Famiglia
G8: Susan George, la violenza no
L'economista dice il movimento deve dire sì a nuovi comportamenti, non deve solo dire no. E indica la Rete di Lilliput come esempio
di Redazione
Il conflitto sociale ed ecologico – che non e’ tra noi e i G8 ma tra tutti i
ricchi del pianeta ed il resto degli esseri viventi – deve essere
trasformato in senso nonviolento o la repressione annullera’, come gia’
successo in passato, ogni conflitto. Chi alimenta lo scontro violento,
consapevolmente o meno, alimenta la repressione e fa polarizzare il
conflitto tra due soggetti artificialmente contrapposti – popolo di Seattle
vs popolo della polizia – quando esso deve invece essere il piu’ possibile
socializzato tra tutti, per far esplodere le contraddizioni – interne a
ciascuno di noi – di un sistema di vita e di sviluppo, ambientalmente e
socialmente, insostenibile. E costruendone fin da subito le alternative
possibili. La Rete di Lilliput puo’ e deve rappresentare questo elemento di
novita’ nel panorama del movimento italiano volto a trasformare – attraverso una seria e approfondita strategia e metodologia nonviolenta – il consenso che circonda il potere e la ricchezza. Su tutto cio’, a mio parere, la riflessione e’ ancora agli inizi.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.