Le Borse, come gli umori o le fasi della vita, salgono e scendono. C’è chi compra quando c’è il sole e vende quando piove, chi segue le fasi lunari oppure semplicemente lancia una moneta in aria. Ma ormai i mercati finanziari sono sempre più dominati dai professionisti. Tutto è più veloce ma non per questo migliore. La velocità costringe ad agire prima di pensare e la tecnologia rende le cose più facili; prevalgono le emozioni ma vince chi ha una disciplina.
La scorsa settimana ha avuto grande risalto una intervista a Robert Prechter sul New York Times nella quale spiegava che siamo entrati in una fase in cui gli indici di Borsa avranno un calo di dimensioni impressionanti dove il Dow Jones scenderà, nei prossimi cinque anni, sotto i 1.000 punti. Considerato che ora è a quota 10.200 secondo lui scenderà del 90%. Quello che mi interessa è capire come e perché arriva a queste conclusioni, lasciando da parte quello che penso: non si può prevedere dove andranno le Borse.
Ma chi è questo Prechter? Ha 61 anni, vive in Georgia dove ha un istituto di ricerca e una casa editrice. Laureato in psicologia a Yale, iniziò nel 1975 come analista tecnico per Merrill Lynch. Seguace della teoria di Elliott che per primo ipotizzò il movimento dei mercati secondo modelli che chiamò “Onde di Elliott” e che andò ad esaminare il comportamento delle Borse nei 75 anni precedenti, alla ricerca di quella ciclicità determinata dalle emozioni umane. Alla fine formulò la teoria per cui i mercati si muovono con un movimento di onde impulsive e correttive che permettono di ipotizzare il movimento futuro.
Prechter negli anni 80 divenne molto famoso perché anticipò il rialzo del 1981 ed il crollo del 1987 ed i suoi report erano sul tavolo di tutti gli operatori. Poi ebbe molto meno influenza perché le sue previsioni non si sono avverarono più, ma nel frattempo sviluppò una nuova teoria chiamata “socionomics” che considera gli “umori sociali” come la causa non solo dei cicli di Borsa ma anche degli eventi economici; quello che determina i mercati è il mutare dell’umore collettivo della gente che lui, appostato sull’albero più alto, riesce a catturare prima degli altri. Esattamente l’opposto di quello che pensano gli analisti per cui sono i fatti economici a determinare i mercati. Ai posteri l’ardua sentenza.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.