Non profit

Tratta, la Carfagna spegne il telefono

Ma la scure del governo si abbatte su tutto il sistema: ridotti anche i fondi per il reinserimento e la prima accoglienza

di Daniele Biella

«Il governo ha tolto uno strumento indispensabile per le persone vittime di tratta e sfruttamento». Non ha dubbi Tiziana Bianchini, 46 anni, coordinatrice Prostituzione e tratta del Cnca – Coordinamento nazionale comunità d’accoglienza, nel commentare il piccolo sisma annunciato per il primo agosto, quando smetteranno di funzionare le 14 postazioni locali del numero verde antitratta 800290290, il cui lavoro verrà assorbito dall’unica sede centrale che fino a oggi aveva la funzione di primo “filtro” delle chiamate.
«La decisione ci è stata comunicata solo dieci giorni prima della scadenza delle convenzioni», aggiunge Bianchini. Il Cnca e tutti gli altri enti coinvolti nella gestione (enti pubblici e non profit fra cui i Comuni di Venezia, Genova e Firenze, la Regione Emilia Romagna, le associazioni On the road e Giraffa, il Gruppo Abele e le Acli di Cagliari) hanno subito espresso contrarietà a un provvedimento che, «azzerando i punti di riferimento territoriali, toglie la possibilità di rispondere in modo immediato alle richieste di aiuto. E pensare che anche le forze dell’ordine si rivolgono alle sedi locali per dare rifugio alle vittime», spiega la coordinatrice. L’accentramento del servizio e la conseguente distanza geografica «diminuirà l’efficacia dell’intervento: in quanto i singoli luoghi di accoglienza saranno meno monitorati e reperibili direttamente».
In dieci anni di attività il numero verde ha garantito l’emersione di 14mila persone e l’arresto di centinaia di sfruttatori. «Tutto il sistema antitratta, legislazione compresa, è considerato il migliore a livello europeo. E ora viene smantellato», sottolinea Bianchini. Sebbene la natura del provvedimento venga presentata come «meramente economica» (il governo risparmierà 600mila euro) «questo non è l’unico taglio. Sono stati ridotti del 18% – 800mila euro in meno dei 4,4 milioni stanziati annualmente fino ad ora – anche i fondi per il reinserimento sociale delle vittime». Non solo: «Ad oggi mancano i 2,5 milioni di euro annuali per le attività di prima accoglienza a indirizzo segreto. Anche se il ministero delle Pari opportunità ha assicurato che i fondi saranno ripristinati».
La scure calata sui fondi antitratta cancellerà anche posti di lavoro: «Almeno 80 persone specializzate, la cui speranza attuale è trovare altre mansioni negli enti d’appartenenza», conclude Bianchini. Gli operatori però non si danno per vinti: Cnca e Caritas hanno già chiesto un incontro urgente con il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna.

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