Non profit

Carissimo volontario, c’è posta per te

Nuova categoria al Festival delle Lettere

di Marco Dotti

La sesta edizione della kermesse, aperta a tutti e senza limiti di età, si conclude con la premiazione del 10 ottobre I libri, scriveva il poeta romantico tedesco Jean Paul, sono come lunghe lettere indirizzate agli amici. Non di libri, ma pur sempre di lunghe lettere da spedire agli amici, fossero anche sconosciuti o lontani, si tratta nella categoria fuori concorso inaugurata in collaborazione con il nostro settimanale dal Festival delle Lettere diretto da Marco Corbani. Le missive per «Lettera a un volontario» – questo il nome della sezione – saranno vagliate da una giuria presieduta dal presidente di Vita, Riccardo Bonacina, e la prescelta verrà letta in occasione della cerimonia di chiusura della sesta edizione della kermesse, al Teatro Dal Verme di Milano, nella serata del 10 ottobre 2010.
Particolarmente importante, nel Festival delle Lettere è l’idea di partecipazione attiva, aperta a tutti e senza limiti di età. «Ogni anno», osserva Corbani, «riceviamo lettere da bambini di 4 anni e, al tempo stesso, da anziani che superano i 90, a noi inoltre non interessa lo stile o la qualità letteraria di una lettera, ma la sua dimensione di scenario aperto, di chiave per capire la realtà e, al contempo, aprirsi alla realtà stessa». La lettera, in questo senso, è ancora uno dei pochi strumenti che, sia per questioni sociali sia per ragioni culturali, si trova alla portata di tutti. Chiunque ha la possibilità di prendere un foglio, «farsi attraversare da emozioni forti e passioni e offrire così, a chi legge, una chiave altra per comprendere un po’ di sé, un po’ del proprio lavoro e, perché no, anche un poco di ciò che sta accadendo nel nostro Paese». Tutti, sottolinea Corbani, «andiamo in crisi davanti a un foglio bianco che ci interroga e ci costringe, persino in una società ipertecnologica, a non nasconderci dietro a un computer o un cellulare, tirando fuori qualcosa di profondo, forse anche di viscerale da noi». Ogni anno, dalle lettere inviate al Festival si può inoltre «ricavare una radiografia concreta della nostra società, ben diversa da quella desolante riportata dai mezzi di informazione».
Alla base dell’incontro tra Vita e il Festival c’è l’idea di dare ampio spazio al racconto sociale invitando tutti a prendere carta e penna «destinando le proprie emozioni e i propri pensieri al “volontario”», figura carica di un valore e di una densità civile e culturale imprescindibili per ogni società. Il mondo del volontariato, dichiara ancora Corbani, è «carico di energie, le più profonde e vere» e «le affinità con Vita sono davvero molte, a partire dallo spirito di solidarietà che da sempre caratterizza anche la nostra associazione e tutti gli artisti coinvolti». È precisamente con questo spirito che Corbani invita a mettere nero su bianco le aspettative e le speranze, la passione civile, le attese e le esperienze, rivolgendo le parole e lo sguardo alla figura che, socialmente, le condensa nell’orizzonte quanto mai ricco e complesso del non profit.


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