Non profit

La crociata dell’Inps contro i veri invalidi

Entro il 2012 annunciati 600mila controlli a tappeto

di Franco Bomprezzi

Un’operazione gigantesca e surreale che difficilmente produrrà il risparmio previsto. Anche perché le verifiche saranno effettuate sulla carta «Per il triennio 2010-2012 l’Inps effettua, con le risorse umane e finanziarie previste a legislazione vigente, in via aggiuntiva all’ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, un programma di 100mila verifiche per l’anno 2010 e di 250mila verifiche annue per ciascuno degli anni 2011 e 2012 nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile»: è in questa frase, secca e precisa, contenuta nel testo definitivo della Manovra finanziaria 2010 votata dal Parlamento, l’annuncio della tempesta d’estate che si sta abbattendo con inusitata violenza in queste settimane sulle famiglie e sulle persone con disabilità. L’obiettivo della Finanziaria è recuperare rapidamente quella cifra che era stata preventivata come risparmio possibile, fin da quest’anno, quando era stato proposto di elevare la percentuale di invalidità necessaria per ottenere l’assegno di invalidità.

La tabella sconosciuta
Centomila controlli in realtà erano già previsti per quest’anno, in aggiunta ai 200mila già effettuati nel 2009. La Finanziaria prevede altri 500mila controlli, 250mila all’anno, nel 2011 e nel 2012. Alla fine, dunque, dovrebbero essere passate al setaccio 800mila posizioni previdenziali (200mila già verificate, 600mila dal 2010 al 2012). Una impresa titanica, se si tiene conto che l’intera massa delle persone con certificazione di invalidità sufficiente ad avere una qualsiasi prestazione pensionistica non supera i 2 milioni.
Che cosa c’entri questo sforzo immane con la lotta ai falsi invalidi è davvero difficile dirlo. Sicuramente l’obiettivo è stringere e ridurre il numero delle pensioni di invalidità e delle indennità di accompagnamento, partendo dal presupposto (teorico) che sino ad oggi le commissioni di accertamento dell’invalidità civile, previste dal nostro sistema e gestite dalle Asl, con la presenza di un rappresentante delle associazioni storiche, siano state di manica troppo larga. Non false invalidità, dunque, ma invalidità eccessive, costose, non corrispondenti al reale deficit delle persone.
Si gioca molto sulle parole e sulle definizioni, si rimanda infatti alla classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, peraltro sino ad oggi sconosciuta a gran parte del mondo medico italiano. Si fa riferimento alla tabella delle patologie gravemente invalidanti e croniche, che non sono tantissime, e che dovrebbero costituire l’unico metro per garantire sia le prestazioni economiche, sia la definitiva non rivedibilità delle persone interessate.

Una task force di 488 medici
L’Inps si rende conto, in questi mesi, di non avere energie sufficienti per affrontare l’emergenza, che peraltro è stata favorita dall’istituto stesso, quando ha suggerito al ministro Tremonti l’opportunità di farsi carico in proprio dei controlli e delle funzioni di accertamento, centralizzando, quasi statalizzando, una delle poche procedure che venivano effettuate sul territorio. Di qui il bando di gara per assumere a tempo determinato medici specialisti a contratto, dodici mesi, non necessariamente rinnovabili. Un piccolo esercito: 488 medici che lavoreranno 20 ore a settimana. Con quale competenza?
Le associazioni sono molto preoccupate, ben sapendo quanto delicato sia il ruolo di chi deve valutare con esattezza situazioni e patologie assai diverse, basandosi non solo sulla documentazione esistente, ma soprattutto sulle visite personali. Ma così vanno le cose, al momento. E l’Inps spedisce a raffica le raccomandate, che arrivano puntualmente a una vasta platea di persone con disabilità: le segnalazioni allarmate sono tantissime, e nel blog FrancaMente convergono informazioni, testimonianze, racconti, ansie e paure. Nota la Fish: «La fretta di chiudere le prime 100mila verifiche entro il 2010 è una cattiva consigliera. Innanzitutto il grosso dei controlli l’Inps lo effettuerà solo sulla documentazione inviata dai diretti interessati, riducendo al minimo le visite reali, quelle sulle persone, quelle che consentono un giudizio reale».

Come comportarsi
Il dubbio di molti è semplice: se mando la documentazione richiesta dalla raccomandata, avendo solo quindici giorni di tempo per rispondere, non sono sicuro di fornire certificati comprensibili, diagnosi specialistiche aggiornate. E se sulla base di queste carte intanto mi viene tolta la pensione o l’indennità? Il dubbio è più che legittimo, perché, come nota Carlo Giacobini, «nelle sue lettere l’Inps non accenna a questa opzione. Un’omissione non appare molto corretta sotto il profilo della trasparenza. E d’altra parte se l’Inps lo dicesse, moltissime persone non esiterebbero ad ignorare la richiesta di documentazione, preferendo farsi visitare e presentando in quell’occasione la documentazione sanitaria del caso».
Il consiglio dunque di Ledha e di Fish è proprio questo: se non si è sicurissimi della propria documentazione meglio non rispondere alla richiesta dell’Inps e attendere di essere convocati, e solo in quel momento andare al controllo, magari con un proprio medico di fiducia e con documenti adeguati a dimostrare la sussistenza dei requisiti. Proprio quello che l’Inps non vorrebbe: migliaia di visite a questo punto obbligatorie, con intasamento degli uffici e problemi evidenti di buona immagine per l’Istituto.

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