Cultura

Solone, l’uomo giusto per Atene

Atene, 590 avanti Cristo. Con Solone per la prima volta la democrazia si affaccia sulla scena della storia. Breve bibliografia

di Redazione

«Leggi scrissi per il nobile come per l?umile, avendo assegnato a ciascuno chiaramente il giusto». Il problema dei debiti è vecchio quanto la società umana. Già più di duemila anni fa ci si era accorti del pericoloso legame tra disuguaglianza sociale e potenziali rivoluzioni politiche, ma pochi avevano capito il peso che ha l?indebitamento dei poveri sull?equilibrio di una società. . Noi siamo abituati a considerare Atene, la più famosa delle città-stato dell?antica Grecia, come la patria della democrazia, dove tutti i cittadini godevano dei pieni diritti, e ai poveri veniva anche offerto un contributo perché potessero sedere in teatro ad ammirare le grandi tragedie. Ma non sempre era stato così. Alla democrazia di Pericle, dell?assemblea popolare sovrana, dei tribunali cittadini, Atene arrivò solo attraverso un percorso lungo e non privo di ostacoli. In questo cammino durato più di un secolo e mezzo, una tappa fondamentale è costituita proprio dall?opera legislativa, sociale e politica, di Solone, che fu arconte (supremo magistrato) ad Atene nel 594/3 (secondo i più) o nel 592/1 (secondo Aristotele). Solone, forse l?unica personalità certamente storica tra i molti legislatori a cui la tradizione greca attribuiva la creazione delle costituzioni, si muove in questo periodo di contrasti sociali molto violenti tra il popolo e i ricchi proprietari terrieri, che in molte altre poleis porterà all?instaurazione di tirannidi da parte di individui abili e capaci di sfruttare a loro vantaggio le lotte tra fazioni. Plutarco, il famoso biografo del I secolo dopo Cristo, descriveva, infatti, con queste parole il clima, prossimo ad una guerra civile, che regnava nell?Atene di otto secoli prima: «Poiché allora la disparità tra poveri e ricchi aveva raggiunto il culmine, la città era in una condizione molto critica e sembrava che potesse stabilizzarsi e trovar tregua dai disordini soltanto con l?avvento di una tirannide. Tutto il popolo infatti era indebitato verso i ricchi?» Il problema dell?indebitamento, in una città greca di quel periodo, era ben più grave di quello che noi possiamo immaginare: i cittadini più poveri, infatti, o erano costretti a coltivare la terra altrui e a versare una parte consistente del prodotto ai proprietari o, addirittura, rischiavano di dover pagare il denaro dovuto con la libertà propria e dei propri figli. Non esistevano, infatti, leggi che lo vietassero esplicitamente. È evidente che la situazione era potenzialmente esplosiva. La legge più nota di Solone, ma anche quella che ha causato più discussioni tra i moderni studiosi dell?antichità come già tra i politologi del IV secolo a.C., è chiamata seisactheia (scuotimento dei pesi) e affrontava proprio il gravissimo problema dei debiti; secondo l?opinione più comune, essa consisteva nell?annullamento delle ipoteche prese sulle persone e sui beni dei cittadini e stabiliva anche che venisse impedito, con effetto retroattivo, che un cittadino potesse essere fatto schiavo a causa dei suoi debiti. Si tratta, ovviamente, di un provvedimento molto favorevole al popolo e animato da una preoccupazione umanitaria che a noi può sembrare ovvia, ma che ai tempi suonava quasi rivoluzionaria. Altri scrittori, infatti, a cui sembrava che questo provvedimento fosse un po? troppo democratico, lo interpretavano come una semplice riduzione degli interessi, in concomitanza con una svalutazione della moneta attica, un provvedimento che aveva, ovviamente, l?effetto immediato di ?alleggerire? l?entità dei debiti contratti, senza però danneggiare troppo i creditori. È sempre Plutarco ad offrirci, con una certa dose di ironia, la spiegazione della legge: «Gli scrittori recenti dicono che gli Ateniesi elegantemente addolciscono le realtà spiacevoli, velandole con nomi nobili e generosi, chiamando amiche le prostitute e contribuzioni le imposte: ma questo, pare, fu un espediente usato per primo da Solone, che chiamò sgravio l?estinzione dei debiti. Questo fu infatti il suo primo atto di governo, con cui prescrisse di condonare i debiti esistenti, e che per il futuro nessuno prestasse denaro con la garanzia della persona del debitore. Eppure, alcuni hanno scritto che i poveri si accontentarono di essere alleggeriti non con un?estinzione dei debiti, ma con una riduzione degli interessi, e chiamarono ?sgravio? questo provvedimento umanitario». Solone, da buon politico qual era, ci ha lasciato una testimonianza diretta delle sue riforme nelle sue poesie, che sono un?appassionata e fiera difesa del suo operato e un?affermazione della sua capacità di destreggiarsi nel difficile clima politico di Atene: Al popolo diedi il riconoscimento che gli bastava, non sottraendogli né aggiungendogli onore. Chi aveva potenza e per ricchezza eccelleva Stabilii che anch?essi nulla soffrissero di sconveniente. Stando nel mezzo un forte scudo imbracciai contro entrambi Non lasciando che nessuno vincesse ingiustamente.? Come purtroppo spesso accade, ci fu chi, pur non essendo affatto povero, sfruttò le misure di Solone per illecite speculazioni. Secondo Aristotele, infatti l?incauto riformatore si fece sfuggire con alcuni amici interessati delle anticipazioni su ciò che intendeva fare e questi ne approfittarono per acquistare una gran quantità di terre (Solone aveva promesso di lasciare intatte le proprietà), contraendo dei debiti che erano sicuri di non dover pagare. Il filosofo fa argutamente notare che proprio i discendenti di questi speculatori ai suoi tempi si davano arie di antica nobiltà! Comunque, il povero Solone ebbe modo di dimostrare la sua ?estraneità ai fatti? dando il buon esempio e condonando egli stesso somme molto ingenti ai suoi debitori. Ma le riforme soloniane furono, per così dire, ?a tutto campo?; accanto a queste misure di carattere sociale, gli è anche attribuita l?introduzione di una costituzione di tipo censitario: egli divise, infatti, i cittadini in base al loro reddito in quattro classi: pentacosiomedimni, cavalieri, zeugiti e teti. L?appartenenza ad una classe regolava l?accesso alle magistrature (le più importanti erano riservate alle prime due classi), ma tutti i cittadini potevano esercitare il loro diritto di voto nell?assemblea. Queste ed altre leggi furono incise su tavole di legno girevoli esposte in pubblico e i magistrati giuravano ogni anno che le avrebbero rispettate. Dopo tanto impegno a favore della sua città, ci si aspetterebbe che Solone ricevesse la gratitudine dei suoi concittadini; invece, pare proprio che non mancassero le critiche, tanto che, secondo i soliti maligni, Solone, indispettito, intraprese un viaggio all?estero, per evitare di vedere abrogata qualcuna delle sue leggi; altri, più ben disposti, sostengono che il legislatore volesse soltanto che i suoi concittadini imparassero a sbrigarsela da soli nell?interpretazione di tutte quelle norme, talvolta volutamente oscure. In ogni caso, Solone aveva già dimostrato di conoscere veramente bene il carattere degli Ateniesi: tra le norme da lui stabilite, infatti, ce n?era anche una che prevedeva che chi, in caso di una guerra civile, fosse rimasto neutrale, senza schierarsi con l?una o l?altra parte, perdesse tutti i diritti civili, punendo così l?eccessivo qualunquismo e la pigrizia di certi cittadini. L?opera del supremo magistrato ateniense, in ogni caso, non segnò la fine dei conflitti sociali nella città; costituì, però, un enorme passo avanti per la democrazia. Anche se un regime censitario può sembrarci sostanzialmente ingiusto, bisogna ricordare che questo era perfettamente coerente con un?idea, tipica della mentalità antica, di una corrispondenza tra il contributo, economico e militare, offerto dal cittadino alla città e la sua partecipazione alla vita politica. E infatti, sarà solo nel V secolo, con l?affermazione di Atene come grande potenza navale , che l?ultima classe, i teti, che costituivano il grosso dell?equipaggio delle navi, raggiungerà le cariche maggiori e instaurerà una democrazia ?radicale?. Nessuno dimenticò, però, che Solone era stato il primo ad innescare questo processo e conservò con gratitudine la memoria del suo operato. Per saperne di più Ecco qualche indicazione per chi vuole approfondire la conoscenza di Solone e delle sue riforme ? Giovanni Ferrara, La politica di Solone, Il Mulino, 20mila lire ? Detlef Lotze, Storia greca. Dalle origini all?età ellenistica. Il Mulino, L. 18.000 ? K. Rosen, Il pensiero politico nell?antichità, Il Mulino, 18mila lire ? Giammarco Razzano M. Carla La vecchiaia di Solone. Età e politica nella città greca, Carocci, 25 mila lire ? Plutarco, La vita di Solone, Mondadori, 48mila lire


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