Famiglia

Welfare non è assistenzialismo ma collaborazione tra protagonisti

di Redazione

Giulio Boscagli, assessore con delega a famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale, traccia le linee dell’impegno della Regione LombardiaDivise fra affetti e incombenze familiari, mestieri di casa e impegni sul lavoro, le donne sono tutte un po’ acrobate. Se sono mamme, poi, le difficoltà, assieme alle gratificazioni, ovvio, aumentano; tra tempo da dedicare ai figli (e al marito) ed energie da profondere nell’ambito professionale, magari nella speranza di raggiungere una promozione o, più semplicemente, difendere il posto di lavoro. «Oggi la difficoltà di conciliare tempi di lavoro e tempi di vita», interviene Giulio Boscagli, Assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, «è esperienza comune nelle famiglie lombarde e quindi questo tema è una priorità che non riguarda solo alcune situazioni perché sta assumendo una dimensione sempre più sociale, propria della collettività. Non si può più contare sulle capacità dei singoli di armonizzare i tempi, né sulle scelte gestionali di aziende lungimiranti – che pure ci sono – che offrono maggiori forme di flessibilità o interventi».

Vita: Assessore Boscagli, dopo le elezioni regionali è stato riconfermato alla guida dell’Assessorato alla Famiglia con un ampliamento delle deleghe, tra cui spicca sicuramente quella alla Conciliazione. Come pensa di affrontare questa nuova sfida?
Giulio Boscagli: La scelta di inserire la delega della Conciliazione già nel nome dell’Assessorato rappresenta la nostra volontà di voler affrontare con sempre maggiore attenzione il tema del rapporto tra famiglia e lavoro. Durante la campagna elettorale il Presidente Formigoni aveva sottolineato con forza la centralità di questo argomento e a marzo ha presentato la proposta di creare un Comitato strategico per la conciliazione famiglia – lavoro. Vorrei però ricordare che in questi ultimi anni abbiamo già iniziato a confrontarci e lavorare su questo aspetto e un esempio è sicuramente l’istituzione del «Premio FamigliaLavoro», promosso da Regione Lombardia insieme ad ALTIS – Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica: un riconoscimento alle aziende e alle istituzioni più virtuose che ha permesso di evidenziare alcune esperienze pilota che possono essere riprese anche da altri. Nella prossima edizione, la terza, abbiamo deciso di aprire il concorso anche alle aziende non profit.
Vita: Prima accennava all’istituzione del Comitato strategico per la conciliazione, quali saranno le sue finalità e da chi è composto?
Boscagli: Il Comitato, che è stato istituito alcuni giorni dopo l’elezione di Formigoni, ha l’obiettivo di ripensare il tema della conciliazione famiglia-lavoro in una logica di sussidiarietà, individuando, delineando e realizzando politiche innovative. Lo scopo è affermare il ruolo centrale della donna nella società e di favorire la conciliazione famiglia-lavoro. A presiedere il tavolo è direttamente il Presidente Formigoni che collaborerà direttamente con i rappresentanti del mondo imprenditoriale, della società civile e del mondo politico.
Vita: Tornando al tema più generale della conciliazione e del ruolo della donna nel mondo del lavoro, qual è la situazione attuale in Lombardia e quale deve essere l’impegno delle istituzioni?
Boscagli: In Lombardia si è vicini al 60% dell’occupazione femminile, e questo vuol dire che da noi le problematiche che riguardano le donne al lavoro si sono fatte sempre più pressanti. La sensibilità del mondo dell’impresa sta crescendo di pari passo e perciò si stanno estendendo i percorsi di facilitazione e di attuazione di nuove modalità di organizzare il lavoro. Il ruolo che l’istituzione pubblica deve svolgere, e Regione Lombardia si sta già muovendo in questa direzione, è quello di mettere in moto i servizi alla persona. Penso al Terzo settore, alle realtà imprenditoriali o agli enti pubblici piccoli e grandi che – l’esperienza lo dimostra – vanno incontro alle esigenze delle donne e dei giovani in difficoltà. A fronte di questa vivacità lo Stato, il pubblico in generale, deve quindi mettere in campo con sempre maggiore convinzione una nuova concezione di welfare che passi dall’assistenzialismo al coordinamento e alla valorizzazione delle realtà positive.
Vita: Come è possibile estendere questa nuova concezione di welfare?
Boscagli: È innanzitutto necessario creare delle “reti territoriali” sul tema della conciliazione famiglia-lavoro. Questo è possibile unicamente se si realizzano delle vere e proprie partnership fra aziende profit e mondo non profit, affinché le imprese possano essere sostenute nel pensare progetti di welfare. È altresì importante che si sviluppino dei piani sociali locali orientati alla conciliazione, integrando cioè l’area sociale con l’area lavoro e l’area della formazione. Ed infine è essenziale che le aziende della stessa zona possano integrarsi tra loro, in modo da offrire ai propri dipendenti servizi di conciliazione anche a prezzi più competitivi e con facilitazione rispetto all’accesso. Certamente questa non è una sfida semplice, perché stiamo parlando di una vera rivoluzione che coinvolgerà il mondo del lavoro, le istituzioni e il Terzo settore, ma la realtà attuale, i progetti unici che stanno nascendo spontaneamente nel territorio ci fanno capire che una rivoluzione culturale è già in atto. Ora serve un coordinamento maggiore e un flusso di informazioni continuo: questo è il compito delle istituzioni, un compito che Regione Lombardia ha assunto e che intende svolgere con profitto.


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