Non profit
Una spesa folle, è vero Ma per i poveri non sarà denaro sprecato
Parla Hellen Zille, a capo del partito di opposizione
Posizionare il Sudafrica come un Paese che “può fare” e come una moderna democrazia che attrae capitali e capacità e sa trattenerli e svilupparli può essere il modo migliore per servire le fasce più deboli
Cape Town, Sudafrica
Applica alla politica il metodo imparato lavorando con la società civile. E nel 2008 ha guadagnato il titolo di “miglior sindaco del mondo”. Hellen Zille, nata a Johannesburg da genitori ebrei scappati dalla Germania nazista, è a capo del partito di opposizione, la Democratic Alliance. Prima ha conquistato Cape Town, città che ha amministrato fino al 2009, ora è premier di Western Cape, una delle nove province del Sudafrica. I suoi sostenitori la definiscono «outspoken», una che non la manda a dire a nessuno, forte com’è della sua storia da attivista anti apartheid (ha militato nelle “Black Sash”, il movimento non violento di donne bianche che si opponevano alle leggi razziste del regime) e della credibilità che si è guadagnata sul campo mettendo mano ai problemi sociali, con la Cape Town Partnership.
Vita: C’è chi dice che la Coppa del Mondo abbia beneficiato i ricchi e non i poveri in Sudafrica. Qual è la sua opinione?
Hellen Zille: Non penso che gli interessi dei ricchi e dei poveri si escludano a vicenda. Se ci sono dei servizi per i poveri è perché ci sono altre persone che pagano le tasse. La ragione per la quale molti poveri vengono a vivere a Cape Town è anche perché qui c’è una robusta classe media che paga le tasse e in questo modo le istituzioni possono garantire dei servizi anche a chi non ha un lavoro. Se sulla spinta dei Mondiali si creerà una piattaforma di benessere e di sviluppo economico, sarà un bene per tutti.
Vita: Il Sudafrica ha speso quasi 4 miliardi di euro per ospitare i Mondiali. Con tutte le difficoltà quotidiane nelle townships, questo denaro non poteva essere utilizzato per migliorare i servizi a vantaggio dei più poveri?
Zille: Il punto è capire qual è il ruolo dello Stato. Se il suo ruolo è espandere le infrastrutture, i diritti e le opportunità in modo che le persone possano esprimere in modo pieno le proprie capacità, allora posizionare il Sudafrica come un Paese che “può fare” e come una moderna democrazia che attrae capitali e capacità e sa trattenerli e svilupparli può essere il modo migliore per servire i poveri. Detto questo, non so se la riuscita dei Mondiali giustifichi l’enorme somma di denaro che il governo ha investito.
Vita: Per anni è stata molto attiva nelle ong e all’interno della società civile. In che modo usa questa esperienza in politica?
Zille: Nella mia vita la lotta per i diritti a livello di società civile ha avuto molto spazio. E ne ho tratto la convinzione di fondo che il ruolo del governo e dei partiti sia garantire che le persone possano esprimere i propri diritti e potenzialità limitando il potere dello Stato e dei politici nell’intervenire in questa sfera. Collaborare con le ong e la società civile nel governo del territorio è una parte fondamentale del mio modo di fare politica.
Vita: Parliamo della Cape Town Partnership: come le è venuta l’idea?
Zille: L’idea è nata alla fine degli anni 90. A quel tempo ci trovavamo in una situazione nella quale il centro della città si stava degradando in modo molto veloce. Così abbiamo deciso di creare una partnership fra le istituzioni, i privati e le ong in modo che ciascuno desse il suo contributo per risolvere i problemi. In questo modo siamo riusciti a cambiare in modo radicale il volto del centro città rendendolo moderno e vivibile, e ad abbattere il tasso di criminalità del 90%.
Vita: Nel 2008 le violenze xenofobe hanno causato 60 vittime in pochi giorni e ora si teme possano riesplodere. Come si può evitarlo?
Zille: Il punto è questo: il Sudafrica non può supportare questo flusso di persone provenienti da altri Paesi dell’Africa subsahariana. Gli immigrati di cui stiamo parlando sono rifugiati, persone che scappano dai loro Paesi perché i loro diritti sono distrutti, perché patiscono violenza e discriminazione. La maggior parte di loro arrivano dallo Zimbabwe. Non ci si sofferma abbastanza sul problema politico del fallimento dello Stato in Africa. Si tratta di un problema enorme che il Sudafrica non può risolvere per tutto il continente, non ne ha le forze.
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