Welfare

Colf e badanti: ecco l’identikit

Il Rapporto Censis presentato oggi a Roma fa luce su un mondo dominato dal sommerso e con poca conoscenza dei rischi

di Redazione

È straniera, donna e giovane. Ha poca conoscenza dei rischi a cui va incontro sul luogo di lavoro e nella maggior parte dei casi non ha un impiego regolare. È questo l’identikit del milione e mezzo di lavoratori domestici che “collaborano” all’interno di 2 milioni e 412 mila famiglie, secondo il Censis, che ha presentato oggi al Cnel a Roma la ricerca “Dare casa alla sicurezza. Rischi e prevenzione per i lavoratori domestici”, realizzata su un campione di 997 lavoratori, con il contributo del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

«Dall’indagine -ha detto Giuseppe Roma, direttore del Censis, illustrando lo studio- emerge un dato rilevante dal punto di vista dell’occupazione femminile nel nostro Paese: senza la componente di colf e badanti, infatti, le donne al lavoro nel nostro Paese scenderebbe dal 47% al 40%; e ci sarebbero effetti anche sui tassi di occupazione giovanile». Dall’indagine è emerso quindi che quello dei collaboratori domestici è un settore in gran parte “sommerso”. «C’è molto lavoro irregolare: il 40% dei lavoratori che operano nel settore – ha sottolineato Roma- è irregolare, e questa percentuale sale in alcune zone del Paese come il Sud e il Nord-Est, mentre scende al Nord».

Sulla questione dell’irregolarità del rapporto di lavoro di gran parte di colf e badanti che lavorano nel nostro Paese, è intervenuto il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua. «Da questa indagine -ha detto Mastrapasqua, intervenuto alla presentazione del rapporto- emerge un buco di legalità nel Paese, perchè risulterebbero un milione e mezzo di persone che svolgono il lavoro di collaboratore domestico, mentre dalle nostre banche dati risultano 600-700mila posizioni. Quando sono arrivato all’Inps un anno e mezzo fa -ha ricordato- quello dei collaboratori domestici era un settore abbastanza “trascurato”, e il rapporto di lavoro tra il datore, e cioè la famiglia, e il prestatore d’opera, invece di essere semplice, era stato complicato. Tanto che le complicazioni burocratiche spesso spingevano le famiglie a non “ufficializzare” il rapporto». «Siamo intervenuti -ha sottolineato Mastrapasqua- e oggi stiamo facendo un’azione di informazione con l’invio a casa dei bollettini, stiamo per partire con un’operazione di “banalizzazione” dei sistemi di pagamento e di iscrizione. Non sarà quindi più difficile pagare, ma sarà semplicissimo atraverso tutti i sistemi fattibili nel nostro Paese. Si procederà quindi – ha aggiunto – a un’operazione di “pulizia” delle nostre banche dati, e a questo punto il datore di lavoro e il lavoratore saranno trattati come qualsiasi altro lavoratore dipendente. Si pagano i contributi, se si salta una rata ci sarà il sollecito, poi la cartella esattoriale». Secondo Mastrapasqua, accanto alle azioni messe in campo dall’Inps ci dovrà essere l’impegno delle famiglie. «I primi ispettori -ha spiegato- che devono contribuire alla legalità in questo settore siamo proprio noi, nessuno escluso. L’appello che io faccio è questo: noi faremo di tutto per facilitare il rapporto con azioni di trasparenza e semplificazione, ma ognuno di noi dovrà essere “ispettore dell’Inps”, comportandosi in modo corretto con il proprio collaboratore domestico a casa».

E il “mondo” delle colf e delle badanti è al centro dell’attenzione del ministero del Lavoro. «Quello delle collaborazioni domestiche – ha detto Natale Forlani, direttore generale per l’Immigrazione del ministero del Lavoro – è un settore che non riscuote la giusta attenzione mediatica, ma che invece sta diventando sempre più centrale per il mercato del lavoro italiano. È un tema da affrontare a tutto campo, rivalutando anche il mestiere del collaboratore familiare».

Per Lorenzo Fantini, responsabile della divisione Promozione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro del ministero del Welfare, è importante l’apporto dato dalla ricerca condotta dal Censis come azione di comunicazione in ambito di rischi sui luoghi di lavoro. «Mi ha colpito positivamente -ha sottolineato- il linguaggio utilizzato che è semplice, accessibile, come dovrebbe essere perriuscire a comunicare le informazioni sulla sicurezza sul lavoro. È necessario intervenire – con un’azione congiunta pubblico-privato, perchè se non cambiano la conoscenza e il patrimonio di competenze di datori di lavoro e lavoratori non avremo mai cali in materia di incidentalità nel settore del lavoro domestico».

Anche il sindacato ha chiesto interventiper il settore. «Dobbiamo rifllettere su come oggi più che mai – ha detto Liliana Ocmin, segretario confederale della Cisl-  sia necessario promuovere e favorire al meglio il processo di integrazione degli stranieri, valorizzare il lavoro delle colf e badanti, tutelarne salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, il tutto attraverso la bilateralità. Il tema dell’immigrazione, come altri temi sociali, deve essere affrontato in maniera concertata sul territorio a partire dalle amministrazioni comunali, provinciali e regionali. L’inserimento degli immigrati non si costruisce “a tavolino, né è legato agli anni di presenza in Italia, ma al riconoscimento identitario dello straniero nella nostra società». «Proprio per questo -ha proseguito Ocmin- prima di immaginare altri eventuali e necessari nuovi arrivi, è fondamentale regolamentare quelli presenti, evitando che cadano nellairregolarità. Occorre rafforzare i sistemi di bilateralità al fine di costruire dei percorsi di “alfabetizzazione linguistica”, primo passo verso la creazione di una società integrata».

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