Welfare

San Vittore, un carcere sempre più baby

Nel 2009 sono stati 1.840. L'appello del direttore Gloria Manzelli: «Le istituzioni siano presenti: servono sostegni alle famiglie e alla casa»

di Antonio Sgobba

ASan Vittore aumentano gli ingressi dei giovani. Nel 2009 sono entrate 1.840 persone tra i 18 e i 25 anni, circa un quarto del totale. Abbiamo analizzato il fenomeno con la direttrice dell’istituto di pena, Gloria Manzelli, che di recente ha presentato l’iniziativa «Vestiti, usciamo!», una linea di abbigliamento realizzata dai giovani detenuti. «Un’iniziativa importante che collega il dentro e il fuori e che abbiamo voluto destinare proprio a questi giovani che hanno commesso un errore nella loro vita», dice la Manzelli.
Vita: Chi sono questi 1.840 giovani?
Gloria Manzelli: Italiani e stranieri. Sono “giovani adulti” che arrivano per tutti i tipi di reato. Anche quelli molto gravi. Passano da San Vittore in attesa del processo, in media rimangono dai due ai tre mesi. In particolare si può segnalare una presenza maggiore di stranieri e di arresti legati alla legge sulle sostanze stupefacenti.
Vita: Che cosa fa San Vittore per loro?
Manzelli: Abbiamo programmi di tipo psico-socio-educativo ai quali stiamo lavorando con le nostre équipe molto attrezzate. Si va da attività di tipo scolastico a quelle più ludiche, dai dibattiti sull’attualità politica e culturale alla muscia o agli acquerelli. Tutto seguito attraverso incontri con psicologi, assistenti sociali ed educatori.
Vita: Le risorse che avete a disposizione sono sufficienti?
Manzelli: La nostra intenzione è quella di potenziare e implementare i nostri interventi in questo ambito. Al momento San Vittore ospita1.650 detenuti a fronte di una capacità di 900 posti letto.
Vita: L’obiettivo di questo tipo di programmi è abbattere i casi di recidiva. Ci riuscite?
Manzelli: Noi offriamo un’opportunità, vogliamo permettere ai ragazzi di fare una scelta. Poi spetta a loro cogliere l’occasione che gli abbiamo dato.
Vita: Che cosa si può fare per evitare che il prossimo anno ci siano nuovi record sui giovani in cella?
Manzelli: È un problema che devono avvertire tutte le istituzioni. A partire dalla famiglia, per proseguire con la scuola, le università, le amministrazioni locali. Ci vogliono interventi concreti di sostegno, bisogna fare investimenti sulla casa e sui nuclei familiari. L’azione di risocializzazione deve coinvolgere tutti, per poter superare i comprensibili pregiudizi che tante volte colpiscono gli ex detenuti.


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