Mondo

Beato l’immigrato se si ammala in Puglia

Un Rapporto mette a confronto le politiche regionali

di Sara De Carli

Il monitoraggio sulla salute degli stranieri realizzato da Caritas promuove la Regione di Vendola, grazie alla sua legge molto innovativa. Bene anche la Lombardia, che però penalizza gli irregolari
Sorpresa. Il miglior posto per ammalarsi, per un immigrato, è la Puglia. A dirlo è il monitoraggio sulla tutela della salute degli immigrati nelle politiche sanitarie regionali realizzato dall’Area sanitaria della Caritas italiana, inserito dall’Istituto superiore di sanità nel rapporto Migrazione e salute, appena presentato: la Puglia è l’unica Regione d’Italia ad aver conquistato un voto di eccellenza, «grazie a una legge sull’immigrazione molto innovativa e al fatto che garantisce assistenza sanitaria di base, presso i medici di medicina generale, agli immigrati irregolari», spiega Manila Bonciani, che ha lavorato allo studio insieme a Salvatore Geraci. Una mappa decisamente inedita, ottenuta grazie a un indice di valutazione creato ad hoc, che ha analizzato più di 600 atti normativi formali (leggi regionali ma anche piani sanitari e tante delibere) emanati dalle Regioni tra il 2002 e il 2010.
«La nostra intenzione non era quella di fare una graduatoria», precisa la Bonciani. «Il frutto importante di questo lavoro è invece l’indice elaborato, utile per continuare a monitorare la situazione e per segnalare i punti su cui migliorare». L’indice di impatto delle politiche sanitarie locali sulla salute degli immigrati emerge da sette criteri, che vanno dalla presenza di leggi regionali mirate all’esistenza di programmi di prevenzione, dalla formazione degli operatori all’attenzione dedicata a gruppi particolarmente a rischio di esclusione come i rom e gli immigrati irregolari. La Banciani ammette che «l’indice valuta le politiche sanitarie formali e può poi esserci una discrepanza tra la carta e la realtà».
Lo scollamento tra il dire e il fare è macroscopico in Sardegna, dove il Gris locale (la sentinella della Società italiana di Medicina delle migrazioni) ha denunciato «grosse difficoltà a tradurre nell’operatività atti formali molto avanzati», mentre al contrario il Friuli Venezia Giulia «offre nei fatti una buona accessibilità che è però frutto di un sistema costruito sulla base di leggi del passato, abrogate nel 2008». Il problema della Lombardia è che viaggia a diverse velocità: «Ha livelli di eccellenza nel monitoraggio dei bisogni di salute, ma per gli irregolari prevede solo l’accesso al Pronto soccorso», mentre nella pessima Calabria «si distingue comunque la risposta positiva dell’Asl di Catanzaro».
Ed è questo il principale nodo della sanità per gli immigrati, «l’eccessiva eterogeneità, persino nello stesso territorio regionale, che genera disuguaglianze». I punti deboli sono l’accesso alla sanità per gli irregolari, la salute materno-infantile, dall’aborto alla gravidanza – «troppe straniere arrivano in ospedale solo per partorire» – e la salute dei lavoratori.


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