Economia

La Regione Veneto mangia a chilometri zero

La legge regionale 3 del 2010 infatti fa sì che vengano privilegiati i prodotti locali

di Lorenzo Alvaro

Rigorosamente in cera d’api le quaranta candeline sulla torta di compleanno della Regione Veneto.

Questo per rispettare una sorta di protocollo imposto dagli organizzatori della cerimonia svoltasi a Palazzo Cà Corner, sede della Provincia di Venezia, in onore della prima convocazione del Consiglio regionale avvenuta il 6 luglio del 1970.

Il suggerimento del Presidente Clodovaldo Ruffato di proporre agli invitati un buffet con menù a chilometri zero è stato accolto dalla storica Trattoria “Antica Ballotta” di Torreglia (PD) tra i primi dei 50 ristoranti aderenti al circuito dei locali che danno la preferenza alla produzione enogastronomica regionale. Il “vin d’honneur” preparato sulla terrazza per autorità e consiglieri rappresentava il meglio delle tipicità venete offerte dalle aziende agroalimentari venete.

I titolari Fabio e Cristina Legnaro hanno proposto i successi della loro cucina: lo spritzero e stekconiglio ovvero l’abbinamento al classico aperitivo rivisitato secondo i principi della stagionalità con un croccantino di mandorle a base di carne bianca appoggiata ad uno stecchino di legno. Dopo i cicchetti a base di pesce dell’Adriatico con la polentina di mais Marano, crostini col prosciutto di Montagnana, la soppressa vicentina, la pasta e fagioli trevigiana, sette formaggi per sette mieli, l’attenzione è passata tutta sui dolci e dessert dalla frutta fresca ai biscotti secchi. Gli chef non hanno trascurato nulla del patrimonio enogastronomico veneto evidenziando nella carta i nomi delle generose aziende agricole fornitrici di tanta bontà.

«Tra le tante conquiste fatte in questi anni voglio sottolineare una delle norme che contraddistingue il Veneto: la numero 3 del 2010 meglio conosciuta come legge del chilometro zero», ha detto il Presidente del Consiglio Ruffato, ricordando che proprio in questi giorni gli agricoltori stanno presidiando le frontiere per impedire l’ingresso del falso “Made in Italy”. L’inganno a tavola offende il lavoro onesto di 83 mila imprese che coltivano più di 800 mila ettari realizzando un fatturato agricolo di quasi 5 milioni di euro. Mi sento al loro fianco in questa battaglia per chiedere chiarezza e controlli più rigorosi».

 


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