Mondo

Sale ancora il numero delle vittime

Gli aggiornamenti delle Ong: "Più danni del previsto"

di Redazione

L’acqua sta scorrendo verso sud. La regione del Sindh si sta preparando alla peggiore inondazione degli ultimi 34 anni. «Ora si incominciano a contare ancora più danni nelle regioni più a sud» scrive nel suo resoconto Diana Bassani, Reporting Officer di Cesvi in Pakistan.

Le vittime e i danni sono più del previsto, è la conclusione unanime delle prime missioni di monitoraggio svolte dalle organizzazioni umanitarie nelle regioni del Pakistan colpite dalle alluvioni.

La difficoltà più grande – sottolineano gli operatori di Caritas Pakistan – è raggiungere molti villaggi rimasti isolati. Poiché le strade sono completamente allagate, spesso occorre spostarsi a piedi, con linee elettriche e telefoniche fuori uso. E purtroppo si prevedono ulteriori piogge.

«Per quanto riguarda le vie di comunicazione, ci riferiscono che la maggior parte dei ponti (17 grandi e 20 piccoli) sono stati distrutti o danneggiati dall’alluvione nel Distretto dello Swat (quello più colpito nella Provincia del Khyber-Pakhtunkhwa)» afferma Bassani del Cesvi. «Questo sta causando grande panico tra la popolazione che è mpossibilitata a muoversi e a ricevere soccorsi. In molte aree dello Swat infatti non c’è modo di far giungere cibo e aiuti. I prezzi dei beni sono nel frattempo saliti alle stelle, peggiorando ulteriormente le condizioni dei nuclei familiari colpiti».

Anche le operazioni di soccorso proseguono con fatica. «Abbiamo saputo dall’ong locale “Environmental Protection Society” che non sono stati costruiti accampamenti per gli sfollati da nessuna organizzazione umanitaria nello Swat» continua la cooperante Cesvi. «Mentre i militari ne hanno costruito uno a Nowshera, accogliendo numerosi pazienti affetti da colera, gastrointerite, malattie della pelle e disidratazione».

Si fa sempe più critica la situazione sanitaria. E’ allarme per i problemi relativi alle malattie trasmissibili dall’acqua, causati dal danneggiamento delle tubature e degli impianti.

Secondo la Croce Rossa il totale della popolazione colpita è di 2.5 milioni, mentre i morti sono saliti a 1600. «Bisogna tener conto che molte persone sono ancora disperse e che molti corpi trasportati dalle acque vengono ritrovati nei villaggi lungo il fiume più a sud» dice Bassani, «rendendo ancor più difficile il riconoscimento. Nelle aree più colpite, interi villaggi sono stati completamente spazzati via e le popolazioni hanno praticamente perso tutto»

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