Economia

Quando l’azienda si allea con l’ong

Il caso di Cospe e NaturaSì

di Redazione

Un finanziamento (quasi) da ministero. NaturaSì, rete di supermercati bio, ha destinato 130mila euro al progetto “Granai del Niger” di Cospe, organizzazione non governativa presente con progetti di sviluppo nel Paese africano. Nel 2006 l’azienda ha deciso di sostenere l’iniziativa della ong attraverso la raccolta punti. I clienti dei 75 punti vendita in Italia hanno aderito e in tre anni si è arrivati alla raccolta record. «L’obiettivo iniziale era costruire cinque granai nel Niger, ora invece ne potremo finanziare 24» afferma Giò Gaeta, responsabile delle relazioni esterne di NaturaSì.

Un «rapporto di lunga data» e una «sensibilità comune» sono le chiavi del successo di un’alleanza non scontata, quella fra azienda e ong. «Abbiamo conosciuto Cospe nel 2003 quando abbiamo deciso di aderire alla campagna “No agli OGM, sì all’indipendenza alimentare”, perché il messaggio corrispondeva in pieno alla nostra filosofia aziendale» continua Gaeta. «Poi abbiamo deciso di spingerci oltre sostenendo il progetto di sicurezza alimentare in Niger».

I granai o “banche di cereali” in Nigerf fanno parte di una strategia di sopravvivenza che affonda le sue radici nella tradizione agricola locale. L’obiettivo è creare stock di miglio acquistati sul mercato locale che poi vengono dati in prestito o venduti, a prezzi controllati, nei periodi più critici, consentendo di dare sicurezza alimentare alle popolazioni dell’area. Alcune ong hanno scelto di sostenere e rilanciare questo meccanismo per assicurare autonomia alimentare e indipendenza alle fasce di popolazione più deboli, preservando il patrimonio della biodiversità.

«La costruzione delle banche dei cereali in Niger fa parte di una strategia più complessa che vede coinvolte le associazioni contadine della società civile nigerina sostenute da molti anni dalla nostra associazione» spiega il presidente di Cospe Fabio Laurenzi. «Le banche costruite con la campagna stanno già cambiando la vita di intere comunità e villaggi che potranno contare su risorse alimentari sufficienti nei periodi tra un raccolto e l’altro, investire in nuove attività il denaro risparmiato per non dover acquistare sementi e preservare e utilizzare le sementi autoctone piuttosto che quelle, spesso OGM, imposte dalle multinazionali».

«Il grado di coinvolgimento e adesione all’iniziativa dei nostri punti vendita è stato molto alto, e questo ha contribuito a un successo che sinceramente non ci aspettavamo» afferma Giò Gaeta. «Per questo abbiamo deciso di rilanciare, e a febbraio di quest’anno abbiamo cominciato a sensibilizzare i nostri clienti su un altro progetto in Angola, sempre gestito da Cospe. Si tratta di un intervento di irrigazione in una zona arida, il Nmibe, attraverso la costruzione di pozzi e cisterne e la consegna di attrezzi di lavoro sosterranno direttamente gli agricoltori».


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