni e una troupe (molto contenuta) hanno attraversato la cittadella per cercare di comprendere la vicenda dell’automobile in salsa campana. Sulla base di un canovaccio che fosse solo una debole indicazione, Rossi ha incontrato gli operai, intervistato il sindaco Lello Russo, il parroco don Peppino Gambardella, il sindacalista Fiom Andrea Amendola, e cenato con cinque lavoratori e le rispettive famiglie. «Per me l’importante», ha spiegato il comico, «è far vedere che dietro questa vicenda ci sono delle storie, e che dietro queste storie ci sono delle persone che hanno una vita propria». Un’esistenza magari «conflittuale», aggiunge, alludendo a quanti si sono espressi, nella consultazione voluta dall’azienda, in modo contrario alla propria coscienza. E per raccontare un referendum «surreale», ecco un format che supera le tradizionali divisioni di genere per arrivare (e raccontare) il nocciolo della questione. «Io la chiamerei surrealismo civile. Viviamo anche a Pomigliano sotto la dittatura del paradosso che può essere raccontato con un approccio visionario, stravolgente, appunto surreale», conclude Rossi, che aspetta di vedere la prima del suo Ridotte Capacità Lavorative magari davanti ai cancelli della fabbrica intitolata al «grande filosofo illuminato» Giambattista Vico.

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