Non profit

Manovra, questione di fiducia

Berlusconi e Tremonti blindano il voto per evitare sorprese

di Franco Bomprezzi

Questione di fiducia, a questo punto. Berlusconi e Tremonti non vogliono correre rischi, e dietro la formula un po’ vaga delle modifiche a saldo invariato stanno blindando la manovra economica del Governo, a scanso di emendamenti pericolosi e di voti ancor più incerti in Senato e poi alla Camera. Ecco come i giornali raccontano la vicenda politica.

 

Il CORRIERE DELLA SERA apre sul Governo che “blinda la manovra” e dedica due pagine all’interno (8 e 9) per spiegare che dopo l’incontro di ieri Berlusconi-Tremonti il Governo si prepara a chiedere la fiducia lasciando invariata la dimensione della manovra, 24,9 miliardi di euro in due anni. «Recepite le richieste di industriali, commercianti e artigiani sulle norme fiscali che non impattano sul gettito, verrà concesso qualcosa in più alle forze dell’ordine». A fare il punto pensa Mario Sensini che scrive: «Sulla manovra passa la linea del rigore» e riporta la nota ufficiale diffusa da Palazzo Chigi: “Il Presidente del Consiglio, valutati i tempi di conversione del decreto legge, sotto la sua responsabilità e nell’interesse del Paese, ha ritenuto di orientare il Governo verso la richiesta di fiducia del Parlamento”. «Le altre lobbies che premono per addolcire la manovra dovranno mettersi l’animo in pace», commenta Sensini. «Gli ultimi aggiustamenti saranno messi a punto oggi dalla Commissione Bilancio del Senato. Domani il provvedimento arriverà in Aula e la fiducia potrebbe essere votata già in settimana. Il decreto legge, che scade il 3 agosto, arriverà subito dopo alla Camera dei Deputati per la seconda lettura, ma è praticamente da escludere che in quella sede possano essere apportate nuove modifiche, che comporterebbero un nuovo passaggio al Senato. Prima si chiude, meglio è». A Roberto Bagnoli è affidato invece l’articolo che registra la soddisfazione di Emma Marcegaglia e di Carlo Sangalli di Confcommercio/Rete Imprese Italia ma avverte che quella degli imprenditori potrebbe essere una “vittoria di Pirro”: «I punti sollevati dall’insolito comunicato congiunto diffuso dai grandi di Confindustria e dai piccoli di Rete Imprese Italia riguardavano la modifica degli articoli 38 e 31 che prevedevano misure penalizzanti per gli imprenditori sulle sanzioni fiscali e sulla compensazione automatica di debiti e crediti. L’altro capitolo contestato della manovra riguarda il 45, che abolisce l’obbligo da parte dei Gse (Gestore servizi energetici) dei certificati verdi in eccesso sul mercato. Un provvedimento più volte definito “sbagliato” dalla Marcegaglia perché mette uno stop agli incentivi e rischia di far chiudere mole imprese». Tuttavia secondo indiscrezioni il Governo sta pensando di rinunciare all’articolo 38 ma non al 31 e anche il destino dell’articolo 45 è ancora incerto. Nella lunga maratona per approvare la manovra biennale continua intanto l’approvazione di emendamenti frutto di mediazioni dentro la maggioranza. Confermato l’innalzamento a 65 anni per le donne nella pubblica amministrazione, ma con una diversa modulazione dell’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Altra novità riguarda il rafforzamento del ruolo dei Comuni sulle verifiche catastali. Restano invece in alto mare la questione sul taglio delle tredicesime e quella sui pedaggi autostradali. Nemmeno un accenno alla protesta delle associazioni di disabili, ma nelle pagine milanesi Franco Bomprezzi spiega ad Annachiara Sacchi che domani sarà in piazza contro i tagli della Finanziaria «che umilia i portatori di handicap portandoci indietro a tre decenni fa».

LA REPUBBLICA dà l’apertura alla politica e all’economia: “Brancher si dimette: processatemi” è il titolo di apertura mentre il sommario recita: “Manovra, lite Berlusconi-Tremonti poi l’accordo: mettiamo la fiducia”. Molte pagine sui cambiamenti in corsa della manovra. Comincia Roberto Petrini facendo un quadro generale: fermi restando i saldi finali, aggiustamenti su sicurezza, pubblico impiego e Regioni. Dunque la fiducia sarà su un testo differente da quello del quale si è discusso fin qui. Un varco fra i «no» si è aperto grazie a Marcegaglia: ha avuto una telefonata dal premier e dal titolare dell’Economia che le hanno garantito di accogliere le richieste degli imprenditori. In tutto (compensazione debiti/crediti, certificati verdi) le imprese potrebbero avere 2 miliardi di euro. Nei prossimi giorni saranno esaminati gli emendamenti difficili. Tra quelli approvati la proroga di 6 mesi per le tasse in Abruzzo, l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego e l’anzianità adeguata alla speranza di vita (dal 2015). Le proteste però non si placano. Domani in piazza i disabili. Oggi i sindacati di polizia decideranno il da farsi, i Cobas della scuola tornano a manifestare. I farmaceutici hanno indetto una assemblea per contestare il taglio del 55% dei margini commerciali sui farmaci. Nel retroscena, Claudio Tito descrive l’incontro fra Berlusconi e Tremonti. «Il capo del governo sono io. Non ho alcuna intenzione di approvare una manovra che deprime tutti», ha detto Berlusconi, mentre Tremonti ha resistito sui saldi finali e la fiducia. Il ragionamento del premier è passato anche grazie all’Istat: la tesi secondo cui la manovra potrebbe avere effetti depressivi trova sponda nei dati che l’Istat ha reso noti sulla spesa mensile in calo dell’1,7%. Una crisi che colpisce soprattutto il ceto medio. In altri tempi si sarebbe però sottolineato che sta prevalendo una diversa sobrietà. Lo ammette Francesco Cerere, responsabile marketing Coop: «La crisi ha generato comportamenti virtuosi da parte dei consumatori che se prima riempivano i carrelli oggi al contrario tendono a comprare meno ma più spesso, che poi è il modo migliore per non sprecare». Sul versante commenti, Ezio Mauro (“Il piano inclinato”) analizza lo stato di salute del governo e lo riassume in una immagine chiara: «una balena spiaggiata».

IL GIORNALE sulla manovra  sceglie un approccio politico e se in copertina titola “La resa dei conti. Fuori Brancher e poi tocca a Fini” a pagina 3 ribadisce: “Sulla manovra una fiducia contro Fini” e spiega «Berlusconi decide di blindare le misure anti crisi per costringere i ribelli a uscire allo scoperto». A partire da Mario Baldassarri, senatore PdL ma di area finiana e presidente della commissione Finanze ha presentato una contro manovra rispetto a quella di Tremonti che «se vota contro il Governo è fuori dal PdL». La svolta nel braccio di ferro fra i due leader potrebbe venire dal vertice di domani a palazzo Grazioli. Nessun accenno giornalistico sulla protesta dei disabili contro la manovra. Ma a pagina due in basso IL GIORNALE pubblica un manifesto dell’associazione nazionale mutilati e invalidi civili che annuncia la manifestazione di domani organizzata anche da Fish e Fand.  Una pagina invece è dedicata a chi  è stato accontentato nelle sue richieste di modifica alla Manovra.  IL GIORNALE  registra le dichiarazioni della Marcegaglia che dice: “ le nostre richieste sono state accolte”. Un’intesa fra Governo e industriali avrebbe risolto due questioni aperte: la compensazione  (che ci sarebbe ndr) fra debiti e crediti fiscali in presenza di un accertamento contributivo anche molto basso (1.500 euro) e sul prelievo (che non ci sarebbe ndr ) immediato del 50% delle somme richieste  dal fisco anche prima della pronuncia di primo grado. Un’infografica elenca “chi protesta per i tagli”, fra questi:  invalidi, enti locali, docenti, polizia,  farmacisti, medici, attori.

Sulla manovra IL MANIFESTO si sofferma sui 20 milioni stanziati per i corsi di formazione per i ragazzi nelle caserme, la cosiddetta mini-naja voluta dal ministro La Russa. “Soldati a casa o senza paga? I soldi per gli Hobbit di stato” è il titolo del pezzo di Andrea Fabozzi a pagina 7: «Sono stati trovati i fondi per portare ogni anno cinquemila ragazze e ragazzi nelle caserme a familiarizzare con armi e divise. In un contesto di tagli – i Cocer di tutte le forze armate terranno stamattina una conferenza stampa di protesta – la mini-naja sottrae fondi agli stipendi dei soldati a vantaggio di 15mila entusiasti della vita militare selezionati da La Russa e dalla collega Giorgia Meloni». Il commento che parte in prima è affidato a Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace: «Diciamo no alla legge Balilla», dice Lotti. «E se ci sono 20 milioni per la formazione dei giovani, pretendiamo che siano spesi per educare veramente alla cittadinanza e alla Costituzione ovvero alla pace e ai diritti umani, alla legalità e alla giustizia».

IL SOLE 24 ORE apre sulla manovra, con il titolo “Rivisto il pacchetto fiscale”, centrando l’attenzione sulle richieste di Confindustria a quanot pare accolte dal Governo: «In via di soluzione il nodo fiscale della manovra. L’annuncio  è giunto dallo stesso presidente della Confindu-stria,  Emma Marcegaglia, che ha riferito della telefonata ricevuta dal premier,  Silvio Berlusconi,  e dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti,  sulle possibili modifiche  da apportare alla manovra  in discussione al Senato  per venire incontro alle istanze  di imprese e lavoratori autonomi.  A partire dalle misure  fiscali sulle compensazioni e il contenzioso tributario, fino  ai certificati verdi per l’energia rinnovabile.   Sulle compensazioni l’ipotesi  di modifica prevederebbe  il blocco delle compensazioni  per debiti fiscali di importo  superiore a 1.500 euro  solo se definitivi. I dettagli delle soluzioni che il governo adotterà sono comunque ancora  in corso di definizione e quasi certamente confluiranno  nel maxi-emendamento su cui l’esecutivo intende porre  il voto di fiducia».

AVVENIRE annuncia in prima pagina con il titolo “Manovra, soldi alle imprese. E per i disabili?” i servizi di pagina 11 dedicati alle novità di politica economica dando finalmente voce alle ragioni delle associazioni dei disabili e alle loro famiglie che domani mattina protestano davanti a Montecitorio. Mentre sono state soddisfatte le richieste di Confindustria e le imprese grandi e piccole si rallegrano, la manovra sembra viaggiare verso uno scontato voto di fiducia e «lascia all’asciutto gli invalidi dopo la parziale modifica dei giorni scorsi. Sono le conseguenze di una “giornata particolarmente calda”, come l’ha definita il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, parlando di “maledetti tagli imposti controvoglia”. In particolare per l’emendamento che riguarda l’invalidità restano i tagli e la protesta. «Ci prova fino all’ultimo e promette di non arrendersi il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che tenta la carta-Berlusconi e porta l’istanza al premier al quale mette anche nero su bianco la richiesta di rivedere i parametri per avere diritto alla pensione e all’accompagnamento», scrive AVVENIRE. Ma la manovra appare intoccabile e oltre alla modifica inserita dal relatore e presidente della Commissione Bilancio Azzollini poco o nulla resta da fare. «Quando ho letto la condanna delle associazioni all’emendamento – ha dichiarato Gasparri – ho fatto presente a Tremonti i calcoli di Fish e Fand, ma il Tesoro dà un’altra interpretazione. Neanche io sono soddisfatto delle modifiche di Azzollini, perché ritengo che vada fatto di più, e sono molto preoccupato per questa manovra, ma quello che non sopporto è la reazione delle associazioni, perché non è vero che non è stato fatto niente». L’emendamento reintroduce una lista di disabilità che erano state tagliate fuori. I margini però restano strettissimi e le federazioni di associazioni di disabili scendono in piazza con delegazioni da tutta Italia. La richiesta è di ritirare, senza girarci intorno, l’articolo che taglia i fondi ai disabili, e che nulla ha a che fare con la lotta ai falsi invalidi. E di eliminare anche l’emendamento di Azzollini con il quale, denunciano Fish e Fand, si creano «sperequazioni di dubbia costituzionalità». Una richiesta rivolta direttamente al ministro dell’Economia, visto che il ministro Sacconi «che ha la formale competenza per le Politiche sociali appare ai margini da un dibattito dominato dal collega Tremonti».

“Manovra, arriva la fiducia” titola in prima LA STAMPA. L’edizione di oggi copre con un’ampia apertura la decisione del governo dopo il vertice Berlusconi-Tremonti. LA STAMPA analizza i cambiamenti inseriti all’ultimo. “Sul fisco vincono le imprese” titola un pezzo a pagina 2: le richieste sul fisco  delle associazioni degli imprenditori, industriali, artigiani e commercianti sono state accolte dal governo. Niente da fare invece per le Regioni: i tagli rimangono. LA STAMPA scrive che ieri si era sparsa la voce di un incontro di Berlusconi con i governatori per oggi, poi smentita dal ministro delle Regioni Raffaele Fitto. «Il governo ribadirà ai governatori la disponibilità a fargli decidere in autonomia cosa tagliare, rimandando al 2012 l’introduzione di un meccanismo premiale per le Regioni virtuose» scrive LA STAMPA. «L’unico compromesso possibile per tenere insieme le esigenze dei presidenti del Nord – preoccupati delle conseguenze dei tagli sui servizi – e quelli del Sud, alle prese con spaventosi deficit sanitari».

Sulla situazione interna al Pdl e la possibile rottura Fini-Berlusconi LA STAMPA intervista Marco Follini. L’intervistatore chiede se con l’uscita di Fini dal Pdl si sgretolerebbe anche lo schema del bipolarismo. «Assolutamente sì» risponde Follini. «Se il Pdl si rompe c’è un’accelerazione di tutti i processi politici».

E inoltre sui giornali di oggi:

ABRUZZO

IL SOLE 24 ORE – “All’Aquila da fine luglio il fisco bussa ai dipendenti”: «La nuova moratoria fiscale – la terza dopo il disastroso terremoto  – ha separato i destini tra lavoratori dipendenti e non, prevedendo un’ulteriore sospensione di  5 mesi e mezzo solo per  “persone fisiche esercenti  impresa, arte o professione”, e anche per società di persone o di capitali, ma in questo caso con volume d’affari non superiore  a 200 mila euro. Il beneficio  copre anche il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e malattie  professionali. Restano ai margini  della proroga, quindi, i lavoratori dipendenti pubblici e privati,  che dalla fine di luglio torneranno a onorare le nuove scadenze:  quelle sospese negli ultimi 18  mesi, invece, andranno in pagamento dal 1 gennaio 2011 senza sanzioni e interessi, e con la possibilità di dividerle in 60 rate mensili».

MADE IN ITALY
ITALIA OGGI – “Ristoranti italiani certificati” a firma di Simona D’Alessio, spiega come Unioncamere lanci «Un bollino per garantire il made in Italy all’estero». «Un marchio a garanzia che i ristoranti italiani all’estero siano davvero made in Italy. E, entro l’anno, una garanzia che servizi e prodotti abbiano le radici ben piantate nello Stivale. Il progetto è stato illustrato ieri a Roma, nella sede di Unioncamere, dal presidente dell’organismo Ferruccio Dardanello, dal presidente Assocamerestero, Augusto Strianese, e dal viceministro per lo sviluppo economico con delega al commercio internazionale, Adolfo Urso. Saranno oltre mille i ristoranti nel mondo che potranno sfoggiare il logo, per contrastare l’avanzata della pirateria agroalimentare.

UNIVERSITÀ

LA REPUBBLICA – “L’anatema del rettore «ricercatori fannulloni»”. «Il 35% dei ricercatori di Giurisprudenza nulla ha prodotto nell’ambito della ricerca scientifica. E in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni. Queste persone vanno cacciate dall’università». La domanda che il rettore Luigi Frati pare dimenticare è la seguente: chi li ha scelti? Chi li dirige? Nella doppia, LA REPUBBLICA riferisce le reazioni dei docenti e dei ricercatori alle parole del rettore. Così un ricercatore di Lettere gli manda a dire: «Accuse assurde alle persone sbagliate il sistema è bloccato per colpa dei baroni». Nel frattempo il ministero si prepara a lanciare una banca dati della produttività agganciando capacità di ricerca a finanziamenti.

COOPERATIVE

CORRIERE DELLA SERA – Si intitola “La lenta svolta delle Coop rosse. Dopo la crisi, pensano a far lobby” l’inchiesta a pagina 13 firmata da Dario Di Vico che partendo dalla gigantografia di Fausto Coppi e Gino Bartali al Tour del 1952 scelta per la sala dell’Assemblea regionale dei dirigenti della Legacoop di fine giugno a Reggio Emilia scrive: «Con la recessione che sta per finire la Lega Coop riparte dall’ossimoro competizione & solidarietà e cerca di parlare un linguaggio nazionalpopolare e non gauchista». Una infografica fotografa la realtà della Legacoop in cifre: 8.550.699 soci e un fatturato totale di 56.563 milioni di euro suddivisi nei dieci comparti: dall’abitazione all’agroalimentare, dal consumatori ai dettaglianti, dalle cooperative sociali ai servizi. 

IMMIGRAZIONE
IL MANIFESTO – Due pagine (la due e la tre) dedicati ai 245 eritrei detenuti nel carcere di Braq, in Libia. Undici di loro erano arrivati in Italia, ma sono stati respinti. “Respinti dall’Italia, rischiamo la morte” è il titolo del servizio di Stefano Liberti: «Secondo le testimonianze raccolte per telefono direttamente dal centro, tra i 245 “reclusi” ci sarebbero una ventina di feriti, anche con lesioni gravi.  Nessun medico li ha visitati e alcuni starebbero cominciando a mostrare segni di infezioni. I 245 ragazzi, trasferiti qui come “punizione” per essersi rifiutati di riempire un modulo in tigrino (la lingua che si parla in Eritrea) propedeutico con ogni probabilità a un loro rimpatrio coatto, raccontano una quotidianità da incubo: “Siamo stipati in tre grandi vani, una ottantina per stanza, insieme ai feriti. Ogni tanto entrano le guardie e ci picchiano. Ci minacciano in continuazione. Ci dicono: non avete scelta, o vi deportiamo o vi ammazziamo”. Uno di loro aggiunge preoccupato: “Hanno preso due di noi da venerdì e da allora non sappiamo che fine abbiano fatto”. Il centro, gestito attualmente dai reparti speciali dell’esercito, è già stato usato in passato come punto di transito per rimpatri collettivi di cittadini dell’Africa occidentale. Ed è proprio questo che temono i richiedenti asilo eritrei: la deportazione ad Asmara, con tutte le conseguenze che questo comporta (carcere, lavori forzati o addirittura condanna a morte per diserzione dal servizio militare, che in Eritrea ha una durata illimitata)».

INTEGRAZIONE

AVVENIRE – Sotto il titolo “Integrazione, bella e possibile” tutta pagina 3 è dedicata alla mappa delle Buone Pratiche censite da Università Cattolica e Diesse Lombardia che illustra 246 progetti di educazione e immigrazione gestiti da insegnanti e genitori, tutti volontari. Centinaia di laboratori culturali, corsi di alfabetizzazione per adulti, cene etniche. E persino 8 Costituzioni studiate da ragazzi di 8 nazionalità diverse.


MILANO E WELFARE
IL SOLE 24 ORE – “Patto civico per il rilancio del welfare a Milano”. I dati del rapporto curato dalla Fondazione Ambrosianeum: «In città la disoccupazione  è salita dal 3,9% al 4,7% in un anno, le ore di cassa integrazione sono passate da  1,3 a 15,6 milioni. Cala la fiducia di imprenditori e commercianti  e aumenta l’esclusione sociale.  Sono circa 3.860 i senza dimora  censiti dalla Caritas Ambrosiana». Secondo i curatori della ricerca «La parola d’ordine è: territorio.  La mobilitazione dal basso della cittadinanza trova esempi  importanti. Tra questi, l’esperienza dei custodi sociali comunali: promossa in via sperimentale  nel 2004, e poi in modo strutturato  nel 2007, l’iniziativa  si inserisce all’interno dei servizi per gli anziani del Comune  ed è affidata ad organizzazioni  non profit tramite gara d’appalto. La rete sociale è stata  incrementata anche con il fondo famiglia e lavoro della diocesi milanese, uno strumento che  da un lato ha reso più evidenti  le criticità del welfare locale,  dall’altro ha anticipato le istituzioni rispondendo tempestivamente  a un bisogno».

 
MILANO E EXPO
ITALIA OGGI – A cura di Sergio Luciano a pagina 11 “L’Expo 2015 ancora non si sblocca”. Il motivo è che non c’è stato nessun «accordo tra i soci della Newco per l’acquisto delle aree». «Come era ovvio pensare – e come aveva anticipato ItaliaOggi – l’ultimatum era un penultimatum: il 5 luglio, la data di ieri, indicata qualche giorno fa dal sindaco di Milano come termine per decidere sull’acquisto delle aree per l’Expo è trascorsa praticamente senza storia nella nuova impasse che blocca l’iniziativa». L’offerta «che sia pur con riserva fa riferimento alla valutazione effettuata su quelle aree dall’Agenzia del Territorio, ente dello Stato» è di 168 milioni di euro. Ma quest’offerta non potrà essere raccolta dagli acquirenti, cioè la Newco costituita da Regione Lombardia, Comune di Milano e Provincia di Milano, fin quando non si saranno accordati su come acquisire queste aree. «Da una parte, si sa, c’è il comune di Milano, che non vuole comprare cash, anche perché non ha i soldi ed è vincolato al «Patto di stabilità interno» e propone di prendere le aree (un milione di metri quadrati circa) in prestito per poi restituirle nel 2016 urbanizzate e con ricche volumetrie edilizie autorizzate, tutte da costruire e vendere. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni propende invece per l’acquisto in contanti: lo considera più trasparente ed efficiente nell’interesse della collettività». 

TURCHIA

LA STAMPA – “Turchia e Israele ai ferri corti. Una missione europea a Gaza”. Alta tensione fra Turchia e Israrele dopo la tragedia dell’assalato della nave a Gaza. Ankara ha chiuso lo spazio aereo turco ai jet militari di Gerusalemme e imposto a Israele di chiedere scusa per le vittime turche dell’attacco a Gaza, «altrimenti sarà rottura». Il ministro degli esteri israeliano non cede e dice: «Sono loro a doversi scusare». A pagina 10 e 11 un primo piano dell’inviata a Istanbul fa il punto delle crisi.


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