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Sudafrica afropessimisti 1-0

Le sfide post Mondiali del Paese Arcobaleno

di Redazione

Il successo della World Cup è stato vergato dalla Fifa
che ha parlato di «Mondiali perfetti». Un patrimonio
di credibilità da mettere a frutto da Ouagadougou, Burkina Faso
Le Cassandre avevano profetizzato un flop organizzativo. Primo Paese africano ad ospitare una Coppa del Mondo, il Sudafrica doveva essere un nodo logistico inestricabile e un nido di insicurezza. Ma il Paese di Mandela se l’è cavata. E alla grande. Le infrastrutture sportive sono state consegnate in tempo. Il primo treno rapido regionale dell’Africa, che poco ha potuto fare contro gli ingorghi stradali mostruosi di Johannesburg, è entrato in funzione ridando prestigio al settore dei trasporti. Oltre 500mila tifosi stranieri avrebbero partecipato ai Mondiali. Il Paese che solitamente registra una media di 50 omicidi al giorno, sembra aver vinto la sfida della sicurezza. La sede principale della Fifa a Johannesburg è stata svaligiata? Poco importa! Per il segretario generale della federazione internazionale di calcio, Jérôme Valcke si può dire che «sono stati Mondiali perfetti».

Modello Ghana
Del resto, la battaglia delle statistiche non dovrebbe durare a lungo. Tutto il contrario di una fede panafricana rinvigorita e destinata a occupare i cuori degli africani per molti anni. Dal canto suo, la persistenza retinica degli Occidentali ricorderà lo spettacolo di un festa gioiosa e multicolore in una terra battezzata “arcobaleno”. E non importa se i timpani brontoloni sono rimasti traumatizzati dalle vuvuzela. La tanto odiata trombetta sudafricana è stato il prodotto sudafricano più venduto ai turisti. Certo, ogni medaglia ha il suo rovescio. In un ronzio degno delle trombette da stadio, molti supporter non si sono ripresi dall’eliminazione delle squadre africane.
Frustrati, a tratti ingrati, i puristi sostengono che il Ghana aveva i “mezzi” per vincere ai quarti di finale. Invece di piangere, non potrebbero consolarsi all’idea che mai una squadra africana era riuscita ad avvicinarsi alle semifinali? Se accettiamo il fatto che i Mondiali offrono altre virtù rispetto a quella sportiva, da mesi il Ghana ne è il vettore incontestabile. In Africa occidentale, la reputazione del popolo ghanese è limpida: lavoratore, inventivo e pragmatico. Al governo è bastato accogliere per primo il presidente americano Barack Obama durante la sua prima visita ufficiale sul continente africano, per farla da padrone nel campo della democrazia. Con buona pace dei critici, i ghanesi hanno avuto la buona intuizione accogliendo i loro calciatori come eroi?

Fiducia sì, ma senza eccessi
Ma la volontà di sganciarci dagli afropessimisti non ci deve condurre a un eccesso di fiducia. Se il presidente sudafricano Jacob Zuma afferma che la Coppa del mondo è stata un successo economico, l’economista Christopher Hart sostiene invece che l’evento non porterà profitti al Paese organizzatore. Tra le sfide che attendono il Sudafrica c’è sicuramente il peso di dover conservare e rendere redditizie infrastrutture che sono costate 33 miliardi di rand (3,5 miliardi di euro). Che fine farà uno stadio lussuoso come il “Green point stadium”? E che dire dei 40mila nuovi poliziotti, i cui compiti dopo l’11 luglio rimangono un’incognita? E i turisti saranno davvero più numerosi nei prossimi anni? All’ombra degli stadi, dei loro prati verdeggianti e delle loro infermerie fastose, le township saranno ancora prive di acqua, di fognature e di cure mediche.
La magia del calcio avrà trasformato questa estate 2010 in una parentesi storica per il Sudafrica. Il “soccer” ha confermato d’essere lo sport più federatore che ci sia. Ma se il Paese raccoglie i suoi più grandi successi nel rugby, è in questa disciplina che riuscirà a cogliere la metafora che più di ogni altra riesce a tradurre l’attesa di un effetto post Mondiali: la meta va realizzata.

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