Volontariato

La corsa degli aiuti

Caritas e Msf sfidano i problemi logistici per prestare soccorso nel nord-ovest

di Redazione

Il bilancio ufficiale è di 1.400 vittime. Ma potrebbero essere molte di più, almeno 6mila, ha fatto sapere nelle ultime ore il ministro dell’informazione della Provincia della Frontiera nordoccidentale. 

Nel nord-ovest del Pakistan colpito dalle alluvioni le organizzazioni umanitarie si sono mobilitate per portare aiuti, pur tra molte difficoltà logistiche. In totale, secondo le stime, sarebbero un milione e mezzo le persone colpite in diversi modi dalle violenti piogge che hanno distrutto case, ponti e campi coltivati.

«La distruzione è enorme nella zona e stiamo cercando di capire dove l’intervento di MSF può essere più utile» dice Benoit De Gryse, capo-missione di Medici senza frontiere in Pakistan. «Tutto viene complicato dal fatto che la distruzione è irregolare e che ci sono parti di popolazione che sono molto difficili da raggiungere a causa delle alluvioni». Le equipe di Medici senza frontiere si trovano nei distretti di Swat, Lower Dir, Dargai e Peshawar.

A Bakthirabad, distretto di Sibi, MSF ha distribuito kit igienici, teli di plastica e alimenti. Il progetto di MSF a Timurgara, nel Lower Dir, è inaccessibile da tutte le zone, dal momento che sono stati distrutti tutti i ponti che collegavano l’area; tuttavia MSF sta continuando il suo progetto e l’equipe ha curato da subito 10 casi nel pronto soccorso di MSF allestito presso l’ospedale della città. Attualmente MSF si sta anche concentrando sulla fornitura di acqua potabile all’ospedale.

Le autorità locali temono che nelle zone colpite possano scoppiare epidemie come il colera o altre gravi patologie.

Medici senza frontiere ha allestito tre centri per il trattamento del colera nei distretti di Swat, Lower Dir e Dargai, oltre al centro già esistente per il trattamento del colera nel distretto di Hangu che sta continuando la sua attività.

«Queste alluvioni sono le peggiori che hanno colpito la zona da generazioni» fanno sapere dagli uffici di Msf. «Molte case sono costruite con il fango e ciò le rende ancora più fragili in questi casi. Parecchie persone non riescono a raggiungere le strutture sanitarie visto che le diverse zone sono rimaste isolate a causa dell’acqua. Per coloro che sono stati colpiti è di vitale importanza poter avere una risposta immediata ai bisogni primari, come l’igiene e la sanità».

Fra le organizzazioni che da subito si sono attivate per l’emergenza c’è la rete Caritas, presente da diversi anni in Pakistan con progetti che vanno dalla prima emergenza, come quelli che hanno caratterizzato il post-terremoto del  2005 e il post-ciclone del 2007, ad interventi di ricostruzione e sviluppo.

In un comunicato di Caritas Italiana si legge che «Caritas Pakistan si è attivata e, nonostante le difficoltà logistiche ed operative, fornisce cibo aiuti d’urgenza a 1.300 famiglie, in due zone del Punjab meridionale: Rajan Pur e Dera Ghazi Khan. Nei prossimi giorni prevede anche di vaccinare 3.000 persone e fornire assistenza sanitaria». Caritas Pakistan fa sapere che le inondazioni hanno distrutto  anche i raccolti di cotone, riso e canna da zucchero.

Caritas Italiana ha espresso solidarietà e vicinanza alla popolazione del Pakistan colpita da questa terribile tragedia e ha messo a disposizione 100.000 euro per sostenere i primi interventi.

Sul fronte degli aiuti governativi nell’area colpita è entrato in azione l’esercito del Pakistan con oltre 30mila militari mobilitati nelle operazioni di soccorso, ma l’impatto sulla devastazione, a una settimana dall’inizio delle piogge, appare limitato.

Sul fronte internazionale, Nazioni Unite e Stati Uniti hanno annunciato sabato che stanzieranno 10 milioni di dollari in assistenza di emergenza. Washington fornirà inoltre imbarcazioni di salvataggio, ponti d’acciaio prefabbricati e migliaia di pasti preconfezionati da distribuire alle vittime delle alluvioni.

 

 

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