Welfare

L’Agenzia per il lavoro dà (tutti) i numeri

All'Anrel il ministro Alfano ha destinato 4,8 milioni. Obiettivo: impiegare 1.800 fra detenuti ed ex detenuti

di Antonio Sgobba

La nascita della nuova «Agenzia per il reinserimento e il lavoro dei detenuti» è stata accompagnata dalle polemiche. Troppi soldi ad un’associazione sconosciuta, hanno detto in molti. Per il progetto sono stati stanziati 4,8 milioni di euro. Non ci sono stati bandi o gare: il regolamento della Cassa non li prevede. La Fondazione Monsignor De Vincenzo di Enna ha presentato un progetto e l’amministrazione lo ha approvato. Ora la sperimentazione partirà in cinque regioni: Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia.
«Gli obiettivi sono ambiziosi», come riconosce anche il presidente delle Acli, Andrea Olivero, uno dei partner. Si parla di una banca dati di 6mila ex detenuti e detenuti agli ultimi tre anni di pena, di questi saranno avviati al lavoro in 1.800. Nel dettaglio: 1.100 in cooperative sociali, 550 come dipendenti e 150 in nuove imprese. Il progetto scadrà nel 2013. Lo staff di Anrel sarà invece composto da 77 persone, 60 nelle sedi regionali e 17 nel coordinamento centrale. «Ci serviremo anche di collaboratori esterni», assicura Salvatore Martinez, presidente della De Vincenzo e del movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito. All’interno dell’Anrel i partner della fondazione e di Rinnovamento saranno Acli, Caritas e Coldiretti. «Noi ci occuperemo del settore della formazione professionale», afferma Olivero. Alla Caritas spetterà il compito di fare da tramite tra l’agenzia e il territorio: «Aspettiamo di conoscere i dettagli organizzativi», aggiunge il vicedirettore Francesco Marsico. Dall’associazione degli agricoltori invece arriveranno possibilità di lavoro nelle cooperative sociali.
La presentazione ufficiale definisce Anrel «la prima Agenzia nazionale di collocamento per detenuti ed ex detenuti». Ma lo stesso presidente Martinez non è d’accordo: «È offensivo definirla solo un’agenzia di collocamento. Tra le attività previste infatti c’è la formazione spirituale». Questo aspetto sarà seguito in particolare da Prison Fellowship Italia. La presenza del braccio italiano dell’organizzazione americana ha fatto discutere, soprattutto per il nome del fondatore: Charles Colson, collaboratore di Nixon condannato per lo scandalo Watergate. All’interno dell’agenzia si occuperanno del progetto «Sicomoro», basato sulla “giustizia riparativa”: i detenuti si confronteranno con le vittime dei loro reati. Un percorso che partirà dal carcere di Opera. La fondazione, presieduta da Marcella Reni, direttore anche di Rinnovamento nello Spirito, è nata a fine 2009. Sull’agenzia vigilerà una commissione «di osservazione e impulso», costituita da sei membri. Tre nominati dalla Fondazione De Vincenzo e tre scelti dal ministro.


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