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Cosentino, dimissioni “concordate”

Berlusconi evita il peggio, tensione alle stelle nel Pdl

di Franco Bomprezzi

Ancora dimissioni imposte da Berlusconi per evitare il peggio, ossia il voto su una mozione di sfiducia pericolosissima, alla luce dei contrasti interni al Pdl. I giornali di oggi raccontano con ampiezza la vicenda Cosentino, il sottosegretario all’Economia che resta comunque coordinatore del Pdl in Campania.

 

“Cosentino si dimette e attacca Fini”, apre così il CORRIERE DELLA SERA di oggi. La decisione del sottosegretario all’Economia è arrivata dopo un vertice a palazzo Chigi con il premier Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. Presente anche il coordinatore Denis Verdini, anche lui coinvolto nell’inchiesta. Lasciando l’incarico Cosentino ha attaccato duramente Fini: «In relazione alle vicende recentemente apparse – afferma Cosentino – riguardanti alcuni episodi accaduti durante la campagna elettorale per le elezioni regionali della Campania,  alcuni rappresentanti dell’opposizione hanno ritenuto di poter presentare una strumentale ed infondata mozione di sfiducia che già di per se non potrebbe che apparire irricevibile. Queste mozioni sono soltanto le ultime di una lunga serie che hanno connotazioni chiaramente persecutorie e che tentano di colpire politicamente tutto ciò che con grande lavoro e con oggettivo successo ho potuto costruire proprio in Campania consentendo al centro destra di ottenere risultati mai sperati prima». «Oggi – prosegue Cosentino nella sua nota – governiamo 181 comuni, 4 provincie su 5 e la Regione dopo essere stati sempre all’opposizione. Il presidente della Camera con solerzia degna di miglior causa, dopo che già per due volte proprio alla Camera dei Deputati analoghe mozioni erano state votate e respinte con larga maggioranza, così come anche una al Senato, ha ritenuto di volerle calendarizzare in tempi brevissimi basandosi quindi soltanto su indimostrate e inconsistenti notizie di stampa. Tale atteggiamento ben si comprende ove si conoscano le dinamiche politiche in Campania e coloro che sono i più stretti collaboratori dell’On. Fini, quale l’On. Bocchino che da anni, senza successo, tenta di incidere sul territorio non già per interessi del partito bensì per mere ragioni di potere personale e che alla prova elettorale è sempre stato sconfitto. È risibile che l’On. Fini voglia far passare le sue decisioni come se derivassero da una sorta di tensione morale verso la legalità quando si tratta soltanto di un tentativo, anche assai scoperto, di ottenere il potere nel partito tramite l’On. Bocchino». Dal canto suo il presidente della Camera parla di decisione doverose, mentre Berlusconi ribatte con un significativo: accuse infondate. 
Alla vicenda il quotidiano dedica anche l’editoriale di Massimo Franco (“Passaggi obbligati”): «Bisogna dare atto a Silvio Berlusconi di avere compiuto la scelta giusta facendo dimettere il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino: sebbene lasci perplessi la sua permanenza nel Pdl come coordinatore della Campania…. ha preso una decisione obbligata e saggia, anche se tardiva. Evidentemente, il premier ha tempi di reazione dettati da una vistosa dose di diffidenza verso la magistratura… Il fatto che proprio il dimissionario Cosentino additi il pericolo di un ritorno allo «spirito di Tangentopoli » è il tentativo maldestro di eludere le proprie responsabilità; e di evocare un finale drammatico non scontato. Sarà un caso, ma ieri sono stati i ministri Umberto Bossi e Roberto Maroni i primi ad avvertire che la posizione del sottosegretario era indifendibile, anticipando l’esito del colloquio con Berlusconi. Nella Lega cresce la consapevolezza che vicende come quelle che riguardano Cosentino e il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, per il quale le dimissioni sembrano rinviate, azzerano qualunque successo del governo. Macchiano il profilo della maggioranza ed oscurano operazioni come quella contro la ’ndrangheta a Milano. Soprattutto, rischiano di trasmettere un’immagine di impunità che può ricreare le condizioni per «processi di piazza» ambigui». 
Venendo allo sfoglio interno a pag 3 Marco Imarisio intervista Denis Verdini che dice “Vado avanti. Chi mi attacca ha avuto tanto, ma non dà nulla”: «La fronda interna? Sono fatti normali. Succede, nella vita…Io ho fatto un lavoro e continuerò a farlo: costruire il Pdl». A pag 6 invece Giovanni Bianconi ricostruisce l’inchiesta nel suo “Gli affaristi citano il premier: dobbiamo vedere «Cesare»”: «”Cesare”, secondo quanto riferiscono gli investigatori ai magistrati, «è lo pseudonimo utilizzato dai soggetti per riferirsi al presidente del Consiglio». Cioè Silvio Berlusconi. Nelle centinaia di telefonate registrate dai carabinieri ci sono diversi accenni a quel soprannome. «Informeranno Cesare solo domani, perché non c’è», dice Carboni il 9 febbraio scorso, presumibilmente a proposito della candidatura alla presidenza della Campania; «amm’a vedé Cesare quanto prima», dice Lombardi riferendosi alle presunte «manovre » per la conferma del «lodo Alfano»; «credo che sia già arrivato nelle stanze di Cesare … i tribuni hanno già dato notizia», sostiene ancora Carboni a proposito dei tentativi di favorire il sottosegretario Nicola Cosentino. E sullo stesso argomento, di nuovo Carboni: «Ci deve dare una mano, insieme a Marcello il quale parla anche a nome del… di Cesare, capito? ». Infine a pag 9 Maria Teresa Meli intervista Massimo D’Alema secondo il quale “«Dalla crisi non si esce con la via giudiziaria: ora governo di transizione»”. 

“Salta Cosentino, guerra nel Pdl” è il titolo di apertura de LA REPUBBLICA. In prima anche il commento di Ezio Mauro, dal titolo “Il vascello fantasma”: «Per sopravvivere, il vascello fantasma del governo Berlusconi getta i corpi in mare. Sono i corpi dei feriti dagli scandali, politici o affaristici, consumati alla corte del Premier e spesso nel suo interesse, e sacrificati quando sale l’onda dell’opinione pubblica e della vergogna istituzionale. Prima Scajola, poi Brancher, oggi Cosentino. Due ministri e un sottosegretario. Il Cavaliere che se ne disfa, sommerso dal malaffare che lo circonda, è in realtà l’uomo che li ha scelti, li ha nominati, se n’è servito fino in fondo. Lo scandalo riguarda lui, e la sua responsabilità. Per quindici anni, davanti ad ogni crisi, Berlusconi reagiva attaccando, cercando uno scontro e una forzatura, alzando la posta, in modo da creare nel fuoco dell’emergenza soluzioni prepotenti, da cui il suo comando uscisse rafforzato, non importa se abusivamente. Oggi deve rassegnarsi all’impotenza, incassando una sconfitta dopo l’altra e certificando così che gli scandali non sono difendibili. In più, su Brancher come su Cosentino il Premier perde una partita con l’opposizione del Pd, ma soprattutto con l’antagonista interno Fini. Si scopre che anche nel mondo monolitico del berlusconismo è possibile dire no, fare discorsi di normale legalità e di ovvio rispetto istituzionale, e si può vincere politicamente, al di là dei numeri».

Su Cosentino e i finiani, IL GIORNALE dedica un editoriale in prima del direttore Feltri e quattro pagine di commenti e di interviste. Per quanto riguarda la versione di Feltri, le dimissioni di Costantino sono il primo atto di un’operazione pulizia che lo stesso Berlusconi sta portando avanti. «L’input del cavaliere» scrive Feltri «comincia a dare i suoi frutti. Chiunque all’interno del partito sia impelagato in vicende giudiziarie gravi, senza cedere alle pretese giustizialiste dell’opposizione e dei suoi fiancheggiatori più o meno manifesti, è bene che si allontani dalla zona governo per non offrire agli avversari il pretesto di attacchi».  Ancora Feltri: «Sarebbe un errore consentire al Pd e satelliti di ergersi a maestri di etica quando sono afflitti dagli stessi problemi che angustiano le forze di governo».  Indipendentemente da chi sarà epurato o chi si dimetterà, resta il fatto che per ora non ci sarà un coordinatore unico.  È quello che il capogruppo azzurro Fabrizio Cicchitto ha detto nella lunga intervista “No al coordinatore unico ora sarebbe una forzatura” pubblicata in seconda pagina. Cicchitto vede un partito organizzato nel territorio, vorrebbe dire ai militanti di partecipare al dibattito, di parlare con gli esponenti del partito. «Bisogna aprirgli le sedi del Pdl una volta al mese perché sono loro che poi difenderanno Berlusconi nella società. Per quanto riguarda il rapporto con Fini, Cicchitto è possibilista sul fatto che rimanga nel Pdl. «Io sono per riconoscere che nel Pdl c’è una larghissima maggioranza. Poi, siccome non punto a rotture drammatiche, sono perché negli organismi dirigenti si riconosca l’esistenza di un’opposizione, a patto che le differenze si esprimano su punti politici alti e non su polemiche spicciole»·  Ma alla fine Cicchitto avverte:« I finiani devono modificare il loro modo di stare nel partito. Così non si va da nessuna parte». Oltre all’operazione pulizia, il cavaliere cosa farà? Qualche indiscrezione la dà il pezzo “I sospetti di Silvio: Gianfranco? Vuole ingraziarsi certe procure».  In agosto, secondo il pezzo firmato Adaberto Signore, è in programma «una sorta di conclave del Pdl che potrebbe tenersi a Villa Certosa  o nella nuova residenza romana di Tor Crescenza. Lì si tireranno le somme anche delle frazioni interne».

Due pezzi di commento su ITALIA OGGI firmati da Cesare Maffi “La balcanizzazione del Pdl appare senza una soluzione” e da Marco Bertoncini “Il centro destra deve proprio darsi una mossa”, cercano di fare chiarezza sul presente e soprattutto sul futuro del Pdl. Maffi, partendo dal presupposto che, dopo i casi di Bertolaso, Scajola, Verdini, Brancher e Cosentino, un altro caso scoppierà, chiude il pezzo con questa osservazione: «Per chi vota Pdl, difendere Berlusconi dalle offensive giudiziarie non costa. Difendere i suoi luogotenenti è, invece, tutt’altro costo». Bertoncini invece evoca la pulizia del Pdl. «Tale richiesta della base del partito. Sgradevole, però, è che questa esigenza sia usata dai finiani a strumentali scopi di sputtanare la classe dirigente del proprio stesso partito». Ancora Bertoncini: «Troppi, nel partito, ragionano in termini di Palazzo, dimentichi della base. Peggio ancora, poi, se alla politica, intesa come mero potere, s’intrecciano affari non sempre limpidi».

Se le prime pagine sono dedicate alla spiegazione, dettaglio su dettaglio, della manovra, IL SOLE 24 ORE sposta la bufera “Cosentino” e relative dimissioni a pagina 19 (con lancio in prima). Qui scopriamo che  Nicola Cosentino si è dimesso  da sottosegretario dell’Economia ma non da coordinatore del Pdl in Campania. Cosentino, coinvolto nell’inchiesta sulla cosidetta “P3”, lascia ma attacca il presidente della Camera e il suo fedelissimo Italo Bocchino, rei secondo l’ex sottosegretario di cercare solo “il potere”.
Stefano Folli nel suo commento stigmatizza, però, la situazione: «Cosentino dopo Scajola e Brancher… Le ferite sono sempre più sanguinose e tutti colgono l’affanno della maggioranza. Il solco con Fini ha raggiunto la profondità massima, perchè ormai è l’autorità del premier (e leader della coalizione) a essere messa ogni giorno in discussione». Il dietro le quinte al caso Cosentino, insomma, racconta la storia di un premier costretto a maneggiare un partito esplosivo. Assediato dalle inchieste giudiziarie e dall’assalto mediatico. E sempre più logorato da una faida interna che contrappone la vecchia guardia berlusconiana alle nuove leve che si muovono sotto la bandiera di “Liberamente”. A riportarlo è Celestina Dominelli nel suo “Verdini resta ma nel Pdl cresce il malumore” di spalla all’apertura. Marco Ludovisi e Domenico Lusi, a pagina 20, firmano infine un affondo sulla cosiddetta P3, associazione segreta che avrebbe dovuto fare pressioni su istituzioni e giudici. Il titolo la dice lunga: “Per la cricca il premier era «Cesare»”. Così, infatti, sembra fosse chiamato Silvio Berlusconi dagli adepti della P3. Nega e respinge al mittente l’avvocato Niccolò Ghedini: «Come risulta proprio dagli atti stessi mai per queste vicende alcun contatto, diretto o indiretto, vi è stato tra il presidente Berlusconi e i soggetti indicati».

Ancora oggi la prima pagina del MANIFESTO è dominata dalla manifestazione organizzata dallo stesso quotidiano in piazza Montecitorio. Un richiamo in basso dall’occhiello «Berlusconi Eolico» titola: «Cosentino via col vento» che esordisce: «Dopo un incontro a Palazzo Chigi con il presidente del consiglio Nicola Cosentino se ne è andato (…) In una nota al vetriolo, Cosentino rivendica di aver deciso “di concerto con il presidente Berlusconi” e attacca direttamente la “solerzia degna di miglior causa” del presidente della camera e cofondatore del Pdl Gianfranco Fini, criticando apertamente le mire sulla Campania di Italo Bocchino. Per Berlusconi è una sconfitta campale, le dimissioni arrivano a pochi giorni dalla mozione di fiducia. Dopo Scajola e Brancher il governo perde un altro pezzo. Resta però ancora al suo posto il triumviro del Pdl Denis Verdini su cui il Cavaliere per ora fa quadrato. Aveva detto “ghe pensi mi”. Governo e maggioranza allo sbando. E Tremonti passa solo con la fiducia». Tre poi le pagine dedicate al premier che «perde pezzi e fiducia» che si chiudono con una pagina interamente dedicata al caso Cosentino e alle ripercussioni sulla maggioranza e i suoi alleati in primis la Lega cui viene dedicato l’articolo a più di pagina 9 «Di lotta e di governo. L’imbarazzo leghista». Nell’articolo si sottolinea che «la Lega ha iniziato l’operazione “distinguo”. Troppi esponenti del Pdl stanno finendo invischiati in affari giudiziari, e il Carroccio non può permettersi, di fronte alla sua base, di far finta di niente. E allora fa di tutto per sottolineare la sua diversità dagli alleati. Lo aveva già fatto in occasione del “caso Brancher” (…) Con Cosentino la strategia è la stessa, e riesce più efficace visto che il personaggio opera sotto la linea del Po (…)» E prosegue «Il sottosegretario Roberto Castelli ha ribadito che la Lega si “oppone a infiltrazioni di tipo mafioso” mentre teme che “altri partiti non lo facciano”. Nella maggior parte dei casi sono alleati suoi. Francesco Speroni ha rispolverato invece vocaboli da prima repubblica per spiegare la situazione: «Nel momento in cui il Pdl pesca tra i vecchi socialisti e i vecchi democristiani è facile che succedano certe cose”. Insomma gli unici “duri e puri” sono loro padani» .

 “Dimissioni. E fiducia” è il titolo di apertura di AVVENIRE oggi. Il passo indietro del coordinatore campano del Pdl Cosentino indagato per la P3 evita al centrodestra la conta sulla mozione di sfiducia del Pd, fissata dal presidente della Camera a mercoledì, tra le polemiche. La decisione di dimettersi è stata concordata con Berlusconi, che lo difende: “È innocente». Nell’articolo di Roberta D’Angelo a pagina 11 dedicato alla vicenda si legge: «Subito dopo le dimissioni da sottosegretario inizia la battaglia al veleno. Cosentino si toglie tutti i sassolini: le accuse sono rivolte a Fini e al suo “braccio armato” Bocchino che, “da anni senza successo, tenta di incidere sul territorio non già per interessi del partito bensì per mere ragioni di potere personale”. Parole che lasciano del tutto indifferente Fini…. La Lega tace: “C’è un’inchiesta in corso, no comment”, sono le parole del ministro Maroni. Ma tira un sospiro di sollievo, preoccupata dalle vicende giudiziarie che travolgono l’esecutivo. E Berlusconi medita la prossima mossa». Dall’inchiesta sulla presunta P3 spunta anche un’informativa dei carabinieri che chiama in causa Formigoni per la vicenda della riammissione della sua lista alle ultime regionali. Il gruppo di Carboni avrebbe agito “su mandato” del governatore della Lombardia  che replica seccamente: «Tutto completamente falso e infondato». Sul quotidiano cattolico maggiore attenzione è data al voto di fiducia di oggi sul decretone economico. Tutta la pagina 9 è dedicata alla manovra e a Tremonti che “predica austerità” e giudica la manovra “necessaria”. Nel sommario si legge: «Giro di boa al Senato. Il maxiemendamento conferma i tagli alle regioni, stangata più dura sulle assicurazioni e sessanta milioni per assumere magistrati».  

“Cosentino si dimette ma il premier lo difende”. LA STAMPA apre con le dimissioni del sottosegretario all’economia e con l’inchiesta sulla P3, senza tralasciare le lotte interne al Pdl (“La rabbia del Cavaliere: ‘Gianfranco lo distruggo'” titola il pezzo di primo piano di pagina 2. La cronaca da Roma riporta le reazioni dei politici, con l’affondo di Fini: «Serve una politica durissima con chi non ha un’etica del comportamento pubblico, che sia intransigente nei confronti di coloro che pensano attraverso la politica di mettersi al riparo dai doveri che ciascun cittadino ha nei confronti della comunità». A p.4 e 5 LA STAMPA dà conto degli sviluppi dell’inchiesta sulla P3. Dalle carte emerge anche un coinvolgimento di Formigoni, che avrebbe chiesto al gruppo di esercitare una pressione sui membri del Csm per ottenere un’ispezione ministeriale contro i giudici che avevano estromesso dalla sfida elettorale la sua lista “Per la Lombardia” a causa delle troppo poche firme. A p. 5 LA STAMPA riporta le intercettazioni fra l’ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, Pasquale Lombardi e Cosentino nelle quali parlano di un “Cesare” che secondo i carabinieri che stanno svolgendo l’inchiesta sarebbe il soprannome di Berlusconi. Secondo l’interpretazione data dagli inquirenti, nelle telefonate a Cosentino Lombardi a un certo punto fa intendere a Cosentino che la sua candidatura a presidente della Regione Campania è richiesta quale contropartita per l’operazione Lodo Alfano.

E inoltre sui giornali di oggi:

MAFIE
LA STAMPA – “Così la ‘ndrangheta ha conquistato i Comuni della Lega”. «E’ solo il punto di partenza». Così il procuratore aggiunto Ilda Bocassini ha definito la più grande inchiesta sulla ‘ndrangheta mai compiuta in Italia, che ha portato in questi giorni all’arresto di 300 persone legate alla rete mafiosa nel nord Italia, «fino a scoprire realtà impensabili nella regione con il Pil più alto d’Europa» scrive LA STAMPA a pagina 18 «come la presenza di alcuni piccoli comuni della Brianza che sarebbero completamente in mano alla ‘drangheta, in grado di determinare nei consigli comunali non solo la maggioranza ma anche l’opposizione, attraverso liste civiche più o meno collegate con realtà nazionali, Lega inclusa». Un’inchiesta che ha portato a scoprire realtà incredibili, come quelle che riguardano Carlo Chiriaco, condannato in primo e secondo grado negli anni 90 per sequestro a scopo di estorsione e sospettato di omicidio che in questi anni è arrivato a posizioni altissime fino a quella di direttore sanitario della Asl di Pavia. Ma sono molti altri i personaggi arrivati a cariche istituzionali grazie all’interessamento delle “famiglie” mafiose.

STATI VEGETATIVI
CORRIERE DELLA SERA – A pag 25 una corrispondenza da Londra ricostruisce la storia di Richard Rudd, un uomo di 43 anni coinvolto in un grave incidente motociclistico a cui la famiglia stava per staccare la spina come lui aveva chiesto quando era sano: «E, invece, è accaduto che le palpebre e gli occhi di Richard Rudd si siano mossi. L’ex conduttore di autobus ha chiesto, nell’unico modo possibile, un modo imprevisto e improvviso, di non morire. I responsabili del reparto di rianimazione, la Neuro Critical Care Unit di Cambridge, per tre volte, con le macchine attorno che ancora riferivano di una condizione ormai perduta, hanno domandato al paziente di rispondere. «Non eravamo mai riusciti a comunicare con lui, il suo cervello era come blindato, i processi cognitivi congelati». Questa volta è partito un lampo. Il professor David Menon, dell’ospedale Addenbroke, ha insistito: vuoi continuare a vivere? Da quando una vettura aveva centrato e travolto il motociclista Richard Rudd, lungo una strada del Lincolnshire fra Kidderminster e Spalding, i medici, ogni giorno, avevano provato a strappargli un messaggio che li autorizzasse ad andare avanti con le terapie per tirarlo fuori dal sonno profondo. Ma non ne avevano ricavato nulla. Anzi, la situazione era progressivamente deteriorata. Ora, Richard, proprio all’ultimo istante, aveva risposto sbattendo le ciglia. Cambia tutto e i medici chiedono conferma. I movimenti degli occhi sono il riferimento: le pupille che vanno a sinistra significano «sì», le pupille a destra significano «no». Il professor Menon le ha viste muoversi a sinistra. Richard Rudd desiderava vivere». 

ALZHEIMER
LA REPUBBLICA – “La svolta americana, screening di massa sui 50enni – La speranza nei nuovi protocolli: cure anticipate con la diagnosi precoce”. Un articolo tradotto dal New York Times: «Per la prima volta in venticinque anni, gli esperti di medicina stanno proponendo di cambiare radicalmente i criteri diagnostici che portano a individuare l’Alzheimer, nell´ambito di nuove ricerche finalizzate a riconoscere ed eventualmente curare la malattia in fase precoce. Con tali nuove linee guida si potrebbe identificare la malattia prima ancora che si presentino le sue avvisaglie più evidenti come la perdita di memoria. Se si deciderà di adottare queste linee guida, presentate martedì scorso a un importante meeting internazionale sull´Alzheimer tenutosi alle Hawaii, secondo alcuni esperti ci sarà un aumento di due-tre volte nel numero dei soggetti colpiti dall’Alzheimer (oggi negli Stati Uniti circa 5,3 milioni), e molte più persone conosceranno con grande anticipo questa loro prognosi. Tali cambiamenti non indifferenti potranno altresì aiutare le società farmaceutiche che, per la prima volta, stanno lavorando a farmaci mirati per aggredire la malattia nei suoi primi stadi, anche se finora nessun farmaco si è dimostrato in grado di alterare il decorso della malattia. La messa a punto di queste nuove linee guida, a opera di esperti coordinati dall´Istituto nazionale per l´invecchiamento e dall’Associazione Alzheimer, è iniziata un anno fa, una volta compreso una volta per tutte – grazie alle sempre più approfondite conoscenze sulla malattia e ai nuovi metodi per diagnosticarla precocemente – che le prassi diagnostiche dell’Alzheimer erano assolutamente obsolete».

BUONE PRATICHE
IL SOLE 24 ORE – In questi giorni, si svolge a Oxford la versione internazionale del meeting annuale TED, curata da Bruno Giussani (responsabile di Ted per l’Europa). E il titolo dell’edizione 2010 è, non a caso: “E ora le buone notizie”. Perché come dice Giussani, «nonostante tutto, ce ne sono». Una su tutte: «Ogni 24 secondi c’è un bambino che muore a causa di una siringa infetta. La gente non conosce il pericolo» dice Marc Koska. Così ha lanciato una raccolta fondi per diffondere l’informazione, raggiungendo 500 milioni di persone, ha convinto il governo indiano a vietare il riutilizzo delle siringhe e ha creato una società che offre in licenza il design di una siringa che si rompe dopo il primo utilizzo: «Ne sono state prodotte 2 miliardi e hanno salvato 10 milioni di bambini». Siamo a pagina 22, a firma Luca de Biase.

PIANO INFANZIA
AVVENIRE – A pagina 10 un articolo di Marco Iaseroli annuncia che sembra finalmente vicino il traguardo del Piano per le politiche minorili 2009-2011 dopo l’incontro tra i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni e il sottosegretario Giovanardi. Tra le novità: nidi domiciliari, nuovo sistema penale, sostegni ai genitori e garante nazionale. 


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