Economia

G8: Bové che Genova non sia una Yalta

"Se continua così tra 5-10 anni l'agricoltura sarà controllata dalle multinazionali", dice il contadino francese e dà appuntamento in Qatar per il Wto

di Paul Ricard

G8: BOVE’, VOGLIONO FARE DI GENOVA UNA NUOVA YALTA =
”OTTO CAPI STATO DISCUTERANNO AGENDA VERTICE WTO IN QATAR”

”Vogliono fare di Genova una nuova Yalta, si riuniranno per procedere ad una nuova spartizione del Pianeta”. Tuona contro i potenti della terra che si apprestano a riunirsi al G8 di Genova, il contadino francese Jose’ Bove’, nel capoluogo ligure per far sentire la voce dei produttori contro le logiche liberiste che regolano il comercio internazionale ei prodotti agricoli. ”Gli 8 capi di stato -continua Bove’- vegono a Genova per discutere la prossima riuione dell’Organizzazione mondiale del comemrcio (Omc o Wto), che si terra’ in Qatar allo scopo di allargare le loro sfere di influenza”.
Per Bove’, ”la questione agricola e’ il cuore della discussione nel Wto dall’accordo di Marrakech: se continuiamo cosi’, tra 5-10 anni l’agricoltura sara’ sotto il controllo delle multinazionali”. Per il simbolo dei contadini antiliberisti, ”Dopo Marrakech, il sistema si basa su due principi: ogni paese ha l’obbligo di aprire le proprie frontiere alle importazioni almeno per un 5% del proprio fabbisogno alimentare e lo scambio alimentare si regola solo in base ai prezzi di mercato. In seguito a questa logica, piu’ dell’80% degli scambi del mondo sono costituiti dagli scambi tra Ue e Stati Uniti verso i paesi poveri”.
Bove’, poi attaccato frontalmente un accordo approvato dalla commissione dell’Ue due o tre mesi fa che va sotto il nome di ”tutto meno che le armi”, l’accordo in base al quale l’Unione apre le proprie frontiere alle importazione alimentari dai paesi del sud del mondo: ”Non hanno mai spiegato ai paesi in via di sviluppo- accusa Bove’- che le importazioni avvengono prezzi molto bassi, tanto che solo le multinazionali che operano nel sude del mondo possono permettersi di sfruttarlo”. Infatti, come ha spiegato il basco Paul Nicholson, le multinazionali comprano i prodotti dagli agricoltori del sud del mondo a prezzi inferiori al loro costo di produzione.

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