Non profit

Il Ghana all’italiana

In campo l'ultima africana. Ma a Modena gli "all blacks" hanno già stravinto

di Daniele Biella

Si prepara a scendere in campo l’ultima squadra africana rimasta in corsa al Mondiale 2010. Il Ghana affronta nei quarti di finale l’Uruguay.

Ma in Italia il Ghana ha già portato a casa la sua coppa. La squadra di calcio vincitrice di cinque degli ultimi otto campionati Csi in provincia di Modena quest’anno aveva uno straniero in campo. Si chiama Andrea, è nato nel 1963 ed è un libero d’altri tempi. Ma soprattutto, è italiano. L’unico, però: gli altri 26 giocatori della rosa sono tutti africani residenti in Italia. «La maggior parte proviene dal Ghana, ma c’è anche chi arriva da Togo, Mali e Senegal», spiega il ghanese Akwesi Seidu, 38 anni, fondatore nel 2003, insieme a quattro amici connazionali, della squadra che allora si chiamava All Black: «Il primo anno abbiamo raccolto 50 euro a testa, per pagare l’iscrizione e comprare le magliette».

Dall’anno successivo Seidu e compagni trovano l’appoggio dell’associazione locale Italiaghana, che da allora paga la quota annuale al Csi, e decidono di cambiare nome, chiamandosi proprio come l’ente non profit che li sostiene. E l’arrivo di Andrea nell’affiatato team di Italiaghana («Ce l’ha chiesto lui», sottolinea Seidu) non è che l’ultima sorpresa di una storia di integrazione attraverso lo sport che ha cambiato la mentalità di molti. «Compresa la nostra. All’inizio eravamo noi a non riuscire ad andare d’accordo con avversari e arbitri», rivela Seidu, oggi allenatore-giocatore della compagine modenese. Razzismo? «Per nulla», risponde, «piuttosto era dura perché non riuscivamo ad adeguarci alle regole italiane, nel calcio amatoriale in Africa ce ne sono molte meno». Alla fine del primo anno, nonostante le difficoltà, la sua squadra arriva seconda. Il primo titolo arriva nel 2004, poi altri quattro in sei anni, e un clamoroso terzo posto nel campionato regionale, «nel quale però non possiamo giocare regolarmente perché le partite sono di sera, quando la gran parte di noi lavora, in fabbrica».

Oggi c’è la fila per avere un posto fra i titolari. Nel frattempo Seidu, con il brevetto di allenatore Csi in tasca, frequenta un corso di aggiornamento dopo l’altro per coronare il suo sogno nel cassetto: «Andare ad allenare in Ghana». Ma ai Mondiali, ha le idee chiare su chi tifare: «Italia, naturalmente, anche se la nazionale di Lippi a dirla tutta non gioca proprio bene…».

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