Politica

Tariffe agevolate, via libera da Berlusconi

Al non profit ogni invio costerà fra 9 e 12 centesimi

di Maurizio Regosa

Al decreto attuativo
manca ora solo la sigla
del ministro Tremonti,
che non dovrebbe tardare.
Nel testo però non sarebbe prevista alcuna copertura per le spedizioni effettuate
dal primo aprile all’entrata in vigore del nuovo listino
Un successo che nemmeno gli editori hanno potuto cogliere. La petizione lanciata da Vita e che ha raccolto le firme di oltre 15mila operatori e sostenitori del non profit ha consentito al terzo settore di spuntare tariffe decisamente più interessanti di quelle per i giornali. E fra breve cominceranno ad aversi i benefici di questa “battaglia”: Silvio Berlusconi, nelle vesti di ministro ad interim dello Sviluppo economico, ha firmato il decreto attuativo che dà finalmente concretezza alla norma approvata il 20 maggio scorso e che introduce nuove agevolazioni nella tariffazione postale. Ora il testo è approdato all’Economia, dove Giulio Tremonti dovrebbe firmarlo in tempi rapidi.
Cosa prevede? Introduce tariffe che per il non profit dovrebbero oscillare – a spedizione – fra 0,09 e 0,12 centesimi di euro. «Nessuno però l’ha letto», premette Rossano Bartoli, della Lega del Filo d’Oro che, con Niccolò Contucci di Airc e altre otto sigle di importanti associazioni, ha ricevuto la “delega” alle trattative da parte degli altri enti (in modo tale che il gruppo potesse esprimersi a nome dei grandi, dei medi e dei piccoli “spedizionieri”, ovvero rappresentasse le esigenze di tutti coloro che facevano e fanno ricorso, per le loro comunicazioni, ai servizi postali).
Un metodo di lavoro sul quale vale la pena di spendere qualche riga. Anziché presentarsi in ordine sparso e muoversi ciascuna per proprio conto, le associazioni fin dall’inizio di questa vicenda (il famoso primo d’aprile…) hanno scelto di coordinarsi. Dapprima in modo informale (un giro di telefonate o di mail). Poi in maniera più strutturata. Fino ad arrivare al meccanismo di delega di cui si è detto e che probabilmente non è estraneo al successo riportato. Un metodo unitario che forse varrebbe la pena riproporre in altri ambiti.
Quali siano precisamente i contorni del risultato ottenuto, ancora non si può dire con certezza. Dunque è opportuna una certa cautela, visti i precedenti, e soprattutto, potremmo dire, visti gli annessi. Fra questi ultimi, la questione degli eventuali rimborsi. In questi mesi erano giunte ripetute rassicurazioni (anche da parte dell’amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi) sul fatto che si sarebbe giunti a prevedere alle nuove tariffe la retroattività. C’era da colmare il periodo fra l’entrata in vigore del decreto che ha sospeso le agevolazioni e il momento (allo stato imprevedibile) in cui subentreranno le nuove tariffe. In molti hanno prestato fede alle voci e alle promesse e dunque hanno spedito anche a prezzo pieno, convinti che prima o poi gli esborsi post blitz sarebbero compensati. Viceversa pare che il testo firmato dal premier non preveda alcuna forma di retroattività. Dunque, ed è la brutta notizia, si profilano problemi di bilancio per quei soggetti che si sono trovati costretti – per comunicare in maniera tempestiva con i propri sostenitori e soci – a ricorrere comunque ai servizi postali.
Sembra invece sia stato confermato lo stanziamento di 30 milioni di euro a copertura della differenza tra la tariffa applicata da Poste Italiane e quella che sarà effettivamente pagata dalle organizzazioni non profit. Si tratta però di uno stanziamento a esaurimento: nel momento in cui finisse, le Poste potrebbero chiedere l’immediato ripristino delle tariffe intere. «Non si sa e non si può prevedere quanto questa somma potrà durare. Se, come è avvenuto nel primo trimestre di quest’anno, le risorse finiranno, potremmo trovarci di fronte alla sospensione delle agevolazioni», chiosa Bartoli. Preoccupato del resto anche di un altro aspetto. Cioè la provvisorietà del provvedimento. Come quello relativo al 5 per mille, anche l’insieme normativo (cioè la legge del 20 maggio e il decreto alla firma di Tesoro) riguarda solamente l’anno in corso.


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