Un centesimo al litro di acqua minerale imbottigliata. Il Parco naturale Adamello Brenta, in Trentino, ci mette la garanzia che l’acqua che sgorga dalle sue sorgenti sia pura e protetta. L’azienda Surgiva, dal canto suo, paga un piccolo “obolo” che va a sostenere i progetti dell’ente. Una forma di sponsorizzazione intelligente, una delle tante messe in campo da quest’area protetta nel cuore delle Dolomiti, pioniera dell’autofinanziamento. Che nel 2010 è ammontato a oltre un milione e mezzo di euro (contro i 2,8 di trasferimenti pubblici). Soldi che arrivano dalla vendita dei gadget, dalla gestione di servizi di mobilità (bus, parcheggi), dalla gestione di due foresterie, da attività di educazione ambientale e di didattica nelle scuole.
«Il Parco non deve essere direttamente un soggetto economico», spiega il presidente Antonello Zulberti, «ma deve essere un’opportunità, deve dare possibilità al territorio di avere un’economia molto legata all’ambiente». Per esempio attraverso il marchio di qualità che il Parco conferisce agli operatori turisitici della zona, a patto che si impegnino a seguire linee di comportamento ambientalmente sostenibili. Oppure attraverso la creazione di percorsi turistici sostenibili, come «il Dolomiti Brenta Bike, che ha portato sul territorio centinaia di biker di tutto il mondo». Presto lo affiancheranno il Dolomiti Brenta Trek, per i camminatori e il Dolomiti Brenta Horse, per chi ama andare a cavallo. Anche in questo caso il meccanismo è innovativo, basato sulla compartecipazione. Il Parco coinvolge enti locali e aziende di promozione turistica, li mette attorno a un tavolo, propone il pacchetto, ne garantisce la promozione e in cambio chiede, per esempio, un contributo del 40% per la manutenzione dei sentieri: «Non siamo qui a distribuire soldi, ma a coinvolgere tutti attorno a dei progetti», precisa Zulberti. Progetti che diventano buone pratiche, che potrebbero diventare buoni esempi per altre realtà. Tutto sta a cominciare. (S.R.)
