Non profit

WikiLeaks, creatura della rete

Il sito negli ultimi mesi è esploso su Twitter e Facebook

di Emanuela Citterio

È diventato la fonte della più grande fuga di notizie della storia americana, dopo aver messo online ben 91.731 documenti riservati sulla guerra in Afghanistan. Ma non è un giornale, né un sito di informazioni giornalistiche. WikiLeaks.org è un collettore di notizie che si basa sul lavoro di 800 volontari anonimi, attivisti da ogni parte del globo che controllano il materiale che poi viene reso pubblico sul sito. Fondato quattro anni fa da Julian Assange, 39 anni, australiano (nella foto), l’aggregatore da quattro mesi a questa parte ha avuto un’esplosione di presenza e contatti sui social network: su Twitter ha ben 84.870 fans e 57.747 su Facebook.

Il suo credo si chiama “principled leaking”: rivelare segreti importanti per l’opinione pubblica dando voce ai dissidenti interni di imprese, organi governativi, strutture militari che a un certo punto decidono di parlare. Secondo alcuni è il fronte più avanzato del giornalismo investigativo, secondo altri un sito amatoriale e poco credibile, una specie di gogna che butta in rete notizie senza verificarne la veridicità. L’immediatezza è una delle caratteristiche di WikiLeaks, che è a tutti gli effetti una creatura del mondo virtuale: non ha una vera sede, una struttura aziendale e fonti di finanziamento stabili. Ha indirizzi in Svezia, Belgio e Islanda e si regge solo sulle donazioni e sul lavoro volontario. Controlla le fonti ma non i contenuti: per ammissione dei suoi stessi fondatori e attivisti non c’è nessuna garanzia che le rivelazioni corrispondano al vero. Il materiale è offerto al pubblico senza mediazioni, tocca a ognuno selezionare e farsi un’idea di cosa è credibile o meno.

C’è da scommettere che WikiLeaks sarà scrutato nel dettaglio per quanto riguarda le sue fonti di finanziamento. Secondo il fondatore Assange si tratta solo di donazioni volontarie o ottenute grazie a dei premi. Ma la Cnn ha riportato le dichiarazioni di John Young, un co-fondatore di WikiLeaks che ha lasciato proprio a causa dei fondi: «Avevo saputo che il sito aveva raccolto 5 milioni di dollari durante il suo primo anno» ha detto Young. «Ho cominciato a chiedere quale fosse l’origine di tutto questo denaro, ma una volta sollevati dei dubbi sono stato cancellato dalla lista degli attivisti».

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