Famiglia
«Noi non possiamo violare la Bossi-Fini»
Daniela Bacchetta, vicepresidente della Cai
di Redazione

La Commissione Adozioni internazionali sta seguendo con il massimo interesse la questione della kafala, assicura Daniela Bacchetta. Ma sulla vicenda della mancata ratifica della Convenzione dell’Aja del 1996, che riguarda anche i casi di “adozione islamica”, la vicepresidente Cai esprime alcune puntualizzazioni.
Vita: In che modo si spiega questo ritardo?
Daniela Bacchetta: La Convenzione dell’Aja del 1996 è un trattato internazionale che si sovrappone, per alcuni aspetti, a un regolamento dell’Unione Europea, il Roma bis. Questo ha imposto a tutti i Paesi membri “storici”, come l’Italia, a un passaggio intermedio: l’autorizzazione del Consiglio prima alla firma e poi alla ratifica.
Vita: Perché al sollecito della Commissione il nostro Paese non ha dato una prospettiva certa della ratifica?
Bacchetta: Sulla forma della ratifica esistono dei nodi, anche legati alla kafala, il cui recepimento apre problemi con la normativa sull’immigrazione.
Vita: La Convenzione del 1996 si applica alle adozioni internazionali?
Bacchetta: No. Coinvolge la protezione del minore e ricomprende la kafala tra i vari casi di protezione. Ma la kafala è un istituto complesso, che può anche non riguardare minori orfani o in stato di abbandono.
Vita: Quindi attraverso la kafala, per una coppia italiana, ad oggi non è possibile adottare?
Bacchetta: Al momento no.
Vita: E cosa accade nei Paesi africani di matrice islamica con cui pure si adotta?
Bacchetta: In questi Paesi, penso alla Tunisia o all’Iran, esistono sia la kafala che l’adozione e dunque è possibile accogliere un bambino secondo gli standard.
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